Il Pezzo Etneo

Ristoranti, discoteche e pub, come i Galvagno boys controllano la movida etnea
Da FdI a Forza Italia con il nipote del Santone Capuana e il suo gruppo Changes
Gabriele patti,  10 Aprile 2024
Come si racimolano decine di migliaia di voti per governare Catania e poi La Sicilia? La ricetta ce la spiegano i Galvagno boys: basta un «apostolato politico», la vicinanza agli eredi dei cavalieri del lavoro, quelli che Fava definiva mafiosi, il controllo dei locali più rinomati della città e le amicizie con imprenditori del settore della ristorazione come Edoardo Guarnera, il Flavio Briatore di Catania, comproprietario del Ginger, Alberto Tomaselli del Borgo di Federico e Federico Sanfilippo de La Drogheria. Uno dei locali in cui PierMaria Capuana organizza gli eventi senza emissione di fattura: «Il gruppo Changes è riconducibile alla lista Cambiamento di Forza Italia, ma io non organizzo da quando sono stato nominato assessore a San Giovanni La Punta», è la replica del consigliere comunale

La politica, l'imprenditoria e la Catania da bere. Un intreccio che stiamo scandagliando passo dopo passo alla ricerca di di interessi comuni per cercare di capire chi e come comanda la città di Catania. Ci sono le imprese edili, pubblicitarie, lo sport e i rifiuti. Settori il cui controllo è esercitato dagli eredi dei cavalieri del lavoro con la compiacenza della politica. Coloro i quali abbiamo definito i potenti dell'apocalisse non mafiosa. Poi c'è tutto il resto: discoteche, alberghi e centri sportivi. È il caso dell'Usc Sport center di viale Ulisse dove partecipano il consigliere comunale Giovanni Magni e il presidente dell'Ars Gaetano Galvagno, sebbene e come verificato da questo giornale, per interposta persona. Socio dell'impianto sportivo adiacente al Centro Ulisse di proprietà della famiglia Virlinzi è il cugino omonimo del presidente, poco più che ventunenne.

Il pupillo di Galvagno, oltre a essere il figlio del boss mafioso morto in carcere Angelo Magni, è anche il nipote di Arturo Magni, patron di Magni Service srl e dell'ex World service srl, l'azienda che almeno fino a quando non si è verificata la rottura con l'ex presidente del Calcio Catania Nino Pulvirenti, curava il servizio di sicurezza allo stadio Angelo Massimino. E poi c'è la religione. Con la religione o il millantato credo, ancora oggi alcuni potenti della città riescono a gestire interessi economici e politici. Per farlo si avvalgono della circuizione tramite forze oscure, così come documentato nell'inchiesta ancora in corso denominata 12 Apostoli.

Di pupillo in pupillo, Piermaria Capuana, giovanissimo consigliere comunale a sala Verga di Forza Italia, in quota Marco Falcone. La città pullula di suoi manifesti per le imminenti elezioni europee. Quando aveva solo 18 anni, Capuana è stato nominato assessore al Comune di San Giovanni La Punta nella giunta guidata dal sindaco Nino Bellia in quota Onda, la storica lista civica che fa capo a Mario Brancato, fedelissimo di Raffaele Lombardo, ex coordinatore provinciale dell’Udc, da un anno siede tra i banchi del consiglio comunale di Catania.

Ventuno anni e già due incarichi da protagonista della politica. Come Magni, il suo nome compare in alcuni articoli di giornale, note stampa perlopiù. Catania Today: "Piermaria Capuana, 18 anni, è l'assessore più giovane d'Italia". MowMag: "Ok, ma chi caz*o è Piermaria Capuana, golden boy della politica siciliana cresciuto a pane, giornalismo e Berlusconi?". Un titolo, quest'ultimo, che il consigliere non ha vergona di mostrare sul proprio profilo Instagram. «Se vuoi sapere chi cazzo sono, guarda l'ultima storia». Non proprio il savoir faire di un consigliere comunale. «Ma è giovane», si vocifera tra i corridoi istituzionali. E tutto gli è permesso.

E allora, chi è Piermaria Capuana?

Nipote del santone Pietro Capuana, Pier Maria è il figlio dell'ex consigliere comunale Daniele Capuana adesso in lizza per la poltrona da sindaco a Motta Sant'Anastasia. Comune in cui Capuana senior aveva già provato a conquistare senza successo la poltrona da sindaco nel 2014. Anche lui, come il figlio, è un golden boy della politica: nel 1977, a soli 22 anni, è stato eletto vicepresidente del consiglio comunale di Catania, rieletto nel 2000 con la lista Dini. Tre anni dopo diventa assessore provinciale allo Sport, con la lista Nuova Sicilia di Mimmo Rotella. Capuana padre inoltre sfiora due volte l’ingresso all’Ars: con il Movimento per l'autonomia nel 2006 e col Partito democratico nel 2012.

