Debacle progressista, il problema non è l’affluenza ma la presenza sul territorio
In provincia di Catania, su 19 Comuni al voto, il centrosinistra riesce a espugnare solo Viagrande con Salvatore Faro e Santa Venerina con Santo Raciti. Si avvicina alla poltrona da sindaco ad Aci Sant'Antonio dove Quintino Rocca se la vedrà al ballottaggio con Giuseppe Santamaria. Per il resto è una debacle su tutti i fronti. L'affluenza non ha remato a favore, soprattutto al Comune di Catania dove si è fermata al 52 per cento, ma nella maggior parte dei centri etnei è andata oltre, in alcuni casi sfiorando e persino superando il 70 per cento. In molti di questi Comuni, i progressisti non hanno espresso nemmeno una candidatura. Per quelle espresse, in alcuni casi, si è trattato di candidature al fotofinish, decise a un mese dalla corsa alle urne. Forse troppo tardi per potere affrontare una campagna elettorale. In queste ore, però, dopo la sconfitta plateale di Maurizio Caserta, la sinistra si appella all'affluenza. Ma il vero problema è la presenza sul territorio: i circoli del Partito democratico non esistono più e i vecchi meetup grillini appartengono al passato. Così Pd e cinque stelle continuano a perdere voti e favorire il centrodestra. La divisione della coalizione progressista in molti comuni alle pendici dell'Etna, dove il partito democratico ha corso con Fratelli d'Italia, di certo non aiuta. I sindaci eletti a Catania (a spoglio non ancora concluso) e in provincia.
A Catania Enrico Trantino lascia ai nastri di partenza Maurizio Caserta. A spoglio non ancora completato il candidato del centrodestra sfiora le 80mila preferenze. Circa 50mila in più del docente di Unict che avrebbe dovuto ricompattare il centrosinistra. E che, invece, si avvia verso i 30mila voti. Mancano ancora poco meno di quaranta sezioni per completare le operazioni di scrutinio per consiglieri comunali e liste. La soglia di sbarramento è al cinque per cento. Dai primi dati sembrerebbe che a entrare a sala Verga siano solo le liste a sostegno dei due principali sfidanti: tutte le liste a sostegno di Trantino e solo due (Pd e M5s) per i progressisti. Sfugge invece l'occasione per Sud chiama Nord, lista di Cateno De Luca a sostegno di Gabriele Savoca (che al momento raggiunge il quattro per cento), di ottenere una poltrona in Consiglio comunale. Restano fuori Lanfranco Zappalà, Giuseppe Lipera, Giuseppe Giuffrida e Vincenzo Drago.
Dati definitivi in provincia
Se al Comune di Catania l'affluenza non raggiunge il 40 per cento, a Gravina invece si è recato a votare oltre il 60 per cento della popolazione residente. Su circa 22mila aventi diritto al voto, sono andati alle urne 13.328 persone. A spuntarla è stato il sindaco uscente di Fratelli d'Italia, Massimiliano Giammusso, sostenuto, oltre che dai meloniani, anche da Partito democratico, Sud chiama Nord e Lega. È stato riconfermato con oltre novemila preferenze, con un netto distacco dal competitor Rosario Condorelli, candidato di Angelo Villari in corsa con autonomisti e centristi. L'ex vicesindaco ottiene solo duemila preferenze. Poco più di 500 preferenze per Stefano Longhitano, consigliere comunale e candidato sindaco del Movimento cinque stelle, che perde la poltrona da consigliere comunale. Un risultato scontato quello raggiunto da Giammusso. A sorprendere invece è il risultato di GravinaAttiva, lista a sostegno di Giammusso afferente al presidente del Consiglio comunale Claudio Nicolosi, riferimento del segretario regionale del Partito democratico Anthony Barbagallo, che ha superato le mille preferenze.
