Ineleggibile, non ha dichiarato la parentela nell’informativa antimafia
Valentina Lombardo, candidata consigliere con Forza Italia a sostegno del sindaco Vincenzo Magra e designata assessore ai Lavori pubblici e Pubblica istruzione è ineleggibile perché è sposata con un parente di un condannato per associazione mafiosa. Comincia con una sospensione e un rinvio il nuovo corso del Consiglio comunale di Mascalucia. Una seduta dai toni accesi quella che si è tenuta martedì nell'auditorium di via Roma. I motivi ruotano tutti attorno alla questione relativa all'informativa antimafia. Ovvero la dichiarazione orientata ad attestare, tra le altre, se i candidati siano stati raggiunti da avviso di garanzia per associazione mafiosa e se sono coniugati o conviventi con persona condannata, con sentenza anche non passata in giudicato per associazione mafiosa. O, ancora, se i coniugi o i conviventi siano parenti di primo grado o legati da vincoli di affiliazione, con soggetti condannati con sentenza anche non passata in giudicato, per mafia. La questione è stata sollevata dal consigliere comunale all'opposizione Salvatore Maugeri che ha richiesto di verificare la corretta compilazione dell'informativa da parte degli eletti. A questa è seguita la sospensione e il rinvio della seduta a data da destinarsi.
Lombardo è la moglie di Agatino Zuccaro, figlio di Nunzio Zuccaro, il boss mafioso condannato per omicidio nel processo scaturito dall'operazione Thor e tornato in libertà dopo 30 anni di carcere per espiazione della pena. Zuccaro padre è stato combinato uomo d'onore nel 1992 insieme a chi poi è diventato collaboratore di giustizia, come Francesco Squillaci. Il figlio Agatino, invece, è impiegato nella Gastropescheria Ai Portici, al civico 132 di Corso San Vito, a Mascalucia. Ed è proprio davanti all'esercizio commerciale che Nunzio Zuccaro, che è stato anche reggente del gruppo dei Santapaola insieme a Raimondo Maugeri, passa le sue giornate dopo la scarcerazione avvenuta a febbraio. Zuccaro padre, quindi, è il suocero di Lombardo. Un rapporto di parentela che per legge costituisce causa di ineleggibilità. E che Lombardo non avrebbe dichiarato nell'informativa. Circostanza, questa, da cui discende una duplice conseguenza: di tipo penale e amministrativo. Dal punto di vista penale potrebbe scattare il procedimento per dichiarazioni mendaci o reticenti. Sotto il profilo amministrativo, come detto, Lombardo sarebbe ineleggibile perché la parentela con Zuccaro non garantirebbe «l'uguaglianza effettiva tra i candidati e la libera manifestazione della volontà degli elettori e, parallelamente, non esclude che si creino situazioni di indebita pressione sul corpo elettorale», è il tenore della normativa a presidio della legalità all'interno delle istituzioni. Qualora il quadro dovesse essere confermato Lombardo decadrebbe anche da assessore. «Rilascerò dichiarazioni in un secondo momento», replica Lombardo a questo giornale.
Si è vociferato, pure, del consigliere Manlio di Mauro, anche lui come Lombardo, è sposato con una parente di un mafioso, tuttavia non è ineleggibile. La moglie, Rossella Paternò, è la cugina (ma non di primo grado) di Cristian Paternò, condannato in primo grado a un anno di reclusione e 400 euro di multa nell'ambito del processo Jukebox incardinato sui reati di associazione mafiosa ed estorsione. Questa parentela, non essendo di primo grado, esclude l'obbligo per Di Mauro di dichiararla nell'informativa antimafia e fa salva l'eleggibilità di Di Mauro. «La mia dichiarazione è vera e non è reticente - commenta Di Mauro al telefono -, avrei dovuto dichiarare la parentela se mia moglie fosse stata cugina di primo grado, in caso contrario no». Quindi, lo si precisa, la candidatura di Di Mauro non è assolutamente suscettibile di esclusione e la sua informativa antimafia non è né reticente né mendace. Ma la ricostruzione torna utile per l'analisi della composizione del Consiglio comunale, che è comunque un'istituzione.
Il processo Jukebox è la stesso in cui sono state coinvolte e condannate in primo grado Rita e Francesca Spartà, sorelle da parte di padre di Domenica Spartà, l'autonomista diventata consigliere comunale a Gravina con Fratelli d'Italia. «Nessun dubbio può sussistere sulla ricorrenza della circostanza aggravante della commissione della minaccia da parte di soggetti facenti parte di un'associazione mafiosa - scrivevano gli inquirenti già a ottobre del 2020 nell'ordinanza di custodia cautelare - dal momento che Cristian Paternò, tra gli altri, fa parte del clan Santapaola». Circostanza confermata nella sentenza che ha condannato Paternò contro la quale è stato proposto ricorso in appello, nel giudizio ancora in corso.