Il Pezzo Etneo

Amministrative, la rivoluzione del candidato sindaco Gabriele Savoca
«Agire sul personale comunale e sull’organizzazione delle Partecipate»
Gabriele patti,  22 Maggio 2023
Una candidatura di rottura quella di Gabriele Savoca, pretendente alla fascia da sindaco di Catania con Cateno De Luca. Dal centrodestra al centrosinistra non le manda a dire. Così Enrico Trantino diventa «Salvo Enrico Trantino», perché in continuità con l'amministrazione Pogliese e il centrosinistra «una coalizione non coesa, la cui apparente compattezza è destinata a sfumare ai primi consigli comunali». Spazio anche per il caso Paolillo: «A Catania l'ha candidata Caserta, sarebbe più corretto chiedere a lui»

Una candidatura di rottura quella di Gabriele Savoca, alla sua prima prova da pretendente alla poltrona da sindaco di Catania. In quella campagna elettorale «un po' addormentata - le definisce Savoca - in cui registriamo lo sconforto dell'elettorato derivante da chi ha amministrato per anni la città». Avvocato di professione, Savoca esercita nello studio del padre Luigi, già coordinatore di Italexit, il partito fondato da Gianluigi Paragone. La sua prima esperienza in politica, però, comincia con il deputato Ars Cateno De Luca. Non ama la politica delle passerelle e non risparmia critiche. Tanto a destra quanto a sinistra. «Catania ha un'opportunità, la disaffezione alla politica non deve portare i cittadini a preferire chi ha grosse responsabilità del degrado in cui versa la città», è l'appello lanciato da Savoca intervistato da Il Pezzo. La sua candidatura rappresenta la sfida di un volto nuovo e giovane che nulla ha a che vedere con i partiti che hanno governato la città. «Il candidato del centrodestra non è altro che espressione di Pogliese e per questo lo chiamo ironicamente Salvo Enrico Trantino, da lui possiamo aspettarci solo una giunta Pogliese bis - attacca Savoca -, nel centrosinistra, invece, di progressista ho visto poco, continuano a litigare all'interno di una coalizione compatta solo per perseguire un intento elettoralistico, ma all'indomani del voto non sarà più così coesa».

Avvocato, come procede la campagna elettorale e come valuta la sua prima esperienza in politica al fianco di una personalità dinamica e poliedrica come De Luca?
«Procede bene, anche se notiamo lo sconforto dei cittadini. Cateno ha una personalità dinamica e grandi doti comunicative che costituiscono sicuramente un valore aggiunto in campagna elettorale. Ovviamente siamo diversi, ma non mi ha mai chiesto di snaturarmi rispetto al mio percorso e al mio carattere. Entrambi però attribuiamo grande importanza al dialogo e al contatto con i cittadini. Perché bisogna essere un punto di riferimento già in questa fase per poi continuare a esserlo all'interno delle istituzioni. Certo non è una campagna elettorale semplice, ma questa è la mia città e io la conosco. Cerco di dire la mia su tutte le questioni, compreso l'ultima visita del ministro della Salute Orazio Schillaci a sostegno di Trantino».

Prego
«Schillaci è venuto a Catania per decantare le magnifiche e progressive sorti che si prospettano per la nostra sanità, con tanto di incontro ravvicinato con il candidato governativo Enrico Trantino. Una passerella in cui il nostro Ministro ha dimenticato di dire e il suo amico candidato si è ben guardato dal farglielo presente, che il Def approvato dal suo governo per il 2023 prevede una spesa di circa 136 miliardi di euro, pari al 6,7 per cento del Pil, con una ulteriore diminuzione rispetto alla spesa dell'anno precedente. I rappresentanti del centrodestra trattano i cittadini come una qualsiasi coppia di imbonitori che mirano a vendere il loro prodotto».

A proposito di centrodestra, per il candidato Trantino pare che il dialogo con Roma e Palermo sia fondamentale per uscire dal baratro in cui versa la città. Anche voi, però, potete vantare una rappresentanza all'Ars e in Parlamento...
«Noi abbiamo la rappresentanza, ma non credo che il sindaco debba chiedere favori al governo, non credo che il primo cittadino debba essere colui che vanta amicizie con il governo nazionale e regionale. Per tornare alla visita di Schillaci, sul piano sanitario il sindaco può intanto optare per una riorganizzazione nell'ambito delle sue competenze in materia sanitaria e cercare di invertire la tendenza culturale che soprattutto al sud favorisce i rapporti clientelari».

