Il Pezzo Etneo

Rem e l’ombra esclusione dalla bonifica di Monte Calvario. Ma il Comune glissa
Così il nipote del cavaliere Mario Rendo trotta e domina il settore dei rifiuti
Gabriele patti,  15 Novembre 2023
Le vicende processuali legate alla società che si occupa principalmente di igiene urbana e che, secondo il codice degli appalti, il Consiglio di Stato e Anac, varrebbero l'esclusione della ditta dall'appalto per la carenza dei requisiti professionali, è una questione che il Comune pare ignorare. «Non so che dirle, sono a un convegno a Roma», replica a questo giornale il sindaco di Biancavilla Antonio Bonanno. Ma questa è solo la fine di una storia che parte almeno venti anni fa e che vede Andrea Domenico Rendo sovrastare il settore dei rifiuti, ma non solo. Tra i suoi interessi ci sono anche le scommesse e le operazioni immobiliari: il Consorzio nazionale stabile ambiente; il controllo diretto di Rendo su Catania; le operazioni immobiliari; il mondo delle scommesse. Ecco come il nipote di Mario Rendo, uno dei cavalieri dell'apocalisse mafiosa, controlla i servizi ambientali della città

C'è una società a responsabilità limitata e un consorzio di imprese. La prima è la Rem, acronimo di Realizzazione e montaggi. L'aggregazione di società invece è il Consorzio stabile nazionale ambiente. Al centro c'è Andrea Domenico Rendo, nipote del Cavaliere del lavoro Mario Rendo, ovvero uno dei quattro cavalieri dell'Apocalisse mafiosa di Pippo Fava. Attraverso le società, Rendo gestisce, direttamente e indirettamente, il settore dei rifiuti siciliano. Nel frattempo a Catania, sede principale ma non unica dei suoi affari, si paga la Tari più alta d'Italia.

Ma non solo. Perché, oltre ai rifiuti, che è il settore forse più redditizio in cui Rendo spadroneggia, negli anni ha diviso ciò che aveva creato il cavaliere in diversi settori: dalle scommesse alle operazioni immobiliari. Tra le ultime operazioni di Rendo c'è l'appalto, aggiudicato a inizio 2023, per bonificare la cava di Monte Calvario, a Biancavilla. La cui esecuzione, però, adesso diventa un'incognita a seguito dell'avvio del procedimento penale a suo carico, e dell'altro amministratore Giuseppe Santangelo, per reato ambientale che, secondo la procura, avrebbe commesso attraverso Rem - di cui Rendo è amministratore - sversando percolato nel fiume Dittaino.

In realtà l'affidamento a Rem da parte del Comune avrebbe già dovuto essere cassato per la condanna per corruzione semplice in primo grado e di cui è in corso il giudizio d'appello, riportata dal socio unico Daniela Pisasale. Lo dice il codice degli appalti, il Consiglio di Stato e l'Anac. Ma il Comune di Biancavilla, stazione appaltante, sembra non volere considerare la questione. Forse perché Giuseppe Mancari, il dirigente che ha redatto la gara d'appalto, stando alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Vincenzo Pellegriti nell'inchiesta che ha scoperchiato il vaso di pandora a Biancavilla, sarebbe uno dei boss storici della mafia locale.

La notizia

Rem, con gli amministratori indagati per reato ambientale e il socio condannato in primo grado per corruzione, non può eseguire la bonifica della cava di Monte Calvario (anche se non ci sono sentenze definitive)

«Sull'indagine di Rem e le implicazioni sull'appalto della bonifica non so cosa dirle, adesso sono a un convegno a Roma». Antonio Bonanno, sindaco di Biancavilla, sembra ignorare la questione che lega l'indagine per reato ambientale ai requisiti di onorabilità, professionalità e moralità necessari per l'esecuzione di un appalto pubblico. Eppure ci sono sentenze del Consiglio di Stato, pareri dell'Autorità nazionale anticorruzione (Anac) che, al di là della presenza o meno nel bando dell'obbligo di comunicazione dei carichi pendenti (che noi, probabilmente per nostra colpa, non siamo riusciti a individuare nel documento, ndr) remano nella direzione di considerare anche solo i gravi indizi di reato come causa sufficiente per l'esclusione dall'appalto. Una questione che rischia di arrestare il processo di bonifica nella cava piena di fluorodenite. Ma facciamo un passo indietro.

Inoltre, si legge in un altro parere dell'Autorità di marzo 2022, «spetta alla stazione appaltante l’obbligo di verificare che il possesso di tali requisiti sia continuativo perché, secondo quanto stabilito dall’articolo 80 comma 5 lettera c) del codice appalti, la stessa stazione appaltante esclude dalla gara un operatore economico colpevole di gravi illeciti professionali, tali da rendere dubbia la sua integrità o affidabilità».

