Demanio marittimo: «Su quell’area non abbiamo dato nessuna concessione»
In viale Kennedy, proprio di fronte alla spiaggia libera numero 2, c'è una striscia di terra che negli anni tra concessioni, riordini fondiari e frazionamenti è stata utilizzata dal Comune come parcheggio a servizio dei bagnanti del litorale pubblico. Si tratta della particella catastale 2130, un'area di settemila metri quadri di cui tremila sono stati adibiti a parcheggio anche nell'ultimo appalto quinquennale relativo alla gestione delle spiagge libere. È la zona limitrofa all'ex area Trombetta - dal nome del privato, Angelo Trombetta - al quale, almeno fino al 2020, è stata affidata la gestione della sosta in mille metri quadri al servizio del lido Roma. Poi, complice l'assenza del Piano di utilizzo delle aree demaniali marittime (Pudm) e quanto stabilito dalla direttiva Bolkestein, qualcosa è cambiato. A Trombetta non sono state affidate più concessioni e sulla striscia di asfalto è stata improvvisata una linea di confine realizzata con blocchi di cemento.
Accanto a quest'area, ormai inutilizzata, sorge il parcheggio della spiaggia libera numero 2. Che, più o meno dal 2020, è diventata una discarica abusiva. Copertoni, divani, materiale di risulta: c'è proprio di tutto. Ma di bonifiche nemmeno l'ombra. Ed è così che quel terreno è diventato terra di nessuno e luogo di incontri notturni. Secondo quanto appreso da Il Pezzo, la particella 2130 è di proprietà del demanio regionale. Conseguentemente, così come per l'ex area Trombetta, ogni trasferimento, utilizzo o attività di gestione dell'area deve passare proprio da questi uffici. Cosa che, a quanto pare, non è avvenuta per tutte le operazioni effettuate su quel fondo.
Da qui sorgono due interrogativi: a chi spetta la competenza a bonificare l'area dai rifiuti? E come ha fatto il Comune a inserire tremila metri quadri di un terreno non suo, la particella 2130 appunto, senza vantare diritti di proprietà e nemmeno concessioni? Chiarimenti che abbiamo chiesto a entrambe le parti in gioco. Se il demanio non ha evitato le domande, dal Comune di Catania, in particolare l'ufficio al Patrimonio retto da Marina Galeazzi, sebbene abbia richiesto i documenti in nostro possesso per valutare e rispondere alle nostre domande, dopo più di un mese a questo giornale non è pervenuto alcun chiarimento. Così ci si accontenta della ricostruzione documentale e di quanto esplicitato dal demanio marittimo.
«Anche se l'area è nostra, il costo dell'intervento ricade sulla Regione ma la bonifica deve essere effettuata dal Comune che poi dovrà richiedere al demanio la corresponsione di quanto speso per effettuare il servizio e noi rimborseremo l'intervento», sostiene il direttore del demanio marittimo Antonino Lo Dico. «Oggi quell'area non si può ridare in concessione - afferma Lo Dico -, perché non c'è un Pudm». A mettersi di traverso è la direttiva Bolkestein. «La legge impone che le concessioni devono conformarsi al Piano demaniale marittimo, ma non essendo ancora in vigore, sarebbe impossibile parametrare i requisiti di una concessione su un atto che non esiste».
In altri termini: qualunque affidamento in concessione è illegittimo. «Per questo su quel terreno non c'è e non può esserci una concessione», conclude Lo Dico. La domanda alla quale gli uffici del Patrimonio non intendono rispondere è: come ha fatto il Comune a inserire un parcheggio in un appalto senza avere alcun titolo per disporne? In quell'appalto di cui, peraltro e come scrive LiveSicilia, a ottobre 2022 è stata avviata la risoluzione per inadempimento? Domande, queste, le cui risposte rimarranno all'interno degli uffici comunali.