In qualunque Stato di diritto esiste un principio che si chiama legalità. Esiste il principio, chi lo rispetta e chi, invece, lo ignora. A Catania e provincia sono più quelli che lo ignorano rispetto a chi lo osserva. Per questo, quando con un articoletto di un giornaletto si ottiene un piccolo risultato, in realtà è un grande risultato. È una grande vittoria. Che non è di parte. Non è di destra e non è di sinistra. E nemmeno di centro. Una di quelle vittorie che, proprio perché imparziale, è più giusta di altre. In questa storia a vincere è stata la legalità. Quella legalità che non è presidiata solo da alcuni, ma da molti. Tanti. Ognuno a suo modo. E tanto basta per sconfiggere l'omertà.
Chi leggerà questo articolo potrà pensare che si tratti di una favola. Ma aspettate. Perché nel mondo reale, a ogni vittoria che si rispetti corrisponde una sconfitta. E gli sconfitti, stavolta, sono mafiosi, parenti di mafiosi e parti politiche. Il mafioso sconfitto è Nunzio Zuccaro o chi per lui. La parente è l'ormai ex assessore ai Lavori Pubblici - come riporta La Sicilia - Valentina Lombardo. La parte politica andata sotto è Forza Italia, in maggioranza a sostegno del sindaco Vincenzo Magra.
Dopo l'articolo pubblicato da questo giornale, che ha messo in evidenza l'ineleggibilità di Lombardo poiché nuora di Zuccaro e la responsabilità penale per dichiarazioni false, mendaci o reticenti a cui si è esposta la consigliere non avendo dichiarato la parentela nell'informativa antimafia, Lombardo si è dimessa dalla carica: di assessore, prima ancora della pubblicazione dell'articolo su questo giornale (almeno così pare dalla data riportata nel documento arrivato a questa redazione) e di consigliere poi. Queste ultime rassegnate proprio in queste ore. Così il Consiglio comunale di Mascalucia forse può rivivere di nuova linfa. E i lavori pubblici, si spera, possano essere affidati a ben altra professionalità.
Al di là della questione politica, ovvero cosa cambierà nella composizione del Consiglio comunale dopo le dimissioni (a cui dedicheremo un approfondimento nelle pagine del giornale domani), la domanda alla quale la maggior parte delle persone non riesce minimamente a rispondere è: ma come si fa a non dichiarare una parentela, con il rischio adesso concretizzatosi, di rispondere di un reato penale? Forse Lombardo non lo sapeva, lo ignorava.
Se così fosse, ci si chiede come possa contribuire ad amministrare un Comune una persona, già consigliere comunale da dieci anni, che non sa che la parentela con un mafioso deve essere dichiarata. E se fosse davvero così, perché nessuno glielo ha spiegato? Forse nemmeno la maggioranza ne aveva idea. O, forse, in un paesino di circa 35mila abitanti nessuno sapeva della parentela mafiosa. E allora, ci si chiede, come si fa ad affidare la gestione di un territorio a un'amministrazione che non sa oppure - ma affermarlo non è intenzione di questo giornale - finge di non sapere? Proprio dalle risposte a queste domande bisogna ripartire per far sì che questa non sia la morale di una favola, ma l'inizio di un'altra storia.