Ne è un esempio il blitz sulla sanità che ha condotto ai domiciliari l'ex assessore alla Mobilità Pippo Arcidiacono e disposto la sospensione dai pubblici uffici per Antonio Scavone e Ruggero Razza
«Sono garantista ma sicuramente negli ultimi tempi la politica non sta dando il buon esempio».

Passiamo al programma. Nel documento da voi redatto sembra che nelle vostre intenzioni ci sia quella di fare una vera e propria rivoluzione. Si parla di nuova circolazione stradale, pedonalizzazioni, rifiuti e di riorganizzare la macchina amministrativa. Volete mettere mano al personale dirigente del Comune?
«Le priorità sono rifiuti, mobilità e sicurezza. Ovvero i temi più sentiti dai cittadini. Per quanto riguarda la burocrazia e il funzionamento della pubblica amministrazione comunale sono dell'idea che il sindaco dovrà sedersi e capire dove stanno le mele marce all'interno degli uffici. Il problema dell'organico c'è ed esiste, ma ci sono tanti uffici che non funzionano e tanti dirigenti che credono si essere inamovibili. Abbiamo proposto anche una rotazione dei dirigenti per cercare di capire come far funzionare al meglio gli uffici. Una soluzione che potrebbe essere impopolare tra alcuni dipendenti comunali, ma non per altri costretti a sobbarcarsi un lavoro che magari si potrebbe dividere con altri colleghi. A queste dobbiamo aggiungere anche un'altra esigenza: la formazione».

Parliamo di rifiuti. L'appalto settennale sin dall'inizio ha mostrato qualche intoppo. Il sistema di raccolta differenziata funziona a tratti e mezzi e risorse sembrano sempre insufficienti per poter garantire un servizio efficiente. Andrebbero ripristinati i cassonetti?
«Nella gestione dell'appalto ci sono degli errori di base e anche una certa fretta. I cittadini non sono stati adeguatamente informati, io stesso da cittadino mi sono trovato spiazzato nelle modalità da seguire. Perché pensare di lasciare un sacchetto sotto casa e vederselo ritirare la mattina quando si va a lavoro è impensabile. Riteniamo che sia più consono continuare la raccolta differenziata ma con i cassonetti, anche con quelli a scomparsa con l'utilizzo della chiavetta, come il sistema olandese e con l'ausilio delle isole ecologiche. Serve peraltro una società apposita che possa avere un controllo maggiore da parte del Comune, perché non può ripetersi più quello che è successo l'anno scorso quando tonnellate di immondizia invadevano le strade del centro storico».

Eppure ci sono società partecipate che pur essendo controllate dal Comune continuano a rappresentare più un problema che altro. Si pensi alla recente vicenda di Pubbliservizi. Ma anche a Multiservizi, per la quale il presidente Alessandro Corradi ha recentemente richiesto altri cento dipendenti.
«Non ho pregiudiziali sul creare partecipate, ma serve più controllo, una maggiore attenzione su come e da chi vengono gestite queste partecipate. Non entro nel merito della vertenza Pubbliservizi, posso dire che per quest'ultima, così come per Multiservizi, vale una sola regola: una gestione seria e trasparente. La partecipata non deve essere trattata come un parcheggio che risponde a esigenze elettorali. Non deve essere oggetto di spartizione e carrozzone di posti di lavoro. Perché altrimenti si rischia solo di depauperare risorse pubbliche».

Non solo rifiuti. Tra le criticità della città c'è anche la questione pedonalizzazioni. Da via Gemmellaro a piazza San Francesco fino a via Crociferi. Tutte zone pedonali che, però, non vengono rispettate integralmente. Tra le polemiche è finito anche il corpo della polizia municipale, colpevole a dire dei cittadini, di non effettuare i controlli.
«Piazza San Francesco, meglio conosciuta come piazza Dusmet, non è e non deve essere un parcheggio, anche se viene utilizzato come tale. Così come mi piacerebbe liberare dalle auto piazza Manganelli. In generale le piazze non possono essere dei parcheggi. Le forme di pedonalizzazione devono essere pensate di concerto con i cittadini in modo tale da avere una una visione generale della città e delle esigenze di residenti e commercianti. Penso, per esempio, a quanto è stato fatto nel centro storico di Palermo che inizialmente ha suscitato una certa resistenza. Poi però ha avuto una resa e anche gli esercenti adesso non rinuncerebbero alla zona pedonale».

