Legambiente e Vvf: «Roghi dolosi, Regione inerte». Replica: «Per noi sono colposi»
«Il dato preoccupante è che ancora molti Comuni del Catanese non risultano in regola con l'aggiornamento del catasto comunale delle aree percorse dal fuoco». Viola Sorbello, presidente provinciale di Legambiente, evidenzia al Pezzo Etneo il ritardo di molti enti comunali nel redigere e aggiornare il catasto degli incendi. Ovvero il registro che elenca, anno per anno, luoghi e date del divampare delle fiamme e censisce i terreni colpiti dai roghi. Un onere appositamente previsto dalla legge e funzionale a un'altra esigenza - prevista dalla medesima normativa - consistente nell'impossibilità prevista per i terreni colpiti dalle fiamme di «avere una destinazione diversa da quella preesistente all'incendio, per almeno quindici anni, fatta eccezione - è il tenore della normativa - per la costruzione di opere pubbliche necessarie alla salvaguardia della pubblica incolumità e dell'ambiente». Una disposizione che tende a prevenire il rischio che la mano della criminalità organizzata, mafiosa e non, possa procedere a bruciare i terreni per assecondare propri interessi di natura edilizia.
«Il 31 luglio è scaduto il termine per l'aggiornamento dei catasti relativi agli incendi dell'anno precedente e, tra gli altri, anche il Comune di Catania non ha provveduto all'obbligo imposto dalla legge». Una circostanza che dimostra ancora una volta come il Comune etneo non brilli certo per prevenzione e manutenzione. Il tema assume particolare importanza se si considerano i due mesi di fuoco cominciati a luglio e forse terminati pochi giorni fa in quella che è stata una stagione estiva relativamente tranquilla a giugno, che si è però poi trasformata in apocalittica a luglio con le fortissime ondate di calore che hanno devastato la provincia di Catania.
La politica, la prevenzione, i cumuli di rifiuti e il cronoprogramma fantasma
La politica, dunque, non è esente da colpe riguardo la mancata prevenzione. Causa principale del divampare delle fiamme che, come confermano Legambiente e il comando provinciale dei vigili del fuoco «si tratta di incendi al 90 per cento dolosi». Oltre al tardivo o mancato aggiornamento del catasto degli incendi, in termini di prevenzione si registra anche la carenza del servizio di scerbamento e pulizia di spazi pubblici, rotatorie, parchi e aree naturali. Sul punto l'assessore all'Ambiente Salvatore Tomarchio, interpellato da questo giornale, sostiene che «dall'insediamento è stato fatto già tanto, soprattutto nelle aree del quartiere San Giorgio, con la redazione di un cronoprogramma già in buona parte eseguito ma di cui non ho copia». Non resta che chiedere all'assessore alle Manutenzioni Giovanni Petralia. Che smentisce Tomarchio sulla natura scritta del documento e spiega che ci sono solo delle «tappe già completate e altre da effettuare la prossima settimana». Insomma c'è anche questo al Comune di Catania: scaricabarile, balle spaziali e politichese. E su questo - non sulle balle spaziali, ma sul cronoprogramma fantasma - ci riserviamo di dedicare un approfondimento la prossima settimana.
Alle difficoltà derivanti dalla mancata prevenzione si aggiunge l'abbandono costante dei rifiuti. «Il fenomeno oltre a creare problemi sanitari e incidere sul decoro, sulla bellezza dei territori, sull'economia e sul turismo - spiega Sorbello -, costituisce una miccia per la propagazione degli incendi. Per la Sicilia si parla di circa un migliaio (aggiornamento*) di incendi dolosi e a luglio sono state coinvolte abitazioni, strutture ricettive, siti archeologici e le persone sono state fatte evacuare. «Si deve lavorare sulla prevenzione oppure sulla sollecitazione dei proprietari dei terreni a tenerli puliti, in quanto le sterpaglie secche sono una sorta di miccia che porta gli incendi a espandersi e coinvolgere le aree verdi e Catania purtroppo è tra i Comuni che hanno fatto poco o niente».
Anche la prevenzione (più che la rimozione) dei cumuli di rifiuti sparsi per le vie della città, a dire dell'assessore, costituirebbe oggetto del cronoprogramma in via di realizzazione che, come soluzione, prevede l'installazione di «microcamere mobili per cercare di stare dietro alla migrazione delle discariche abusive». Ovvero il fenomeno per cui una discarica abusiva appena rimossa - «complice anche l'inciviltà dei pendolari», precisa Tomarchio - si riformerà da un'altra parte. Per la rimozione dei cumuli - secondo le disposizioni del capitolato d'appalto settennale - si deve attuare una distinzione tra microdiscariche e macrodiscariche. La rimozione di queste ultime - spesso create vicino ad aree verdi e parchi naturali - non è prevista nell'appalto settennale dei rifiuti. Esemplificando: se il Comune dovesse chiamare Gema (nel caso del Lotto centro) per eliminare una vasta discarica abusiva, dovrebbe pagare uno straordinario rispetto al valore dell'appalto. Un surplus, dunque, che peraltro decide discrezionalmente la stessa azienda dei rifiuti che ha già l'appalto. Assessore, se lei fosse stato in giunta ai tempi della formulazione del bando, lo avrebbe fatto così questo appalto? «Diciamo che ci sono dei problemi di organizzazione nell'effettuazione del servizio, ma mi deve fare litigare per forza?».