Al comune di Mascalucia hanno votato quasi 16mila persone su circa 26mila aventi diritto al voto. Come per Gravina anche qui a spuntarla è stato il sindaco uscente. Enzo Magra, riferimento del leghista Luca Sammartino, ha ottenuto poco più di novemila preferenze, sfiorando il 60 per cento dei voti e superando Salvatore Maugeri, che ottiene poco più di tremila voti (circa il 22 per cento) di oltre cinquemila preferenze. Francesco D'Urso Somma, candidato di Fratelli d'Italia ne prende solo duemila. Fanalino di coda è il candidato del Movimento cinque stelle Sebastiano Catania, per lui solo 524 voti.
A Camporotondo Etneo hanno votato più di duemila persone su quattromila aventi diritto al voto, pari al 73 per cento. A sfidarsi erano Filippo Rapisarda, candidato del centrodestra nella lista Èvviva Camporotondo e Giuseppe Cardillo, autonomista espressione di Liberi e forti per Camporotondo. A spuntarla per una manciata di voti superando il 51 per cento delle preferenze è stato Rapisarda. Cardillo si è invece fermato al 48, 4 per cento.
Nel comune di San Gregorio, in cui si è recato a votare il 53 per cento degli aventi diritto, vince la Lega con Sebastiano Sgroi, espressione del vicepresidente del governo Schifani Luca Sammartino, che sfiora le quattromila preferenze contro le tremila ottenute da Eleonora Suizzo, la candidatura nata dal progetto civico che vedeva insieme Fratelli d'Italia e Partito democratico.
Ad Acireale ha votato il 66 per cento degli aventi diritto. Nel centro in cui Fratelli d'Italia si è divisa su tre candidati sarà ballottaggio tra l'ex sindaco Roberto Barbagallo (sostenuto da Dario Daidone) che sfiora il 35 per cento delle preferenze, pari a circa diecimila voti, e Nino Garozzo (sostenuto da Salvo Pogliese) che con circa settemila preferenze raggiunge il 27 per cento. Così si attende l'11 e il 12 giugno per il via del secondo turno. Fuori al primo turno invece Nino Nicotra (quasi seimila preferenze), candidato di Forza Italia, Mpa e dalla corrente di Fratelli d'Italia di Gaetano Galvagno e il candidato del centrosinistra Francesco Fichera, espressione di Pd e Sinistra italiana, che con circa cinquemila voti non raggiunge il 17 per cento. Il secondo turno, dunque, si giocherà in casa FdI. Rimasto fuori Nicotra, il presidente dell'Ars è obbligato a convergere su uno tra Garozzo e Barbagallo. Considerato il diktat di Giorgia Meloni nel convergere su candidati con la fedina penale pulita, Barbagallo non sarebbe la scelta più opportuna.
A Riposto si sono recati alle urne circa ottomila elettori su 13mila aventi diritto al voto. Davide Vasta, candidato di Cateno De Luca, con 4.187 preferenze supera il 50 per cento ed è il nuovo sindaco della cittadina sulla costa ionica. La competitor Claudia D'Aita resta indietro di circa cinquecento preferenze.
Cono Calaciura con 831 preferenze è il nuovo sindaco di San Cono, dove è andato a votare il 44,53 per cento degli elettori. Perde per soli sette voti Salvatore Barbera che ottiene 824 preferenze sfiorando il 49,8 per cento. Entrambi di centrodestra.
A Sant'Alfio, dove a recarsi alle urne è stato circa il 60 per cento degli elettori, a guadagnare la fascia tricolore è Alfio La Spina, candidato sindaco del centrodestra che, con oltre settecento voti lascia ai box il sindaco uscente Alfio Caltabiano, espressione del centrosinistra.
A Valverde su circa seimila aventi diritti al voto si sono recati alle urne in quattromila. Ovvero il 66 per cento degli elettori. I candidati Angelo Spina - già spesosi per le Regionali e sostenuto da Democrazia cristiana e Forza Italia - e Rosario Scandurra del centrosinistra, cedono agli oltre 1.800 voti ottenuti da Domenico Caggegi, espressione del centrodestra e nuovo sindaco del Comune pedemontano.
