Il Pezzo Etneo

Discariche a cielo aperto, parchi pieni di rifiuti e quelle postazioni per i ceri
Città allo sbando: per il presidente Anastasi «le istituzioni vanno fatte salve»
Gabriele patti,  13 Febbraio 2023
Si potrebbe discutere del post scritto da un’istituzione in un italiano sgrammaticato. Si potrebbe contestare il riferimento al «senso delle istituzioni», in una città che istituzioni ne ha sempre di meno, e quelle che ci sono non rispondono alle domande dei giornalisti. Si potrebbe perfino arrivare a scrivere che i giornalisti non sappiano nemmeno più […]

Si potrebbe discutere del post scritto da un'istituzione in un italiano sgrammaticato. Si potrebbe contestare il riferimento al «senso delle istituzioni», in una città che istituzioni ne ha sempre di meno, e quelle che ci sono non rispondono alle domande dei giornalisti. Si potrebbe perfino arrivare a scrivere che i giornalisti non sappiano nemmeno più a chi rivolgere le domande. E che i cittadini non sanno più a che santo votarsi. Ma forse è preferibile concentrarsi su un unico passaggio del post pubblicato su Facebook dal presidente del Consiglio comunale Sebastiano Anastasi. In particolare quello dove scrive che «le istituzioni vanno fatte salve». Piuttosto bisognerebbe salvare città e cittadini.

Immagine realizzata da Pezzo etneo. In alto: il post su Facebook del presidente del Consiglio comunale Sebastiano Anastasi. In basso, da sinistra a destra: cumuli di asfalto al Boschetto, la postazione per i ceri in piazza Stesicoro, via Santissima Annunziata (ex cementificio), Strada statale tra via Gelso Bianco e la stazione Bicocca (foto di Catania Merita di più)

In una città senza sindaco, che affoga tra discariche a cielo aperto, asfalto abbandonato al Boschetto della Playa, copertoni, spazzatura di tutti i generi, mancata manutenzione e la gestione quantomeno discutibile di una delle feste più importanti al mondo, la domanda sorge spontanea: quali istituzioni? Forse il riferimento del presidente del Consiglio in quota ex Mpa è alla presidente del Comitato dei festeggiamenti Mariella Gennarino che, alle richieste di chiarimenti sulla questione Sabbia al posto della segatura presa dalla playa? - poste al telefono da questo giornale, che ha ripreso quelle sollevate dalla pagina social Catania Merita di più - suggerisce di rivolgersi a un dirigente, che a sua volta rimanda a un altro dirigente, che finalmente risponde: «Lei lo sa, ci hanno impedito di parlare». O, forse, al presidente di Multiservizi Alessandro Corradi che, come Gennarino, contattato al telefono e su Whatsapp da questo giornale, ignora la questione. «Lei, in qualità di presidente di Multiservizi, ha incaricato qualcuno al trasporto della sabbia?». Alla domanda non segue nessuna risposta. Almeno sull'app di messaggistica. A una precedente richiesta posta al telefono in termini molto più generici, la risposta arriva, ma non soddisfa: «Non ne ho idea». Allora forse mancherà il senso delle istituzioni, ma ancor prima mancano le istituzioni. O forse è chi scrive che non riesce a trovare un senso a una cosa che un senso non ce l'ha.

Intanto oggi si terrà il Consiglio comunale, in cui uno dei pochi consiglieri che riesce a distinguersi dalla massa e a non pensare solo al consenso elettorale presenterà un'interrogazione inerente il materiale utilizzato per riempire le postazioni utili all'accensione dei ceri durante le festività agatine. Questione di rilevante importanza se si considera che se fosse stata veramente presa dal litorale, la città di Catania dovrebbe rispondere di furto aggravato dalla lesione della destinazione alla pubblica fede. Si chiama Graziano Bonaccorsi ed è il capogruppo in Consiglio del Movimento cinque stelle. Lungi a questa testata dal rendere onore al Movimento cinque stelle, piuttosto alla persona. L'unico che prova a smuovere le cose in una città intorpidita dal lassismo istituzionale e lasciata nelle mani di altri. Di chi, però, non è dato sapere. Ma un'analisi si potrebbe pure azzardare. Un'analisi politica, è chiaro.