La mappatura degli incendi su base provinciale e l'aggiornamento del catasto
Nella provincia di Catania dall'1 luglio sono stati censiti 970 incendi dal Corpo forestale regionale. Se su base regionale si ha già un numero certo dei roghi divampati - calcolo effettuato dalla stessa Regione Siciliana, in provincia, stando ai dati diramati del corpo forestale di Catania (che comprende, tra gli altri, i comuni di Aci Catena, Aci Castello, Catania e il versante Sud di Belpasso), si sono registrati 43 incendi. Tutti ancora da censire al catasto comunale degli incendi previsto in ogni comune. Un obbligo che la legge nazionale numero 353 del 2000 addossa agli enti comunali. L'ultimo aggiornamento del catasto del Comune di Catania risale al 2021 quando il Consiglio comunale, convocato dal presidente Sebastiano Anastasi, approva il censimento degli incendi del 2017. Situazione, questa, non dissimile da altri Enti comunali della provincia. Per questo Palazzo d'Orleans, ad agosto, ha nominato i commissari straordinari che sostituiranno 147 amministrazioni inadempienti. A prendere le redini di Palazzo degli Elefanti è stato Giuseppe Petralia, nominato commissario straordinario anche in altri 16 Comuni. Abbiamo provato a contattare il commissario per conoscere la data della seduta, senza però ricevere alcuna risposta. «Aspettiamo che il commissario convochi la seduta del senato cittadino per approvare cinque anni di arretrati - spiega a questo giornale l'assessore alla protezione civile Alessandro Porto -, fino a ora non abbiamo ricevuto nessuna comunicazione».
Chi è Giuseppe Petralia
Specialista di Enti locali, il suo curriculum pullula di incarichi. Circa trent'anni passati nei palazzi istituzionali. È funzionario del dipartimento dell'assessorato alle Autonomie locali e Funzione Pubblica dal 1997. Nel 1999 è stato inserito nell'ufficio ispettivo dello stesso assessorato. Da allora incarico, dopo incarico, ha ricoperto il ruolo di commissario straordinario in diversi Comuni, tra i quali il Comune di Piralno, in provincia di Messina, il Libero Consorzio comunale di Messina, al Comune di Polizzi Generosa, in provincia di Palermo e il Comune di Racalmuto, in provincia di Agrigento. Ma è anche il commissario ad acta nominato dalla Regione a gennaio 2022 per presiedere la Conferenza metropolitana (l'ex provincia di Catania), dopo la sospensione dalla carica di sindaco e presidente della Conferenza metropolitana di Salvo Pogliese, per effetto della legge Severino in virtù della condanna in primo grado per peculato. Insomma un commissario in pectore che, nella sua carriera, si è occupato anche e soprattutto di bilanci, ma a quanto pare non di incendi.
La posizione della Regione
«Quest’anno abbiamo avuto a disposizione 120 mezzi disposti dal precedente governo, ma abbiamo dato l'input al comando del Corpo forestale all'acquisto di nuovi mezzi a seguito di una riunione convocata dal presidente Schifani», commenta a questo giornale l'assessore regionale all'Ambiente Elena Pagana. «Contiamo di pubblicare il nuovo bando entro l'anno, dopo la conclusione delle verifiche sui vari capitolati di bilancio». Al contempo, Pagana si smarca da qualunque tipo di responsabilità attribuibile alla Regione su quello che si può definire il caos incendi in Sicilia. «Abbiamo un piano antincendio e lo abbiamo aggiornato con sei mesi di anticipo, mentre per la carenza di personale in occasione della visita del ministro per gli Affari esteri e vicepresidente del Consiglio Antonio Tajani, il presidente Schifani ha chiesto la possibilità di nuove assunzioni per agenti del Corpo forestale».
I danni alla biodiversità fanno anch'essi la loro parte e la Regione si sta muovendo anche attraverso la realizzazione di un censimento per capire il loro valore. «C’è stato un elevato numero di incendi colposi - sostiene l'assessore contrariamente a quanto affermato da Legambiente - e bisogna vedere anche quanto siano rispettate le ordinanze sindacali». Ovvero i provvedimenti dei sindaci che intimano ai cittadini di effettuare lo scerbamento e la rimozione delle sterpaglie nei terreni di proprietà privata. «Stiamo facendo un censimento per capire i danni alla biodiversità nelle aree protette - afferma - ma dalla campagna antincendio abbiamo potuto tastare con mano che il sistema ha retto, grazie anche alle convenzioni con vigili del fuoco e protezione civile. Di certo, devo sottolineare che la forza del vento mai vista in 30 anni ha accentuato le difficoltà di spegnimento degli incendi».
Lo sciopero dei vigili del fuoco
Mentre le indagini sui roghi proseguono, nessuno è in grado di fornire un elenco preciso di luoghi e date degli incendi. La Regione sostiene che si tratti di incendi colposi, mentre vigili del fuoco e società civile propendono per il carattere doloso. Nel frattempo le risorse economiche destinate a pompieri e corpo forestale scarseggiano. Da una parte, secondo Legambiente, «la Regione dovrebbe assumere più operai forestali e procedere all'acquisto di nuovi mezzi». Dall'altra, il sindacato Usb dei vigili del Fuoco, oggi ha manifestato davanti la caserma dei pompieri di via Cesare Beccaria, con un sit-in di protesta in cui ha chiesto più attenzione alle esigenze di chi è sempre in prima linea. «La Sicilia ha una carenza di personale di oltre 300 unità nei vari comparti - è la posizione del coordinatore regionale della sigla Carmelo Barbagallo -, abbiamo diverse sezioni navali a rischio chiusura e soffriamo di gravi carenze di organico». Solo a Catania, conclude, «mancano 14 unità di personale specializzato sommozzatore».
Aggiornamento del 7 settembre alle ore 23.43
Il numero di incendi in Sicilia non ammonta a circa mille roghi, ma è nettamente superiore: pari a circa seimila su tutto il territorio regionale