Nel perseguire la strategia colonialista, il nipote del cavaliere non è da solo. A coadiuvarlo ci sono altri soggetti, due in particolare: Giuseppe Santangelo e Daniela Pisasale. Santangelo è nell'amministrazione di quattro società dell'impero Rendo. Con lui gestisce Rem srl, la società con sede legale in viale Terracati, a Siracusa; è amministratore unico di Eco Ambiente Italia srl che, nella stessa sede di Rem, si occupa dello smaltimento dei rifiuti non pericolosi; inoltre ricopre la stessa carica nell'Ex Cem srl - la società con cui Rendo, prima con Rem e poi con quest'ultima, ha acquisito l'ex cementificio di via Domenico Tempio -, e in Biometan srl, che ha un socio unico: la Rem srl; e un amministratore unico: sempre Santangelo.

Biometan, al momento inattiva, è stata costituita lo scorso luglio e parrebbe voler essere la prosecuzione dell'attività di igiene urbana svolta da Rem e da Eco Ambiente Italia a Siracusa, ma con qualcosa in più: il basso impatto ambientale ed ecosostenibile. Il condizionale è d'obbligo perché l'atto di conferimento dell'azienda datato agosto 2023 - di cui Rem è cedente e Biometan cessionario - è sottoposto a condizione sospensiva. Che, immaginiamo, consista nei risvolti del procedimento che coinvolge Santangelo e Rendo, accusati di reato ambientale perché, secondo la procura, avrebbero sversato percolato nel fiume Dittaino e, di conseguenza, nel fiume Simeto. Un procedimento il avviso di conclusione indagini è stato notificato pochi giorni fa.

In altri termini: se il processo va bene, Biometan avrà il suo spazio in Rem; se il processo va male, niente impianto. L'azienda, inoltre, sembra essere il risultato della proposta presentata nei primi mesi del 2022 proprio da Rem, per risolvere il problema dello stoccaggio dei rifiuti. L'impianto di combustibile solido secondario (Css) non è altro che un gassificatore che costituisce l'ampliamento del complesso aziendale di Realizzazione e montaggi allo scopo di creare combustibili bio, e quindi energia, attraverso la combustione dei rifiuti. Tra i quali anche la plastica, in quel processo che di bio non avrebbe proprio nulla. Una soluzione a un problema che rischia di crearne un altro.

Il controllo diretto di Rendo: il Consorzio stabile nazionale ambiente, Eco ambiente, Psaila ambiente ed Ecoin

Al blocco Palma 2, in via Cosmo Mollica Alagona, al centro della zona industriale etnea, svettano due palazzoni, uno accanto all'altro. Al centro ci sono due ingressi nei cui cancelli compaiono due scritte a caratteri cubitali: a sinistra Ecoin e a destra Rem, come a identificare due diverse aziende. Diverse, ma vicine. Su uno dei muri perimetrali dell'edificio, in corrispondenza dell'ingresso di Rem, spunta una croce a otto punte: è il simbolo dell'ordine dei cavalieri di Malta. Le due grandi strutture, in realtà, costituiscono la sede legale del Consorzio stabile nazionale ambiente, il gruppo di società prima avente sede legale a Roma che, a marzo del 2022, è stato trasferito a Catania.

Il consorzio è costituito, tra srl e spa, complessivamente da undici società. Oltre alla Rem di Rendo - che del Consorzio detiene il 72 per cento delle quote, pari a circa 15mila euro -, ed Ecoin, che ha il 2,5 per cento ed è amministrata da Gaetano Caruso, ci sono altre nove società che si spartiscono il residuo 28 per cento nella misura di poco più del due per cento ciascuna. Tra queste ci sono Rigenia ed Eco Ambiente Italia che gestiscono lo smaltimento dei rifiuti, pericolosi e non, rispettivamente in contrada San Cusumano, ad Augusta e in viale Teracati, a Siracusa in cui ha sede legale Eco Ambiente e, come detto, Rem. A Gela a occuparsi di condizioni ambientali c'è Psaila Ambiente, con sede legale in via Diomede. Nella sua ragione sociale compare l'attività di trivellazione e perforazione. Il consorzio detiene anche il 72 per cento di Fontanarossa srl, società in liquidazione che si occupa della fabbricazione di strutture e parti assemblate metalliche.

