Il Pezzo Etneo

Il male dei giornali: la pubblicità, i social e la monetizzazione
Il vero cambiamento risiede nel coraggio di non cambiare
Gabriele patti,  06 Novembre 2023

La cartellonistica e la televisione non vanno più. Ma il metodo Berlusconi sì. E allora che si fa? Applichiamo il metodo berlusconiano all'online. Perché «il punto fondamentale è guidare il cambiamento e i giornalisti senza i quali non è possibile fare informazione di qualità». Nell'articolo "Digitrend, la costola di Alessi spa che sta fagocitando la stampa siciliana. La pubblicità online in mano al colosso Jc Decaux. In mezzo c'è Lombardo" partiamo da un virgolettato dell'amministratore delegato di Digitrend Biagio Semilia, rinvenibile in un comunicato stampa pubblicato sulle pagine de La Sicilia, per spiegare come la pubblicità stia ingurgitando l'intero panorama editoriale siciliano con la scusa della monetizzazione. Il messaggio è: vi aiutiamo noi, così monetizzate e nel frattempo vi facciamo pubblicare innumerevoli pubblicità a «cazzo di cane» in stile Boris, e sarete tutti felici. Del resto questo vuole internet e noi ci dobbiamo adeguare. Vi guidiamo noi verso il futuro. Del resto, internet ci impone un cambiamento, il cambiamento domina noi e noi dominiamo i giornali per guidarli verso il cambiamento.

Foto di Digital Buggu da Pexels

Un cane che si morde la coda o un circolo vizioso che piace? Non si sa, così come non si sa di quale futuro si parli. Forse quello che serve a cambiare tutto per non cambiare niente? O forse quello che ci costringe a effettuare la raccolta di dati e di soldi per curare gli interessi di altri? Quelli che, per forza, bisogna monetizzare. Ovvero quelli che al posto di un approfondimento prediligono, invece, un titolone come Storia e tradizione della brioche con lo zucchero: ecco come i granelli zuccherosi rimangono attaccati al tuppo. O ancora quelli che, quando va in fiamme una macchina di un assessore di un Comune del comprensorio etneo, titolano: "Paura e sgomento a...". E no, non era a Las Vegas. Tripudio di like, visualizzazioni e commenti. Sipario. Ed è quello che sta succedendo a Catania. Ma senza like e commenti.

Insomma si parla di pubblicità. Di banner pubblicitari, di pubbliredazionali e di marchette. L'obiettivo ai più sembra essere quello di far diventare i giornali agenzie di comunicazione. E ogni tanto ai giornalisti di qualità, invece di farli scrivere e denunciare, gli facciamo fare qualche divano: i veri e propri artigiani della qualità. Ma almeno saranno pagati. E comodi. E invece no, i giornalisti non vanno guidati. Non sono macchine, non hanno chip. Non hanno nemmeno un volante, anche a volerli guidare come si fa? Una domanda che, però, ai vertici della società pare sfuggire. Perché ormai l'etica non conta più nulla, conta monetizzare e chiamare con uno schiocco di dita il proprio cameraman. E questo è il risultato.

Un giornale regionale online sviluppato da Digitrend srl. Non è stato necessario ricorrere a visure o ad altri mezzi di indagine perché la società editrice pare proprio che ci tenga a far apparire il nome della società sviluppatrice nel footer del giornale. Prima non era così, ma il precedente editore, un uomo paffuto e dalle guance rossastre, con due amici politici fidati, uno del Partito democratico e l'altro di Fratelli d'Italia, e con una certa predisposizione per le baggianate, aveva deciso. Per poi decidere (ancora) di vendere il giornale. Una scelta priva di senso, ma in linea con il mondo imprenditoriale catanese. Quindi va bene. Anche se ad alcuni bisognerebbe privarli della possibilità di decidere. Ma comunque. «Stiamo facendo un restyling del sito», diceva ai tempi. «Minchia, bellissimo. Chissà come verrà, sarà sicuramente più bello di quello che abbiamo adesso», si diceva in redazione. «Ma, vedremo», dubitavano i più timorosi. Dopo mesi di annunci in pompa magna il sito era pronto.

«Ehm, fa schifo», si commentava sottecchi. O almeno era quanto trapelava dai giornalisti chiacchieroni. Così la rinnovazione annunciata come restyling si è rivelata un destyling in piena regola. Adesso, però, quel giornale può vantare di avere nella propria home quello che sembra un vibratore e un materassino per auto. Che, a dire il vero, potrebbero anche rivelarsi utili. Il primo forse più del secondo. Merito di Digitrend e degli editori: i luminari del traghettamento dell'informazione verso il futuro.

Così anche questo giornale è stato contattato telefonicamente da Digitrend. Abbiamo ringraziato e declinato l'offerta. La risposta è stata: «Allora quando avrete 600mila visualizzazioni ci risentiamo». La replica: «Non ci risentiremo nemmeno allora». Ma i giornalisti devono pur guadagnare, altrimenti come si campa? Dopo la critica, in effetti, serve anche una soluzione. Noi abbiamo deciso di sposare un nuovo modello. Diverso, pulito, limpido e che punta alla riqualificazione del territorio tramite le piccole e medie imprese. E che non prevede vibratori, popup e refresh. Per cambiare e non farci cambiare. Un modello di cui vi parleremo nei prossimi mesi. Perché il vero cambiamento risiede nel coraggio di non cambiare.

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