Il Pezzo Etneo

Quell’edicola venduta da Pippo Arcidiacono a Rosario Bucolo
Il sostegno del clan mafioso ai consiglieri Grasso e Scuderi
Gabriele patti,  02 Marzo 2025
La gestione dell'affare cimitero tra politica e mafia finisce nelle carte dell'inchiesta Mercurio che documenta anche la gestione dei voti per l'elezione del consiglio comunale del Comune di Catania. «Appena ci sarà la giunta nuova, si fa la gara d'appalto», assicurava Bucolo intercettato. La «truffa» che l'ex assessore ai Lavori pubblici avrebbe rifilato a uno degli appartenenti al clan mafioso di Castello Ursino. Tutti i politici conosciuti e citati dal gruppo tra i quali Valeria Sudano e Dario Daidone

Aziende di rifiuti, servizi cimiteriali, locali della movida. La politica che si avvale della mafia per ottenere voti in cambio di favori. La ricerca di consensi mafiosi e la gestione dei voti in capo ai clan. Intermediari di cosa nostra, politici e imprenditori muovono i fili del sistema Catania. Un sistema che avevano già scoperchiato le inchieste Agorà, Sangue blu, Chaos e quella riguardante la loggia Ungheria. Complice dell'articolato apparato è la politica, che da una parte prende e dall'altra toglie: prende dalla parte della mafia e toglie alla città. Così è nel caso del cimitero di Catania dove i mafiosi si sarebbero rivolti ai consiglieri comunali per ottenere trattamenti di favore e per l'aggiudicazione dell'appalto a una ditta amica. Ovvero all'azienda di Silvano Urciuoli che aveva già presentato un progetto a Bologna e si era occupata dell'edificazione del cimitero di Cesena con la società cooperativa Costruzione cimitero Cesena.

«Ti dico una cosa che tu non sai e io la so! Io che appena ci sarà la Giunta nuova ci sarà l’ampliamento del cimitero di Catania». Perché, «ci deve essere una giunta giusta che dice: “io voglio cambiare il cimitero!” Ci siamo? E si fa la gara d’appalto! Te lo posso assicurare io». Rosario Bucolo, appartenente al clan di Castello Ursino, non ha dubbi e ripone piena fiducia nell'amministrazione che verrà. La giunta è quella guidata dal sindaco Enrico Trantino: un assessore imputato per corruzione elettorale e un consiglio comunale in cui finiscono parenti di mafiosi e persone vicine a cosa nostra. Tra i quali Angelo Scuderi che alle ultime amministrative ha ottenuto 1632 voti e Orazio Grasso che di preferenze ne ha prese 1486. Secondo le carte dell'inchiesta sarebbero stati sostenuti da Ettore Maiorca e Rosario Bucolo, già arrestato nell'operazione Caronte e poi scarcerarto nel 2020. «Lui soldi non ne esce, però se ti serve un favore, una cosa al Comune… bazzica con l'Mpa», sottolineava Bucolo con riferimento a Grasso.

Al cimitero di Catania Ernesto Marletta, altro componente del clan e Bucolo si incontravano abitualmente. Un luogo in cui volevano mettere le mani attraverso la ditta di Urciuoli. L'azienda aveva appena presentato un progetto per il cimitero di Bologna e la cosca avrebbe voluto che fosse Urciuoli a occuparsi di quello di Catania. In effetti un progetto, secondo quanto racconta Bucolo, sarebbe stato stato presentato anche a Palazzo degli elefanti da un «imprenditore grande». Dalle carte pare essere stato proprio lo stesso Urciuoli. Prima ancora sarebbe stato portato all'attenzione della deputata regionale Valeria Sudano, con la quale si era già candidato il nipote di Bucolo. «Già con questa qua… già c'è stato chi è che le ha dato l'approccio prima di tutte ste cose che gli ha portato un malloppo così per il progetto dentro al cimitero», sosteneva Bucolo. «Non so di cosa sta parlando», replica Sudano contattata da questo giornale.

L'interesse per il cimitero di chi controllava il clan di Castello Ursino aveva già portato a un traguardo raggiunto con l'approvazione del nuovo regolamento dei servizi cimiteriali a seguito dell'intervento di Castiglione, che prevedeva la possibilità di affidare la gestione ai privati, modificando anche quella dei loculi. In ballo c'era l'ampliamento. A fare da intermediario con Castiglione sarebbe stato Ettore Maiorca che si era già adoperato per la sua campagna elettorale. Con Bucolo, il presidente del consiglio comunale aveva un rapporto che andava oltre la politica, e che si tramandava di padre in figlio. Da quando il padre, Santo, ricopriva il ruolo di presidente in Ast. «Una persona squisita come noi, ha dato cinquecentomila posti di lavoro». Un episodio raccontato da Colombo ad Antonino Bergamo: «Domenico appena acchianamu ci divertiamo» riportando le parole di di Santo Castiglione.

Il terreno era già spianato perché Castiglione figlio, prima delle dimissioni da presidente a seguito del risultato ottenuto alle elezioni regionali aveva già approvato il regolamento cimiteriale. L’adozione «era il primo tassello indispensabile per la realizzazione di quanto promesso all’associazione mafiosa da Castiglione quale contropartita all’appoggio elettorale», scrive la gip. Cioè la privatizzazione dei servizi cimiteriali con l'affidamento a terzi. Seduta di consiglio che è poi finita nelle carte dell'inchiesta.

A chiedere il prelievo del punto all'ordine del giorno è stato Scuderi, compagno di partito di Castiglione, e consigliere comunale quando nella poltrona di sindaco sedeva Salvo Pogliese, già dimesso per gli effetti della legge Severino. «Scuderi ha cambiato sette bandiere - diceva Bucolo a Maiorca - "ti dico una cosa" ora è con noialtri». Il candidato sarebbe stato segnalato da Bucolo che, se si fosse reso disponibile a soddisfare le richieste, lo avrebbe presentato a Marletta con il quale avrebbero certamente preso un gran numero di voti. Maiorca però replicava che il suo candidato per le eleizoni del 2023 sarebbe stato Grasso.

Bucolo in realtà vantava rapporti con tutta la classe politica catanese. Era in contatto con Pippo Arcidiacono, l'ex assessore ai Lavori pubblici del Comune di Catania imputato per corruzione nell'inchiesta sulla sanità, la cui prima udienza si è svolta il 18 febbraio. A dire di Bucolo sarebbe stato reo di avergli venduto un'edicola in quella che poi si sarebbe risolta come una truffa ai danni dello stesso Bucolo. «Questo figlio di sucaminchie mi ha venduto un'edicola, mi ha fatto una truffa - diceva intercettato - me lo sono portato da tutte le parti… Mascalucia, Gravina, a Castel di Judica, a Ramacca, a Palagonia e anche se prendevamo, dalla parte nostra, dieci voti qua, dieci là… fanno numeri».

Non solo Arcidiacono ma nei discorsi di Bucolo finisce anche il nome di Dario Daidone. Per l'elezione alle regionali e per un nuovo impiego da conferire all'ex assessore ai Beni culturali Enzo Tusa colpito da una malattia. Bucolo si sarebbe impegnato per trovargli un posto di lavoro. «Perchè Enzo Tusa siccome ha quella malattia, quella cosa, dice, all'ottanta per cento lo stiamo facendo entrare là, però ora lui mi ha detto che sta portando un altro». Quell'altro era proprio Dario Daidone, il suo ex suocero.

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