Il controllo indiretto di Rendo: la cessione di parte dei beni aziendali di Tekno service a Progitec (*Rettificato: Progitec non ha nulla a che fare con il gruppo Rendo)

In un modo o in un altro la longa manus di Rendo arriva anche ad altre ditte di rifiuti. In alcuni casi tramite acquisizioni aziendali e in altri attraverso cessioni di compendi e beni mobili e immobili. Come per Progitec srl, la ditta di Giuseppe Sarpi che si occupa dei servizi di raccolta e spazzamento in diversi comuni pedemontani, tra cui anche quello di Mascalucia. Territorio in cui, peraltro, ha sede legale il gruppo Ciselt, un'altra società del Consorzio Stabile nazionale ambiente, amministrata dalla famiglia Sangiorgi, che tra le sue attività comprende anche la fabbricazione di impianti fotovoltaici. Probabilmente gli stessi di cui si serve Rendo per alimentare i propri impianti di compostaggio.

Dello stesso consorzio, sebbene di riflesso e tramite partecipazioni in altre società controllate dal consorzio, fa parte anche la Tekno service srl. La società con sede legale ad Agrigento si occupa della fabbricazione di strutture metalliche e supporti di diverso genere. Questa detiene la totalità di La Porta industries, che a sua volta, da una parte risulta amministratore unico del vecchio Consorzio nazionale ambiente - quello cancellato nel 2022 a seguito del trasferimento della sede legale da Roma a Catania - e dall'altra detiene il 71 per cento di Lpi Petrusa. Ovvero una delle società partecipata al 28,39 per cento dal Consorzio stabile nazionale ambiente (quello cancellato di cui Rem, l'impresa di Rendo, era società controllante, sebbene il nome di Rendo non apparisse nel cda del consorzio e quello trasferito).

Prima del trasferimento, a ricoprire la carica di presidente del Consorzio c'era Antonio Dionisio. Cambia la sede, cambia il presidente e Rendo ne prende le redini, mettendoci nome e faccia. Per cambiare tutto e non cambiare niente. A non mutare invece è stato il vicepresidente del cda: che era ed è rimasto Carlo Sancio. Nel 2018, cioè due anni prima che il consorzio cambiasse sede legale, la Tekno cede con riserva di proprietà parte del suo patrimonio aziendale a Progitec.

In breve: la ditta di Sarpi opera nel territorio etneo in parte usufruendo di beni aziendali di cui non ha la proprietà perché sottoposti a un patto di dominio riservato. Quest'ultimo esercitato indirettamente dal consorzio con sede legale in via Cosmo Mollica Alagona a Catania, di cui Rendo è, appunto, presidente del Consiglio di amministrazione. Nella stessa via hanno la sede legale Caruso spa, Rem srl, Ecoin e Hub service spa.

Le operazioni immobiliari, Systhema srl, Ex cem: l'operazione cementificio, Caruso spa e l'accusa (decaduta) per mafia

Non solo rifiuti, però. Perché l'impero di Rendo va avanti anche grazie a un'altra famiglia, vicina sia fisicamente che in termini affaristici: la famiglia Caruso. La stessa che gestisce Ecoin. Tra gli interessi di Rendo, infatti, ci sono anche operazioni immobiliari. Che il nipote del cavaliere insegue attraverso Systema srl, Ex Cem e Caruso spa. La prima, che fa parte del consorzio ambiente, si occupa di lavori edili in muratura e cemento armato oltre che di isolanti termici e acustici. Le restanti, invece, legate a Rem ma non al Consorzio, sono al centro di un'operazione commerciale e turistica. O, almeno, così dicono: si tratta della riqualificazione dell'ex cementificio di Italcementi, in via Domenico Tempio, proprio di fronte al Porto di Catania.

L'edificio è abbandonato da tempo e attualmente è la dimora di fortuna di clochard e malviventi. Nonché luogo in cui non di rado si formano cataste di rifiuti. Lo stesso posto che, all'epoca dello sgombero mascherato da operazione pulizia messo in atto dall'ex assessore ai Rifiuti Andrea Barresi con i mezzi della Dusty, gli operatori ecologici e qualche tecnico - tra i protagonisti di quella che è stata una performance teatrale poi smascherata da Cgil e Siciliani Giovani - rivolgendosi ai senzatetto di piazza della Repubblica invitavano a frequentare. Proprio l'ex cementificio, ormai abbandonato a se stesso, è adesso sotto i riflettori per la potenziale conversione dell'immobile in un grande polo logistico, commerciale e turistico. Negli anni l'immobile è passato da Rem all'Ex Cem, società entrambe amministrate da Giuseppe Santangelo.