Le sue parole richiamano idee e principi del Movimento cinque stelle. Peraltro l'unico partito con cui De Luca avrebbe ceduto al fascino di una coalizione. Dalle pedonalizzazioni al verde pubblico fino alla viabilità, sembrate sposare le stesse posizioni. Sul punto, lei è contrario o favorevole alla realizzazione della cittadella giudiziaria in viale Africa?
«Ritengo che bisognava restituire l'accesso al mare ai catanesi. Al momento Catania è una città sul mare dove il mare non si vede. La cittadella avrebbe potuto essere un faro di legalità in un quartiere della periferia etnea, come Librino. Avremmo certificato la presenza delle istituzioni. Per lo stesso motivo sarei molto propenso a trasferire alcuni uffici centrali del Comune nelle periferie».

Arriviamo alla squadra che, nel caso di vittoria, la accompagnerà alla guida della città. Ci sono tecnici passati da Palazzo degli Elefanti, nuove leve e politici. Tra questi ultimi c'è il consigliere della quinta municipalità Santo Musumeci al quale avete assegnato l'assessorato alla disabilità. Un segno per lanciare un messaggio a una categoria sempre meno considerata?
«Si parla poco di diversamente abili, delle persone che hanno difficoltà ad accedere a quei pochi servizi che ci sono. Si pensi alla mobilità, per esempio. La metropolitana, sebbene stia funzionando, non è accessibile ai disabili. Che l'attenzione verso questa categoria sia bassissima lo vediamo ovunque: nei marciapiedi, nel traffico e nei parcheggi selvaggi che impediscono il passaggio a chi ha difficoltà a deambulare. Santo è uno di quegli uomini che a Catania porta avanti queste battaglie, in questi anni si è speso per la comunità ed è importante avere una persona come lui nella potenziale squadra di governo».

Oltre Musumeci, avete designato altri cinque assessori. Due di questi sono passati dal Comune. Federico Portoghese è stato commissario straordinario nominato dall'allora presidente della Regione Nello Musumeci, adesso designato suo vicesindaco con delega al bilancio e progetti. Cinzia Torrisi è stata assessore alla Cultura dopo le dimissioni di Salvo Pogliese. Entrambi hanno occupato un posto al Comune con il centrodestra...
«L'amministrazione Pogliese ha tenuto in ostaggio la città per poi dimettersi per la poltrona da senatore. Portoghese e Torrisi sono figure tecniche e sono stati chiamati a ricoprire quel ruolo come tali. Portoghese stava amministrando bene e di questo i cittadini devono essere grati, Torrisi ha provato a smuovere qualcosa ma non le è stato consentito. Nessuno dei due è di centrodestra. In ogni caso a me non preoccupano le espressioni "destra" o "sinistra" perché le giravolte che ho visto e che sto vedendo mi fanno pensare che siamo in una fase post-ideologica dove non ritengo vi siano dei puri o quantomeno probabilmente non sono candidati».

E poi ci sono Davide Musumeci, Giusi Vindigni e Francesco Zaccà.
«Davide è un ex arbitro, una persona della nostra squadra che per le sue competenze riteniamo possa dare qualcosa alla città. E lo abbiamo designato assessore allo Sport. Una nomina sulla quale non abbiamo nemmeno dovuto discutere. Zaccà, assessore designato alle Attività produttive, rappresenta il sacrificio e lo sforzo di tutti quei commercianti che non si arrendono di fronte a un centro storico che rischia di rimanere senza attività commerciali».

Se questi sono gli assessori designati, tra i papabili consiglieri a fare discutere ci sono le candidature di due star dei social, Salvo Cinturino ed Anthony Russo.
«C'è stato un articolo che ha evidenziato il ceto popolare, ma io preferisco l'estrazione popolare e chi si pone ogni giorno il problema di andare a lavorare rispetto a chi ha quattro lauree ma ha grossi problemi con la giustizia. Per questo sulla candidatura di Cinturino non provo alcun imbarazzo. Al contrario, penso sia un valore aggiunto. Esattamente come Russo».

E su Ilaria Paolillo, invece? Lo strano caso che vede la dirigente del partito animalista in corsa da consigliera con Caserta a Catania e con Sud chiama Nord a Gravina?
«Non è candidata con la mia lista, non me ne sono occupato e non la conosco. Sarebbe meglio chiedere a Caserta, l'ha candidata lui. Comunque ai partiti possono anche sfuggire queste candidature».

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