Gli anni delle stragi, la fondazione di Sicilia libera e la parentesi Forza Italia
«Scendo in campo e la mia è una candidatura laica senza ideologie politiche perché i problemi di ogni città, e di Catania in particolare che è distrutta, non sono né di destra né di sinistra». Giuseppe Lipera, 'il principe del foro' di Catania, legale di personaggi come Bruno Contrada, capo della polizia di Palermo e poi al Sisde (gli ex servizi segreti italiani), Nino Santapaola e Antonino Speziale, si candida a sindaco di Catania. L'annuncio è arrivato nei giorni scorsi attraverso le pagine de La Sicilia, per poi rimbalzare su diverse agenzie. Avvocato penalista di professione, nutre un «amore per il giusto e per il vero», sottolinea sulla descrizione del suo profilo Facebook. Per poi precisare: «Questo dopo 42 anni che indosso la toga». Ma, a onor del vero, è anche il legale che assiste gli sfollati di via Castromarino, dopo il crollo dell'edificio causato dai lavori per la realizzazione della tratta della metropolitana Stesicoro-Palestro.
Non solo aule di giustizia, però. Per Lipera la politica non è una novità, ma è anche una questione di famiglia. Il figlio Piero, avvocato pure lui, è il portavoce del cereo degli ortofrutticoli e fondatore dell'associazione universitaria ControCampus. Nell'ultima competizione regionale, si è candidato tra le fila della Dc, ottenendo 2.843 preferenze. Che, però, non sono bastate a conquistare lo scranno da consigliere regionale. Stando così le cose, non risulta difficile immaginare quale possa essere il bacino di voti a cui attingere per far sì che Giuseppe Lipera conquisti la poltrona da primo cittadino.
Gli anni delle stragi, la fondazione di Sicilia Libera e Forza Italia
Il nome di Lipera senior si legge in diversi articoli di giornale da molto tempo prima che decidesse di candidarsi a sindaco di Catania. Di quei pochi giornali che hanno seguito il processo sulla Trattativa Stato-Mafia - sebbene Lipera, lo precisiamo, non risulta mai stato indagato o coinvolto - svoltosi in una deserta aula bunker del Palazzo di giustizia di Palermo che, per la prima volta, ha visto alla sbarra ex esponenti delle istituzioni e di Cosa Nostra insieme. C'è Marcello Dell'Utri, tre ex ufficiali del Ros dei carabinieri e un colonello. Per capire il motivo per il quale il suo nome viene citato diverse volte, bisogna fare un salto nel passato di almeno venti anni e tornare ai tempi in cui a combattere la mafia c'erano Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. E Cosa nostra godeva del sostegno della Democrazia cristiana.
Un supporto che, però, crolla quando la Dc non asseconda più gli interessi della mafia siciliana a Roma e l'onorevole Salvo Lima viene ammazzato. Poco dopo, tra il '92 e il '94, prima che Silvio Berlusconi fondasse Forza Italia che, parole di Berlusconi, «senza Dell'Utri non sarebbe mai nata», Cosa Nostra su input del capo dei capi Bernardo Provenzano, cerca di fare politica da sé. E così in Sicilia cominciano a nascere i primi partiti indipendentisti: le Leghe del Sud. Tra queste c'è Sicilia Libera, partito nato il 28 ottobre del 1993, tra i cui fondatori risulta anche il nome di Giuseppe Lipera, capo della segreteria, affiancato dal responsabile palermitano Nino Strano. Il primo confluirà in Forza Italia, il secondo in Alleanza nazionale. Quest'ultimo è stato eletto alla Camera alle Politiche del 2001, è stato candidato alle Provinciali a gennaio del 1994 con il simbolo della Lega Sicilia libera, variante etnea del movimento che, secondo l'inchiesta portata avanti dal magistrato Roberto Tartaglia (poi archiviata, ndr), era finanziato dagli imprenditori Costanzo e aveva in Nitto Santapaola l'ispiratore.
L'attività politica
«È il momento che i ricchi e i nobili, anche se io non li conosco, si abbraccino con il popolo catanese per fa rinascere questa città», è tra gli slogan di Lipera che nel 1988 fra le fila del Partito radicale prese il posto di Marco Pannella come consigliere comunale a Palazzo degli Elefanti. Nel 1991 fonda il Movimento popolare catanese, con cui porta avanti la battaglia per la costruzione del Ponte sullo Stretto. Nel 1993 il movimento chiude i battenti. Il 1995 è l'anno dei convegni. Prima Le libertà del cittadino tra giustizia e politica, poi un altro sulle Vittime della Giustizia. Gli eventi godono del più ampio risalto istituzionale a cui partecipano tanti volti azzurri e Vittorio Sgarbi.