A macchiare il curriculum di Daniele e Piermaria, è come detto il procedimento a carico del nonno Pietro. L'inchiesta ha ricostruito un sistema di coercizione di minori con l’assoggettamento a riti para-religiosi - il figlio e il nipote non sono coinvolti nel processo, lo precisiamo -, per esercitare violenza e atti sessuali. Nei faldoni processuali si parla di scritte marchiate sulla pelle e scaturite da ferite sulle parti del corpo. Come quella impressa al contrario: "I see you" che sulla spalla di una delle ragazze, secondo l'inchiesta vittime di violenza, sarebbe diventata "uoy ees I". Un marchio del diavolo che sarebbe comparso improvvisamente da un archetto bianco del graffio.

Era una delle giovani donne soggette ai "turni di accudimento" del santone, capo spirituale dell'Associazione cattolica cultura e ambiente, Acca. Capuana (nonno, ndr) si sarebbe proclamanto la «reincarnazione di un arcangelo» che con l'aiuto di tre donne, Rosaria Giuffrida, Katia Scarpignato e Fabiola Raciti avrebbe plagiato diverse minorenni per avere rapporti sessuali. A dirlo è la procura etnea che li ha arrestati ad agosto 2017. Nelle carte dell'inchiesta si legge anche di «baci a stampo dati senza malizia sulla bocca, evocativi del così detto bacio santo di San Paolo». Uno dei riti parareligiosi a cui sarebbero state esposte vittime e complici dell'associazione, soprattutto in occasione del pranzo della festa di San Valentino riservata solo alle donne.

Circostanze che la difesa definisce visioni, secondo le attiviste di Attiva Misterbianco, per «ri-vittimizzare la parte offesa che viene appellata bugiarda, giudicata come disperata per la perdita di un fidanzatino». O indicate con il più consueto «se l’è cercata: era troppo "spinta" per la sua età, era disturbata e strana». Epiteti sufficienti, secondo la ricostruzione degli inquirenti, a giustificare gli abusi da parte della "guida spirituale".

Non solo violenze sessuali e "comunità spirituale" ma anche serbatoio di voti. Al punto tale che la comunità di Lavinia, ad Aci Bonaccorsi fungeva anche da «apostolato politico», così come risulta dalle dichiarazioni delle persone chiamate a testimoniare. Nella stessa inchiesta infatti è stato coinvolto per favoreggiamento anche l’ex assessore comunale Mimmo Rotella. Sono stati alcuni teste a confermare il peso di Rotella e la circostanza che la comunità assurgesse a segreteria politica in cui si sarebbero messi a punto dei meccanismi non proprio regolari per dirottare voti durante la campagna elettorale.

Discoteche, ristoranti e pub: gli affari serali di Capuana e Magni anello di congiunzione tra la corrente Galvagno di FdI e Forza Italia

Al di là delle vicende giudiziarie familiari che non sono certo colpa dei figli, anche se la storia insegna che c'è chi dalle scomode parentele si è saputo smarcare, negli interessi di Magni e Capuana (o delle rispettive famiglie?) rientrano l'affaire aeroporto e la realizzazione di un centro fieristico alla playa. Del primo Magni ha chiesto e ottenuto una seduta straordinaria del consiglio comunale criticata da più parti; della fiera al viale Kennedy se ne sta occupando invece il giovane Capuana. A prescindere dagli interessi sul territorio, i principali affari dei due golden boy sono le serate e l'organizzazione di eventi: è lì che si racimolano voti, si curano le pubbliche relazioni e ci si riempie di soldi. Tra i locali in cui Galvagno è un volto noto, ci sono il Ma di via Vela, della famiglia Millauro proprietaria della storica tipografia di via Tito Speri e La Drogheria di viale Ulisse.

Da sinistra verso destra: Giovanni Magni, Gaetano Galvagno e l'amministratore unico de La Drogheria Federico Sanfilippo

La Drogheria Catania è frutto invece di un'operazione immobiliare: una cessione tra Vir immobiliare, società del gruppo Virlinzi e La Drogheria srl, di cui amministratore unico è Federico Sanfilippo, amico di Galvagno e Magni. Socio al 40 per cento, invece, è Ivan Cardaci, altro imprenditore della ristorazione etnea che ha la proprietà dell'Enjoy pub (ex Befed) al centro commerciale Portali di San Giovanni La Punta.