Ed è proprio qui che occupa il suo posto nell'organigramma la famiglia Caruso. Perché dell'Ex Cem sono proprietari la Caruso spa e l'Hub service spa. Nella prima convergono le partecipazioni di Rita e Salvatore Caruso - che è diventato amministratore dopo le dimissioni di Emanuele Caruso -, rispettivamente nella misura di circa 18 e 82 per cento. Di Hub service, invece, il fratello di Emanuele, Gaetano Caruso è socio al cento per cento. Quest'ultima società controlla al 70 per cento Ecoin. Di cui, come detto, è amministratore sempre Gaetano. Nel passato della famiglia Caruso c'è anche un processo per associazione mafiosa in primo grado, poi convertito in concorso esterno al riesame, per poi finire con la trasformazione dei presunti artefici in vittime di estorsione in Appello e Cassazione. Nel 2004, quando è stata sequestrata la Caruso Spa, secondo gli inquirenti, Emanuele sarebbe stato un affiliato del clan Santapaola. Nei giudizi successivi, però, le accuse non reggono. E nel 2013 l'azienda viene restituita alla famiglia e i Caruso, Gaetano ed Emanuele, vengono prosciolti con formula piena in quanto vittime e non complici.

Giochi e scommesse: la partecipazione minoritaria in Giocabingo srl, la Golden Invest di cui è amministratore unico Grazia Santa Rendo. E la politica

Fino al 2003 Andrea Domenico Rendo deteneva poco più dell'8 per cento di Giocabingo srl, la società partecipata metà e metà da Fingiochi srl e Fin Bingo srl. Tutt'e tre in liquidazione. Della prima, la FinGiochi, sono soci Claudio Capostagno e Alessandro Indovina. Entrambi volti noti nel mondo imprenditoriale etneo, ma anche nelle aule di giustizia. Tra i gestori di due sale bingo: quella di via Caronda, e quello di piazza Alcalà. Stando agli atti giudiziari, a settembre 2009 la GiocaBingo cede il ramo d'azienda Sala Caronda a FinBingo, che a sua volta, a marzo del 2013 lo ricede alla Gold Star 2013. Questa è solo parte della ricostruzione dell'inchiesta per la presunta bancarotta fraudolenta che nel 2015 portò al sequestro delle due sale bingo.

Oggi non sembra essere cambiato granché. Infatti, sempre nel 2013, di Giocabingo era socio al 50 per cento la Golden Invest srl. Una holding di partecipazioni, di cui oggi risulta amministratore unico la zia di Andrea Domenico, Grazia Santa Rendo. Che condivide a metà con la Fin Bingo la proprietà di un'altra società: la Sirio srl, anch'essa in liquidazione. A gestire le operazioni liquidatorie per entrambe le società è Ascenzio La Rocca. Se vogliamo, in questo grande palcoscenico che è Catania, in cui Rendo è sicuramente uno dei protagonisti dello spettacolo, Indovina sembra interpretare la parte di chi gestisce eventi, sport, scommesse e beneficienza. Delegato da Rendo o meno, non è dato sapere. Né interessa. Almeno per il momento.

Tra le cariche cessate di Indovina ci sono i ruoli nei cda di Mercati generali, la società che gestisce la discoteca sulla Catania-Gela; di Alcalà Immobiliare, che avrebbe dovuto occuparsi della demolizione dell'ex Palazzo delle Poste - ironia della sorte, costruito proprio dalla ditta di un altro cavaliere dell'apocalisse mafiosa: il cavaliere del Lavoro Francesco Finocchiaro -, e della costruzione della cittadella giudiziaria. Ma Indovina è stato anche presidente del cda di Ymca, la fondazione in cui compariva un altro personaggio noto alle cronache locali: Emiliano Abramo, presidente della Comunità di Sant'Egidio e pretendente mancato alla poltrona da sindaco di Catania con il Pd. Prima che a prendere il suo posto fosse il non eletto Maurizio Caserta.

Quella strana coincidenza sugli indirizzi: il collegamento con Dedalus spa

Questa è l'evoluzione del quadro societario dopo l'operazione labirinto del 2015. Il nome con cui è stata definita l'indagine portata avanti dalla procura di Catania sembra una strana coincidenza. A guardare infatti gli indirizzi delle sedi legali, Golden Invest ha sede al civico 39 di viale Artale Alagona. A questo indirizzo, però, non corrisponde la sede della società che si occupa di assunzioni di partecipazioni, ma quella di Dedalus spa, società informatica che si occupa della digitalizzazione dei sistemi sanitari pubblici e privati. Non ultimo, quello della Regione Puglia. Dedalo, nella mitologia greca, è il costruttore del labirinto di Creta. E il cerchio si chiude. Davvero.

*Aggiornamento del 16 novembre 2023 alle ore 10.24
Progitec non ha nulla a che fare con il gruppo Rendo. Nel paragrafo "Il controllo indiretto di Rendo: la cessione di parte dei beni aziendali di Tekno service a Progitec" abbiamo commesso un errore: la Tekno Service che ha ceduto un proprio ramo d'azienda a Progitec ha sede legale a Torino e non ad Agrigento come invece la Tekno del gruppo Rendo. Rendo e Progitec, quindi, non hanno alcun tipo di rapporto contrattuale in essere.

Torna in alto