«Non ho strutture partitiche alle spalle, posso gestire la città senza vincoli»
Nella lotta politica tra le due grandi coalizioni che, per la poltrona da sindaco, vedono contrapposti l'avvocato Enrico Trantino per il centrodestra e il docente di Unict Maurizio Caserta per il centrosinistra, ai quali vengono puntati maggiormente i riflettori mediatici, si fa spazio nella competizione elettorale anche un altro avvocato, stavolta civilista. Giuseppe Giuffrida si presenta da indipendente e distante dalle logiche partitiche. Al suo fianco, in una sfida che non può di certo essere definita semplice, a condividere il progetto Catania Risorge spiccano i nomi di Luana Ilardo, figlia di Luigi, ex boss mafioso poi diventato informatore, morto ammazzato per mano mafiosa pochi giorni prima di diventare collaboratore di giustizia e Mario Ravidà, ex poliziotto e scrittore. Entrambi della lotta alla mafia ne hanno fatto un impegno quotidiano. È un progetto di rottura quello di Giuffrida. Un esperimento che, per certi versi, potrebbe anche essere un primo banco di prova per Equa, l'associazione fondata dal presidente della Commissione antimafia Nicola Morra e l'ex senatrice Barbara Lezzi, entrambi ex cinque stelle. A sostegno di Giuffrida c'è anche l'avvocato Antonio Ingroia, di Azione civile.
Avvocato, a quale ideologia politica fa riferimento e cosa l'ha spinta a candidarsi alla carica di sindaco?
«La mia ideologia di riferimento sicuramente è in campo progressista. Quello che però mi ha spinto a scendere in campo non è una ideologia partitica, quindi collocata a destra o a sinistra, ma l’aver visto questa città in una situazione di degrado. E se i politici non riescono a gestire questa città credo che forse sia il momento che noi cittadini ci appropriamo di questa prerogativa che tutto sommato ci appartiene».
Non avendo mai avuto incarichi politici, le si potrebbe contestare di non avere abbastanza esperienza per governare una città così grande e complessa come Catania...
«Se i politici con più esperienza hanno ottenuto questi risultati che sono sotto gli occhi di tutti allora credo che possa essere un punto di forza la candidatura di un semplice cittadino con un minimo di buon senso e che conosca le problematiche che affliggono Catania. Non da solo, ma con l’aiuto di esperti penso che certi problemi possano risolversi. Innanzitutto facendo rinascere la speranza negli elettori, la città si può cambiare coinvolgendo i cittadini che finora la politica ha tenuto a debita distanza dal palazzo di città. L’astensionismo ha raggiunto il 50 per cento. Rendere i cittadini protagonisti e partecipi sarebbe già una soluzione epocale e dirompente».
La sua idea di partecipazione viene sostenuta dal progetto nazionale Equa: di cosa si tratta?
«L'associazione Equa è stata fondata qualche mese addietro da Nicola Morra e Barbara Lezzi che sono rispettivamente l'attuale presidente della Commissione parlamentare antimafia e l'ex ministro per il sud del Governo Conte. Questo movimento civico è molto simile a quello che abbiamo fondato noi, non ha nulla a che vedere con i partiti già esistenti. Entrambi hanno fatto parte della politica, ma oggi non fanno parte di nessun partito e hanno ritenuto di dare un sostegno esterno alla nostra iniziativa».
Potremmo quindi dire che l’appoggio alla sua candidatura possa rappresentare un esperimento da potere riproporre altrove?
«Sicuramente si vogliono confrontare in un'esperienza amministrativa e quella di Catania chiaramente è una piazza interessante e importante non solo in Sicilia. Hanno deciso di sostenere la mia idea molto semplice e lineare. Io, tra l’altro, non ho alle spalle nessuna struttura partitica e sono libero, lo dico a voce alta. Una circostanza che mi permetterebbe di gestire in maniera molto più efficace una città».
Cosa pensa delle coalizioni di centrodestra e di centrosinistra e della travagliata ricerca dei rispettivi candidati sindaci?
«La situazione è esattamente speculare sia per la coalizione del candidato avvocato Trantino sia per quella del candidato professore Caserta. Sono assolutamente identici perché non hanno neanche più il gusto di dare un taglio sia pure formale di continuità col passato. Trantino ha riproposto come assessori designati quelli dell'ex giunta Pogliese, dimostrando di non essere un uomo libero, dovendo rendere il conto a ciascuno dei partiti che sostengono la sua candidata».
