Il Pezzo Etneo

Mercurio, Salvatore Mendolia e la custodia cautelare in carcere di Pasquale Oliva
Al sindaco Nunzio Vitale: «Manda un messaggio ad Angelo Villari, com’è finita?»
Gabriele patti,  28 Febbraio 2025
L'incontro tra l'ex segretario provinciale del partito democratico e Salvatore Mendolia, i diecimilaeuro chiesti in presti al sindaco di Ramacca Nunzio Vitale. L'interesse di Villari per il riesame della custodia cautelare in carcere del boss di Ramacca. Al Comune di Misterbianco «Nino Di Guardo non lo vogliono più, portano tutti Marco Corsaro per provarlo», diceva Colombo intercettato

«Mandagli un messaggio ad Angelo Villari. Com'è finita?». Siamo a luglio 2022 e a parlare è Salvatore Mendolia in un dialogo con il sindaco di Ramacca Nunzio Vitale intercettato dalle microspie. La cosca e il sindaco dovevano affrontare gli esiti del procedimento Agorà che aveva portato in carcere anche Pasquale Oliva, suocero di Mendolia e boss del gruppo mafioso, poi condannato nel 2024 a otto anni di reclusione. La priorità era affrontare le conseguenze dell'arresto di Oliva. A giocare un ruolo fondamentale sarebbe stato Angelo Villari. L'ex segretario provinciale del partito democratico si sarebbe dovuto interessare all'esito della decisione del tribunale del riesame. Per farlo sarebbe stato contattato da Nunzio Vitale, l'ex sindaco di Ramacca anche lui arrestato nell'ambito dell'operazione Mercurio e sostenuto da Villari alle amministrative del 2021, che si sono concluse in favore dello stesso Vitale. Successivamente i due commentavano il successo della campagna elettorale. «Angelo - dice - lo stai vedendo questo fratello mio (Mendolia, ndr) se non era per questo amico, io … noialtri non contiamo nulla in paese!». Passano gli anni e nel periodo successivo all'emanazione del provvedimento cautelare il telefono di Villari non fa altro che squillare. La procura conta undici contatti, tra telefonate e messaggi, tra Villari e Vitale.

Tra i componenti del gruppo e Vitale ci sarebbero stati ottimi rapporti al punto da concretizzarsi anche in diversi incontri a casa del primo cittadino con la figlia e il genero di Oliva. In uno di questi Mendolia avrebbe chiesto diecimila euro in prestito al sindaco per sostenere le spese legali derivanti dal procedimento Agorà. «Quindi - scrive la procura - non solo il sindaco riceveva in casa la figlia e il genero di un associato mafioso (Pasquale Oliva, ndr), ma si occupava anche dell’esito della fase cautelare e si rendeva disponibile a prestare del denaro per le spese legali del capo della famiglia mafiosa, che agiva sul territorio del comune da lui amministrato».

L'interessamento di Villari per favorire il clan non sarebbe stato l'unico episodio a riguardare politici non arrestati in questa inchiesta. Dall'operazione Mercurio non emerge «una nuova generazione di mafiosi» come dichiarato dal presidente della commissione antimafia Antonello Cracolici, semmai la prosecuzione di una mafia vecchia con la nuova, si fa per dire, politica. E tra i politici non raggiunti dai provvedimenti, nelle carte dell'inchiesta compaiono i nomi di Marco Corsaro e Nino Di Guardo. Entrambi prendono le distanze dagli arresti.

C'è chi come Di Guardo, ex sindaco del Comune di Misterbianco sciolto per mafia dal governo Conte bis quasi un anno dopo l’arresto dell’ex vicesindaco Carmelo Santapaola, spende parole di solidarietà nei confronti dell'ormai dimesso consigliere comunale Matteo Marchese. L'uomo, secondo le carte dell'inchiesta, sarebbe stato talmente vicino a Colombo da essere invitato persino al suo matrimonio. Fino a decidere addirittura la lista degli invitati. «Tu a Nino, per ora, non lo devi invitare, devi capire certe cose. Io in questo momento sono all'opera no? Avanti va certe cose le deve capire, non è che ci voglio male, anzi». Il riferimento è a Nino Bergamo, anche lui affiliato a cosa nostra e condannato nel procedimento scaturito dall'operazione Iblis. L'interesse di Marchese era quello di non apparire in pubblico con persone condannate per mafia per evitare che la frequentazione potesse inficiare la campagna elettorale.

Marchese è stato anche vicesindaco del Comune ai tempi in cui Di Guardo ricopriva la carica di primo cittadino e in cui a palazzo comunale erano habitué i cugini di Santapaola: Carmelo, Vincenzo Giuseppe Placenti, uomini di Cosa nostra a Misterbianco secondo i pm. E che per l'ex consigliere comunale Marchese non risparmia parole di riguardo. «Marchese è una persona di buona famiglia», dice Di Guardo contattato al telefono da questo giornale. Perché, sebbene i precedenti, «noi siamo garantisti e sempre da parte della magistratura», assicura l'ex sindaco del Comune. E poi c'è chi come Corsaro invece dichiara la volontà del Comune di costituirsi parte civile.

Entrambi, però, vengono citati da Colombo, che è tra gli appartenenti al gruppo di Castello Ursino: il primo come «quel vecchietto che non vuole più nessuno» e Corsaro come quello che «adesso votano tutti per provarlo». Perché, diceva Colombo all'indomani dalle elezioni, «ora lui poi… tutte queste promesse che ha fatto, ora li deve mantenere, no!?».

Abbiamo provato a chiedere una replica all'ex segretario provinciale del Pd Angelo Villari ma senza ricevere alcuna risposta.

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