«Forse è una manovra per mascherare l’ipotesi di reato ambientale»
Entrando al boschetto della Playa il panorama è spettrale. È tardo pomeriggio, il sole sta tramontando, la luce è fioca. Tutto intorno c'è desolazione. Un uomo pratica jogging, una volante della polizia transita all'interno dei viottoli del boschetto e intorno c'è silenzio. Un silenzio interrotto dal guaire di un cane che proviene dai locali del canile. Molti degli alberi di Pino sono stati sradicati dal forte vento che nei giorni scorsi ha colpito la città. O, almeno, questo dicono alcuni addetti ai lavori. Gli sfalci di potatura segnalati giorni fa dal consigliere comunale Graziano Bonaccorsi sono ancora lì.
A essere scomparsi, anche se non del tutto, sono i cumuli di asfalto abbandonati in un'area naturale. Gli stessi cumuli che hanno fatto trasalire il consigliere, che ha segnalato la questione in senato cittadino come «reato ambientale». Se si prova a seguire il percorso segnato dalle stradine in direzione del comando della polizia a cavallo, qualcosa è cambiato. Il colore grigio del cemento gettato chissà quanto tempo fa, è stato sostituito dal più intenso colore nero. Sembra asfalto, fresco. Appena gettato. Sembra fresco perché si scorgono ancora le orme dei piedi di chi, prima di me, ha attraversato lo stesso percorso. E anche quelle dei mezzi della polizia.
Le montagne di bitume posizionate dietro il comando e immortalate nella foto di Bonaccorsi ci sono ancora, ma le dimensioni si sono notevolmente ridotte. Proprio lì accanto ci sono due escavatori di piccole dimensioni. Tutto fa pensare che quei cumuli siano stati utilizzati per riempire le buche di un viale che di buche non ne ha. E che è pur sempre il viale di un parco in cui qualche avvallamento, magari provocato dall'espansione delle radici di un albero, potrebbe anche accettarsi. E invece via alle colate di asfalto sul percorso. Nemmeno su tutto, ma solo su parte di esso. Tratti bitumati e tratti no. A pensarla così è lo stesso Bonaccorsi che, interpellato da questo giornale, sostiene che «si potrebbe trattare di una manovra per mascherare l'ipotesi di un reato ambientale».
La questione, come quella della sabbia utilizzata per riempire le postazioni adibite all'accensione dei ceri per Sant'Agata tra interrogazioni e mancate risposte, è finita in Consiglio comunale. Ma, anche sui cumuli di asfalto abbandonati al Boschetto e sulla nuova colata sul viale, i dirigenti del Comune non forniscono spiegazioni. È uno dei paradossi di una città in cui si fanno le cose, ma nessuno sa chi le fa. Né tanto meno chi ha ordinato di farle. E così la direzione Manutenzione strade del Comune di Catania non parla e rimanda alla Città metropolitana. E alle domande poste in aula dal consigliere nessuno risponde. Ma c'è chi dice che «le istituzioni vadano fatte salve».