L’acquisto del giornale, il metodo Lombardo e la storia degli ex collaboratori
Dati, analisi dei dati, pubblicità, soldi e potere. La ricetta di Digitrend, la società satellite di Giovanni Alessi, tra gli eredi dei cavalieri del lavoro titolare di Alessi spa e vicino a Raffaele Lombardo, è stata esportata anche oltre la città dell'elefante. Cinque parole, una rete di soldatini, un solo piano: controllare la stampa siciliana. Se a Catania Semilia, Lombardo e Alessi per il controllo dei giornali si sono serviti del revisore dei conti più noto della città, il cavaliere mascherato Niccolò Notarbartolo - che collabora da anni con Server srl, ente di formazione gestito da Semilia -, a Enna invece hanno optato per l'acquisto diretto di un quotidiano che fino a un anno fa era una voce controccorente. Che non piaceva ai signori della comunicazione.
Si tratta di ViviEnna, il giornale diretto da Giuseppe Primavera almeno fino a maggio 2023 quando Siciliaondemand srl ha acquistato il giornale e sostituito il direttore. A prenderne le redini è stato Gaetano Scariolo, giornalista di Blog Sicilia. Quest'ultimo giornale è di proprietà di SiciliaOnDemand. Di cui amministratore unico è sempre il cognato di Lombardo, uomo fidato di Giovanni Alessi (come per Andrea Domenico Rendo, nemmeno del patron di Alessi spa si trova una foto), Biagio Semilia, proprietario del 97 per cento delle quote.
I tre gestiscono ormai la quasi totalità dei giornali online siciliani con dinamiche che si differenziano nella forma, ma non nei risultati: dalla pubblicità all'imposizione di contenuti fino all'ingresso nei consigli di amministrazione delle società editoriali e all'acquisto diretto dei giornali. Così i tre patriarchi della stampa e della pubblicità si assicurano prima il controllo e poi il rispetto dei giornalisti. Chi non è d'accordo viene fatto fuori. È quanto accaduto ai collaboratori di ViviEnna, molti dei quali dopo aver cessato la collaborazione per divergenza di opinioni sui contenuti da pubblicare hanno scelto di continuare a scrivere per Germinal, un blog di controinformazione del territorio ennese.
«Dall'ingresso dei nuovi vertici è stata un'ecatombe», raccontano due ex collaboratori del giornale che hanno deciso di non dare più seguito alla pubblicazione degli articoli perché «non si poteva più scrivere nulla». Situazione analoga a quella di tanti giornali del territorio etneo. Da quel momento è cominciata una battaglia a colpi di articoli. Tra i pomi della discordia c'è un editoriale a firma di Semilia: «È (con l'accento e non con l'apostrofo, lo precisiamo per l'amministratore unico di Digitrend, ndr) stato un anno importante, da quando a maggio del 2023 abbiamo deciso di intraprendere questa nuova sfida e siamo molto soddisfatti dei risultati acquisti - scrive Semilia sul quotidiano ennese in un articolo che elogia i risultati raggiunti in quasi un anno di guida tecnica targata Digitrend - sebbene gli sforzi possano non essere stati graditi da chi è abituato a giornali sordi, incapaci di aprirsi autenticamente al territorio ed alle istituzioni».
Il riferimento, rigorosamente in grassetto, a dire degli ex collaboratori interpellati dal Pezzo Etneo, sarebbe proprio ai professionisti di Germinal. Che, però, se si parla di libertà di stampa non tirano i remi in barca e comincia un botta e risposta che fa propendere per l'idea che, nonostante prevaricazioni e prepotenza perpetrate a suon di din din, c'è ancora una parte di giornalismo che non piega la testa.
«"Non da oggi la stampa è un potente strumento di cui si serve la classe dominante per mantenere la sua dittatura - replica Gabriella Grasso sul blog di controinformazione parafrasando l'ex senatore della Repubblica e storico antifascista Pietro Secchia - Il grande capitale non domina solo con le banche, i monopoli, il potere finanziario, il tribunale e la polizia, ma con i mezzi quasi illimitati della sua propaganda e della corruzione ideologica“». La citazione che rispecchia perfettamente quanto sta avvenendo nel panorama editoriale siciliano da due anni a questa parte: il totale controllo dei giornali da parte di un unico gruppo di potere attuato attraverso diverse società facenti capo alle stesse persone, con l'aiuto della politica e degli eredi dei cavalieri del lavoro. Con metodi, peraltro, che rievocano non uno, ma due periodi infelici per la democrazia: i due ventenni, quello fascista e quello berlusconiano. VIVI ENNA? Ma mi faccia il piacere!