Dopo le dimissioni dell'ex sindaco Salvo Pogliese - già sospeso in virtù della legge Severino a seguito della condanna riportata in primo grado per peculato - per ricoprire un posto a Palazzo Madama, arriva lo stallo istituzionale. Passano i mesi, le Regionali incombono e allo scadere viene nominato un commissario: è Federico Portoghese. Un ruolo, quello di commissario, che Portoghese aveva già ricoperto all'Università di Catania. Non senza qualche complicazione: processi su processi in un viavai di dirigenti, commissari e l'alternarsi di incomprensioni con Lucio Maggio, che poi ha preso il suo posto. Portoghese non è un santo, ma nemmeno un diavolo. Diciamo che non è né più né meno di tutti quelli che sono passati da Palazzo degli Elefanti. E tanto basta.

A chiamarlo in causa è stato l'ex presidente della Regione Nello Musumeci, di Fratelli d'Italia, vicino al senatore Pogliese. Al netto dei motivi per cui Pogliese si è dimesso, nella logica politica poteva pure starci che Catania continuasse a essere guidata da un uomo di Fratelli d'Italia. Così si è sempre fatto e così poteva continuare a farsi nel rispetto della continuità politica. Ma qualcosa non va come doveva e il commissariamento diventa terreno di scontro politico. Portoghese licenzia la segretaria Rossana Manno e chiede la cancellazione di una multa. Sulla presunta chiamata al presidente di Amts Giacomo Bellavia per la cancellazione di una multa, ci si permette di soprassedere, immaginando quante volte la richiesta sia stata inoltrata alle diverse partecipate comunali dai politici di tutta Italia per conquistare qualche voto in più. Il Belpaese è maestro in questo. Basta andare a leggere qualche articolo di giornale, per rendersene conto. Oppure essere un politico, per saperlo. Certo, se si partisse dal caso Portoghese per eliminare quella che in questo paese assurge a prassi, allora sarebbe perfetto.

Al di là delle presunte richieste di cancellazione di una sanzione amministrativa e del concreto licenziamento di Manno (poi riapparsa in Comune con un colpo di bacchetta magica) Portoghese ha fatto un errore che gli è stato fatale: ha toccato Pubbliservizi, creatura e bacino elettorale di Raffaele Lombardo (su questo il consiglio è di leggere l'articolo di Argo). Chi, come Lombardo, comanda ancora la Sicilia «dentro e fuori dai palazzi» ha appena tirato un sospiro di sollievo per essere scampato alla scure di una condanna per concorso esterno in associazione mafiosa (è stato assolto nel secondo processo d'appello), e a palazzo comunale gode di un nutrito gruppo consiliare e della presidenza del senato cittadino sin dall'inizio della sindacatura targata Pogliese. Prima con Giuseppe Castiglione, ora onorevole all'Ars, poi con Anastasi.

Toccata la partecipata, il gruppo autonomista Grande Catania insorge. Primo tra tutti proprio Sebastiano Anastasi. E cominciano gli attacchi sui giornali. L'incarico di Portoghese sotto osservazione dalla Regione. Primo avviso. La Regione avvia procedimento di revoca a Portoghese. Secondo avviso. Il Consiglio diffida Portoghese, si limiti ad atti strettamente necessari. Terzo avviso. Tutte note stampa, sia chiaro. Ma Portoghese non capisce o finge di non capire. E così arriva la doccia fredda: Revocato l'incarico a Portoghese, la Regione è giunta a esito negativo sull’inclusione dei professori universitari, dei ricercatori e dei dirigenti delle università statali, tra coloro che possono ricoprire l’incarico di commissario degli enti locali dell’Isola. In altri termini: cinque mesi prima, per la Regione non c'era nessun ostacolo alla nomina di Portoghese, cinque mesi dopo cambia tutto. E così, altro giro, altra corsa. Portoghese in panchina, entra Mattei, ex prefetto, adesso in pensione. Che, a quanto pare, non si sta nemmeno potendo godere.

E allora dal momento che di risposte non se ne possono ottenere, quantomeno non ci si stanca di porre delle domande: chi guida la città di Catania?

Aggiornamento del 15 febbraio 2023
Non sono solo note stampa quelle pubblicate su tutti i giornali sul caso Portoghese. Ma a dare la notizia è stata La Sicilia.

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