A Viagrande, alle urne si è recato il 61,7 per cento degli elettori. È valanga di preferenze per Salvatore Faro, ingegnere di professione ed ex capo della direzione ambiente del proprio Comune, espressione del centrosinistra, che con il 65,5 per cento dei voti e 2.990 preferenze è il nuovo sindaco di Viagrande. Seguono Piero Coco con il 16,1 per cento e 737 preferenze e Oscar Licciardello, uomo della segreteria Pogliese, che con 635 preferenze sfiora il 14 per cento. Non ce la fa Rosario Vinciullo che con circa 200 preferenze non raggiunge nemmeno il cinque per cento.
A Belpasso con il 53 per cento e oltre ottomila voti Carlo Caputo, candidato di Fratelli d'Italia, è il nuovo sindaco di Belpasso dove a votare sono stati 23mila su cinquantamila aventi diritto. Seguono Salvatore Licandri che sfiora i seimila voti raggiungendo il 38 per cento degli elettori, Lucio Piana con 910 preferenze e Danilo Rossetti, del Movimento cinque stelle con 325 preferenze.
Nel comune di Biancavilla l'affluenza è stata del 63 per cento, cioè 13mila votanti su 21mila iscritti alle liste elettorali. A spuntarla è stato il sindaco uscente Antonio Bonanno, del centrodestra che, con oltre 11mila voti, pari all'81 per cento delle preferenze, è il nuovo sindaco. Fermo, invece, al 18 per cento lo sfidante Andrea Ingiulla che ottiene poco più di duemila voti.
A Castel di Iudica ci sarà uno Strano bis. L'ex meloniano e sindaco uscente Ruggero Strano, in questa tornata sostenuto dall'ex assessore autonomista a Catania Alessandro Porto e dall'onorevole Ars, adesso sindaco di Taormina, Cateno De Luca, è stato riconfermato con il 51,8 per cento delle preferenze pari a 1611 voti. Circa cento in più di quelli ottenuti dalla sfidante Giusy Basilotta, candidata nella coalizione formata da Fratelli d'Italia e Partito democratico.
Nel comune di Mineo tra i tre candidati alla poltrona da sindaco a spuntarla è stato Giuseppe Mistretta, sostenuto da Fratelli d'Italia, Forza Italia e Partito democratico. Supera di circa seicento voti il candidato autonomista Paolo Ragusa che si ferma al 35 per cento e di oltre mille voti il candidato civico Giovanni Amato. Mistretta ha conquistato la fascia di primo cittadino con 1637 voti superando il 55 per cento.
A Maletto, in quella che è stata una delle sfide più combattute della provincia, si è recato alle urne il 51 per cento degli elettori. Il sindaco uscente Giuseppe De Luca non ce l'ha fatta, raggiungendo il 31,8 per cento, pari a poco più di 800 preferenze. Che non bastano a guadagnare un secondo mandato. La fascia tricolore va invece a Giuseppe Capizzi che ottiene circa cento voti in più di De Luca, sfiorando il 40 per cento. Segue Antonio Mazzeo, espressione di Risorgi Maletto con poco più di 700 preferenze.
Incoronazione per Ignazio Puglisi, al suo terzo mandato da sindaco di Piedimonte Etneo. È stato eletto con circa il 55 per cento dei voti, pari a 1419 preferenze. Circa dieci punti percentuali in più rispetto a quanto ottenuto dallo sfidante Giuseppe Pidoto.
Nel comune di Santa Venerina su circa settemila elettori, sono andati alle urne cinquemila persone, pari a quasi il 67 per cento degli aventi diritto al voto. L'inquilino di palazzo comunale sarà Santo Antonio Raciti, del centrosinistra, che è stato eletto con 2.534 voti pari al 51 per cento succederà a Salvatore Greco. Duecento preferenze in meno, invece, per Sandra Patanè che non raggiunge il 50 per cento delle preferenze.
Sui cinque candidati a sindaco ad Aci Sant'Antonio si andrà a ballottaggio: Quintino Rocca, del centrosinistra, con il 33 per cento delle preferenze, pari a oltre tremila voti sfiderà Giuseppe Santamaria, del centrodestra, i prossimi 11 e 12 giugno. A seguire Antonio Di Stefano, Antonio Scuderi e Gabriele Finocchiaro.