Nella corsa a Palazzo degli elefanti il centrodestra sembra essere favorito, anche se il fronte progressista pare recuperare terreno. Quanto pesa l'inchiesta che ha travolto volti noti del centrodestra, tra i quali l'ex assessore alla Mobilità Pippo Arcidiacono?
«Pesa e aggiungo che ancora si ripropone sempre la stessa logica clientelare e la stessa logica di illegalità dalle quali non ho sentito una grande presa di distanza da parte della coalizione di centro-destra, anzi, un silenzio quasi assordante».
E per quanto riguarda la coalizione di centro-sinistra quindi?
«Vale la stessa cosa. Infatti in un primo momento la coalizione di centro-sinistra aveva preso le distante dalla lista di Enzo Bianco parlandone, giustamente, in termini critici. Poi quando la Corte dei Conti ha sancito l’incandidabilità dell’ex sindaco Bianco, quei voti sono diventati molto appetibili. La stessa cosa è avvenuta con l’ex candidato Tomaselli. Tutto ciò mi ha fatto capire che anche la sinistra dell’area progressista purtroppo davanti alla tentazione dei voti rinnega quasi se stessa».
Quindi non ha mai avuto il pensiero di avvicinarsi alla coalizione a sostegno di Maurizio Caserta?
«Mi è stato chiesto dal professore Caserta durante una conferenza che ho organizzato il 12 marzo per le prospettive di Catania 2030. L'ho voluto ringraziare ma non potevo accettare perché ho fatto una scelta di rottura rispetto a un sistema consolidato. Non voglio avvicinarmi ai partiti che hanno dato ampia prova di avere fallito nel governo della città. Accettando l'invito avrei tradito l'elettorato, me stesso e poi le persone che hanno ritenuto di sposare questa mia iniziativa».
Considerato che il sindaco di Catania assumerà un ruolo importante non solo per Catania Comune ma anche in provincia. Qual è la sua visione di città?
«È inconfutabile che molti cittadini che vivono Catania di fatto anagraficamente risiedono nei comuni limitrofi. Ormai questi territori sono senza soluzione di continuità tra di loro e con la città di Catania, che di fatto non è solo quella che arriva alla circonvallazione. Ci sarebbe quindi da discutere su collegamenti veloci tra il centro catanese e la zona pedemontana. Abbiamo la metropolitana che arriverà in futuro a Paternò, ma non basta».
Su questo punto ci sarebbe da dire che l'area ovest è già servita dalla Circumetnea con una linea sicuramente da potenziare, ma si è scelto di spendere molti più soldi per portare la metropolitana fino a Paternò e poi ad Adrano. Cosa pensa del nostro trasporto pubblico locale?
«Per la parte ovest si può discutere su come realizzarlo, ma già esiste una previsione di collegamento. Resterebbero scoperti Tremestieri, Mascalucia, San Giovanni La Punta, per i quali qualche ipotesi è stata solo accennata nel passato per intercettare il traffico giornaliero. Ma anche la parte sud e quella jonica sono da potenziare. Per esempio, l'attuale linea ferroviaria da Messina a Catania è già una metropolitana, ma che non è mai stata attivata. In questo caso si potrebbe pensare a un biglietto integrato bus-metro, incentivando anche i parcheggi scambiatori».
Luana Ilardo e Mario Ravidà sono due dei candidati al Consiglio comunale che la sosterranno nella corsa a sindaco. Due volti importanti dell'antimafia che stanno contribuendo a divulgare i misteri delle stragi mafiose e non e della Trattativa Stato-Mafia. Quale messaggio vuole fare arrivare agli elettori?
«Si tratta di una scelta ovviamente importante e ho molto piacere che abbiano accettato la mia proposta. Ho puntato su di loro perché per me sono la svolta anche nell’amministrazione di una città che è tra le città più pericolose d'Italia. E chi meglio di loro impersona il concetto di legalità. Ma ci sono anche altre persone nella lista, come la professoressa Blarasin (Lorena, ndr) che, quotidianamente, trasfonde questi principi ai ragazzi. Solo con il rispetto delle regole si può fare la differenza. A Catania, purtroppo, e non dico nulla di eclatante, il diritto viene scambiato come favore. Se io fossi sindaco comincerei con la semplificazione e velocizzazione della burocrazia per interrompere quest'ultima logica».