Proprio alla Drogheria, Changes ct, gruppo di PierMaria Capuana, organizza le serate il lunedì. In un locale che non possiede l'autorizzazione da sala da ballo. Ma la lista con la quale il giovane rampollo di Forza Italia gestisce gli eventi nei locali catanesi non si limita al ristorante di viale Ulisse. Si occupa dell'organizzazione di serate danzanti anche all'Afrobar, al Cinema Paradiso di via Gisira e al Qubba(r), locale in contrada Cubba a San Giorgio. Abbiamo provato a rintracciare la partita iva del consigliere comunale o una società che in qualche modo possa essere ricollegabile a Capuana junior, ma non abbiamo trovato traccia.

Ma come fa Capuana a organizzare eventi senza emettere fattura? «Io ho fatto parte del gruppo, continuo ancora ad andare alle serate ma non ne organizzo più - replica Capuana contattato al telefono da questo giornale -, il gruppo è solito essere ricondotto alla lista Cambiamento di Forza Italia di cui perlatro io non sono nemmeno rappresentante legale. È vero che in una serata organizzata da Change è comparso un mio volantino elettorale, più di questo non so che dirle perché, ripeto, non organizzo da quando sono stato nominato assessore a San Giovanni La Punta».

I locali della malamovida in via Gemmellaro

Il Ginger di Edoardo Guarnera, l'attitudine a infischiarsene delle regole e i santi in paradiso

Tra i locali più in voga della movida etnea in cui si innestano gli interessi c'è il Ginger al civico 34 di via Gemmellaro e la precedente gestione del al civico 15. Del Ginger è proprietario Edoardo Guarnera, il Flavio Briatore della Sicilia, lo definiscono. Direttore artistico all'hotel Romano Palace, precedentemente titolare di Super Cinema e Cutì. Bella vita, camicie di lino, viaggi, «tanti santi in paradiso» è il commento degli habituè della movida, dj set e soldi.

Amico di tutta la politica passata da Palazzo degli Elefanti, probabilmente anche dei dirigenti delle attività produttive del Comune di Catania e pure di qualche vigile urbano. E, ovviamente, anche di Magni e Galvagno. Uno dei locali che da anni costituisce un vero problema per i residenti della zona, per inquinameno acustico, sforamento di suolo pubblico e violazione di tutte le regole poste a presidio della quiete pubblica.

L'8 marzo, il Comune di Catania, dopo diversi solleciti da parte dei comitati cittadini, emana un provvedimento di chiusura dei locali per cinque giorni come sanzione alle violazioni, in particolare per occupazione abusiva di suolo pubblico e inquinamento acustico. A quanto pare però il provvedimento non viene mai notificato e Guarnera non chiude il locale. Perché, in questa città, basta avere qualche santo in paradiso, per continuare a ignorare le regole a danno di chi invece le regole le rispetta. Senza considerare che il locale di Guarnera - come La Drogheria - organizza eventi, serate e dj set pur non avendo l'autorizzazione.

Nonostante le diverse segnalazioni, però, il locale rimane aperto e Guarnera continua ad agire indisturbato. «Chiudetelo, il titolare non ha alcuna intenzione di rispettare nessun tipo di regola - è l'appello lanciato dal comitato Gemmellaro-Sciuti - Ed è abbondantemente il peggiore dei problemi, tra i tanti, essendo un avamposto di totale illegalità». Una consuetudine che va avanti sin dall'amministrazione guidata da Salvo Pogliese. E ora continua con la gestione del sindaco Enrico Trantino.

Ma questo i residenti lo sanno già. «Il problema è politico, come fa Trantino a dichiarare tollleranza zero se poi non viene applicata? - si chiedono i comitati cittadini -. Tolleranza zero significa che se non si adempie a più provvedimenti sanzionatori, la licenza deve essere revocata». Un problema politico che passa anche dalle attività produttive che, a dire dei residenti, «da dieci anni a questa parte non fanno niente, può cambiare l'amministrazione, ma la situazione rimane invariata perché non cambiano i dirigenti».

Il

Il , al civico 15 di via Gemmellaro è un altro di quei locali che crea più difficoltà ai residenti. Il cambio di gestione avvenuta ad autunno 2023 non ha migliorato le cose. Prima la gestione del locale era di Alberto Tomaselli, il proprietario del ristorante Borgo di Federico e del bar Labes di via Etnea. Amico e compagno di viaggi e avventure di Guarnera, ai tempi della sua gestione in mezzo c'era anche Magni junior. È e continua a essere una delle attività che causa più fastidi ai residenti ma che continua a rimanere impunita. A dirlo sono i residenti, perché il Comune non si è premurato di emanare alcun provvedimento sanzionatorio nei confronti del titolare del locale. Però sul sito del Comune di Catania di ordini di sospensione per le attività gestite dagli stranieri, che non sono grandi elettori e non hanno consiglieri comunali a protezione, ce n'è a bizzeffe.

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