Arrestare Netanyau è un obbligo. Lo Stato itlaino non può concedere l'immunità e non può tutelare il primo ministro israeliano contro un mandato d'arresto internazionale. Lo dice lo Statuto di Roma. Ma, alla sigla dell'accordo sul cessate il fuoco, il governo italiano ha pensato bene di infischiarsene e assicurare l'immunità al primo ministro israeliano ed ex ministro della difesa, Benjamin Netanyahu. «Mi pare che è tutto molto chiaro, ci sono delle immunità e le immunità vanno rispettate», ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani rispondendo a una domanda a margine di un evento all’ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, riporta il Fatto Quotidiano. Di chiaro, in realtà, non c'è nulla: né la volontà del governo né tanto meno i motivi della decisione e su quale norma è stata fondata.
In realtà, quello che dice Tajani però non è proprio vero. Il governo ha giustificato la decisione invocando la convenzione di Vienna, ma nella stessa non si legge nulla riguardo all'opponibilità di un'immunità concessa da uno stato a un ministro estero accusato di crimini di guerra. E la domanda è: può uno stato riconoscere l'immunità a un condannato dalla corte penale internazionale e rifiutarsi alla consegna tale da disattendere la decisione della corte, peraltro, emanata per crimini di guerra, della fame come metodo di guerra e crimini contro l'umanità di omicidio e altri atti disumani? Secondo lo statuto di Roma, ovvero il trattato istitutivo della corte penale internazionale, parrebbe proprio di no. E l'Unione eruopea dimostra di sostenere il trattato nell'affermare tramite un portavoce della Commissione che «gli Stati membri devono cooperare con la Corte, inclusa l’esecuzione dei mandati di arresto».
I crimini di cui sono artefici Gallant e Netanyahu
«Sono stati emessi mandati d’arresto nei confronti di Benjamin Netanyahu e Yoav Gallant per crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi tra l’8 ottobre 2023 e il 20 maggio 2024», è quanto statuito dalla Corte penale internazionale, che ha sede all’Aia. «Vi sono fondati motivi per ritenere che il signor Netanyahu e il signor Gallant, nonostante avessero a disposizione misure per prevenire o reprimere la commissione di crimini o garantire la presentazione della questione alle autorità competenti, non lo abbiano fatto», è quanto statuito dalla corte.
Netanyahu e Gallant, dice la Corte, ai sensi del diritto del conflitto armato internazionale, «hanno ciascuno la responsabilità penale in quanto superiori civili per il crimine di guerra di aver diretto intenzionalmente un attacco contro la popolazione civile. La Camera ha anche scoperto che il diritto relativo al conflitto armato non internazionale si applicava ai combattimenti tra Israele e Hamas e che i presunti crimini contro l'umanità facevano parte di un attacco diffuso e sistematico contro la popolazione civile di Gaza».
Per questo, secondo la Corte, entrambi «hanno intenzionalmente e consapevolmente privato la popolazione civile di Gaza di beni indispensabili alla loro sopravvivenza, tra cui cibo, acqua, medicine e forniture mediche, nonché carburante ed elettricità, almeno dall'8 ottobre 2023 al 20 maggio 2024. Inoltre, la responsabilità sarrebbe imputabile loro nell'impedire gli aiuti umanitari così violando il diritto internazionale umanitario e sulla loro condotta volta a interrompere le organizzazioni umanitarie di fornire cibo e altri beni essenziali.
Perché Netanyhau non può beneficiare dell'immunità e perché l'Italia è obbligata alla consegna se il primo ministro si trova in Italia
Sebbene Israele abbia rifiutato la giurisdizione della Corte dell'Aia perché non figura fra i 124 Stati che hanno ratificato lo Statuto, nel 2021 la Cpi aveva sancito che l’adesione palestinese era in regola sin dal 13 giugno 2014 e che quindi i giudici dell’Aia sono competenti per i crimini commessi in quei territori. Tra gli stati che hanno ratificato lo statuto c'è anche l'Italia.
Lo statuto di Roma vieta che le immunità possano opporsi al mandato d'arresto della corte penale internazionale. E questo in virtù dell'obbligo di cooperazione internazionale, già disposto dallo statuto di Roma al quale l'Italia ha aderito. «Le immunità o regole di procedura speciale eventualmente inerenti alla qualifica ufficiale di una persona in forza del diritto interno o del diritto internazionale non vietano alla Corte di esercitare la sua competenza nei confronti di questa persona», si legge nello Statuto. Così l'Italia anche se ha concesso l'immunità non può in alcun modo rifiutarsi di consegnare Netaniahu alla corte nel caso in cui il primo ministro si trovasse in Italia. E questo perché la consegna non può essere subordinata alla previsione degli ordinamenti statali dell’incriminazione della condotta, né essere condizionata dall’attribuzione di un’immunità all’accusato.
Uno Stato non può rifiutare una richiesta di consegna in ragione del fatto che l’individuo goda di un’immunità in quanto lo Statuto di Roma per i delitti più gravi internazionali dispone che «non possono rimanere impuniti e che la loro repressione deve essere efficacemente garantita mediante provvedimenti adottati in ambito nazionale ed attraverso il rafforzamento della cooperazione internazionale».
Le altre legislazioni nazionali
Il fatto che l'immunità non pyuò essere opposta lo si desume anche dalle legislazioni nazionali, quelle di Svizzera, Francia e Regno Unito che per quanto riguarda l’attuazione dell’articolo 89 dello Statuto hanno sancito che l’immunità personale statale o diplomatica di persone connesse a uno Stato parte soggette a un mandato d’arresto non impedirà la consegna alla Corte. Orientamento che sembra essere condivisio dall'Unione europea che vieta di E infatti anche in questi tre stati, sebbene sia prevista una corte centrale competente a ricevere le ordinanze della corte, il giudizio non si spinge mai al di là della veirfica delle condizioni di legalità del mandato.
Ma si limita all'accertamento sulla regolarità dell’arresto, indicando quali unici requisiti per la consegna: l’esistenza del mandato e l’accertamento dell’identità della persona, senza un accertamento sulle motivazioni dell’arresto e sul resoconto dei fatti. Un ulteriore elemento che dimostra che netaniauhu non può sfuggire a un mandato d'arresto e alla conseguente consegna alla corte penale internazionale. E che il mandato d'arresto non è sindacabile. Conseguentemente l'Italia non può concedere l'immunità, o meglio può, ma non ha validità nei confronti della Corte e del mandato d'arresto.
Gaza, da Domenica è tregua
La tregua inizia con il rilascio graduale di 33 ostaggi nell'arco di sei settimane, tra cui donne, bambini, anziani e civili feriti in cambio di centinaia di donne e bambini palestinesi imprigionati da Israele. «I primi tre ostaggi saranno rilasciati domenica». L'annuncio dopo 15 mesi e oltre 46.700 morti. La prima fase degli accordi prevede un cessate il fuoco di sei settimane, liberi 33 ostaggi e mille prigionieri palestinesi. Poi ci sarà il ritiro graduale di Israele.