Proposto alla Locanda del Samaritano: «Non siamo interessati»
Attorno al terzo settore girano soldi. Ci sono fondazioni, alcune legate all'università, altre alla finanza. Ci sono dei ragazzi che in un immobile del centro storico gestivano un consultorio e aiutavano tante persone. Ma un anno fa sono state sgomberati da un giorno all'altro e senza preavviso. È un gruppo di attivisti, quelli del 92100, che in quell'immobile avevano creato un consultorio autogestito e che adesso vogliono riappropriarsi dell'edificio (e dal momento che nessuno è interessato alla gestione del bene non si vede il motivo di non concederglielo). «Vogliamo indietro il nostro immobile e se si procederà a bando pubblico parteciperemo», è il commento di una delle tante attiviste.
Ci sono poi un centro di accoglienza supportato da fondi pubblici e privati che non disdegna le amicizie politiche come la locanda del Samaritano; una comunità, quella di Sant'Egidio; e l'agenzia della guardia costiera Frontex. Tutt'e tre sono state recentemente coinvolte da un'offerta (poi rifiutata per motivi logistici e di spazi) di gestione del bene sgomberato a dicembre 2023. Per il quale hanno dimostrato interesse in un primo momento che è poi scemato successivamente. Fino al punto di rinunciare all'immobile, «perché non suscita più interesse», dicono gli enti ecclesiastici contattati da questo giornale.
Davanti alle porte di Palazzo degli elefanti c'erano le ragazze e i ragazzi dello studentato 92100, un banchetto informativo, un piccolo tappeto e due poltroncine nere. Sono seduti per chiedere al Comune cosa intende fare con l'immobile fino ad allora adibito a centro antiviolenza e poi sgomberato con un atto di violenza. Era il 5 dicembre del 2023, quando le forze di polizia irrompevano in via Sant'Elena e via Gallo per sgomberare l'immobile in cui, tra le altre, si svolgevano attività di assistenza alle persone vittime di molestie e discriminazione di genere, sportello di primo ascolto contro la violenza maschile sulle donne, consulenza ginecologica e ostetrica, accompagnamento per l'interruzione volontaria di gravidanza, che conteneva al suo interno diversi progetti, quando la polizia con un atto di violenza ha proceduto allo sgombero dei locali. «La stessa mattina dei funerali di Giulia Cecchettin, senza preavviso - prosegue l'attivista - ci siamo ritrovati le forze dell'ordine davanti a quello che è un punto di riferimento contro la violenza di genere».
Da allora gli attivisti hanno richiesto due incontri con l'amministrazione, effettivamente avvenuti il 27 dicembre e il 7 febbraio, ai quali è poi seguito solo «un silenzio assordante». La storia però è più complicata di così e per spiegarla è necessario fare un passo indietro fino a dicembre 2023 quando il consultorio occupava l'edificio ad angolo tra via Sant'Elena e via Gallo. Un palazzo già di proprietà della fondazione Ursino-Recupero che proprio di fronte ha una delle tante sedi della Locanda del Samaritano: la biblioteca del Sicomoro allestita all'interno dell'immobile al civico 24 di via Sant'Elena. Per la locanda del Samaritano sarebbe una ghiotta occasione estendersi nell'edificio accanto per continuare a sviluppare le proprie attività. Ma, contattata da questo giornale, non è interessata all'acquisizione.
Pare infatti che i locali di proprietà della fondazione Ursino-Recupero, dal 2018 occupati dal consultorio autogestito Mi Cuerpo es mio, dopo lo sgombero siano stati proposti in gestione proprio alla Locanda del Samaritano e alla comunità di Sant'Egidio di Catania. A farlo sarebbe stato il sindaco Enrico Trantino. L'indiscrezione o qualcosa in più, perché confermata dagli enti ecclesiastici interessati, vuole che il primo cittadino abbia proposto ai due enti la gestione dell'immobile. Che, dopo un anno di abbandono, è stato visionato pure da Frontex, l'agenzia europea della guardia costiera contro la criminalità transfrontaliera che sul posto ha effettuato un vero e proprio sopralluogo. «Abbiamo saputo del sopralluogo grazie ai vicini con i quali si era instaurato un rapporto di solidarietà», commentano i volontari.
Tutt'e tre (Frontex, la locanda del Samaritano e la comunnità di Sant'Egidio, ndr), però, stando a quanto dichiarato a questo giornale, non hanno alcuna intenzione di accedere al bene. «Ci ha contattato il sindaco - spiega Abramo -, ma noi abbiamo risposto che non siamo interessati». Stessa versione per padre Mario che dice di «non avere interesse alla gestione dell'immobile». E anche Frontex pare non abbia interese perché gli spazi sarebbero troppo risicati. In ogni caso tutti concordano nel ritenere che prima di affidare l'immobile si debba ricorrere a una procedura di gara pubblica.
Così, tra proposte e sopralluoghi non andati in porto, l'immobile è rimasto per più di un anno in stato di abbandono col rammarico dei volontari del centro antiviolenza. «Attorno a quel consultorio si era creata una comunità», spiegano gli attivisti nel sit-in di occupazione simbolica davanti a palazzo degli elefanti tenutosi la scorsa settimana. Per questo i volontari hanno occupato parte di piazza Duomo per chiedere al Comune e alla fondazione Ursino-Recupero di ascoltare le loro richieste e rendere pubbliche le loro intenzioni circa il futuro dell'immobile. «Come se lasci una casa per un anno senza curartene, quella abitazione sarà soggetta a problemi strutturali, umidità e altro - dice Lara del centro ascolto - non ci spieghiamo perché ci è stato sottratto con un atto di tale violenza perpetrata contro un centro che gestisce e si occupa proprio di prevenire la violenza contro le donne e assistere chi ne è stata vittima». La battaglia per riottenere ciò che è stato tolto con la forza e lasciato al degrado e all'abbandono totale continua fino all'ottenimento di ciò che è stato tolto ingiustamente.