Il Pezzo Etneo

La parabola degli Incel, la mafia e la sindrome del principe Giovanni
Il colpo di grazia ad Annie di Angeli con la pistola
Pezzoetneo,  01 Gennaio 2025
Fuochi d'artificio, truffe, raggiri e desideri sessuali. «Ma Re Riccardo è tornato e rimette tutto a posto. Urca Urca tiruleru oggi splende il sol. È tornato l'amor»

E se certi mafiosi si dichiarassero gay. Vi immaginate? Un mafioso gay. Una pistola, un foulard e una pelliccia. E se il padrino fosse stato gay? Un'immagine così lontana dalla rappresentazione quotidiana della mafia da rendere qualunque mafioso così restio a fare coming out per evitare di prendere una pistola, nasconderla nella pelliccia - rigorosamente rosa - e sognare che quella pistola sia un bel pene. Ecco mi piacerebbe che la mafia si aprisse all'omosessualità, che c'è anche all'interno di Cosa nostra. Forse questa sarebbe la vera rivoluzione. «E lei viene qua, per il matrimonio di mia figliə...», pronunciando le parole con l'aria tra lo snob e il kitch, sistemandosi al collo il pellicciotto. E questo renderebbe tutto molto più divertente.

La versione rivisitata di Angeli con la pistola, senza bombetta e con gli orecchini. Solo che Annie non sarebbe una senzatetto ma un* mafios* e per di più con problemi di personalità. Perché io di mafiosi omosessuali o che non riescono a professarsi come tali non ne conosco molti ma in questi due anni qualcuno l'ho conosciuto. Un caso anomalo, per cui credo che il riconoscimento della propria sessualità e la manifestazione della stessa non sia l'unico problema. Un caso anomalo appunto dal quale è bene prendere le distanze. E forse è il caso che la mafia apra il dibattito interno sulle teorie Gender. Ne avrebbe un gran bisogno.

Sarebbe questo il profilo di alcuni uomini Incel, acronimo di involountary celibate, tradotto dall'inglese celibe involontario. Cioè coloro i quali, nonostante gli sforzi, ammesso che ne facciano e non solo in via retorica, non riescono ad avere rapporti. Così, stante le copiose difficoltà nel lanciarsi in esercizi di retorica, si rifugiano nella violenza. Ecco chi è un Incel: «Persona, generalmente di sesso maschile, che, pur desiderandolo, non riesce a instaurare relazioni affettive e sessuali e cova sentimenti di frustrazione e di rivalsa», dice la Treccani.

Pare sia questo il profilo di tanti mafiosi e non mi meraviglierei se un giorno si scoprisse che è anche il profilo di tanti fascisti. Pare inoltre che il "mafioso" in questione (mafioso tra virgolette) - ed è questa la cosa più divertente - confidi in un cambiamento della mafia che rema verso questa direzione. Il "mafioso" - sempre tra virgolette - è anche politico, o meglio lo era, dal momento che a quanto sappiamo non ricopre più nessuna carica. Frustrazione su frustrazione e le patologie aumentano.

Dirlo ad alta voce e confessare il peccato? Andare da uno psichiatra? Rinchiudersi in una gabbia? Sembra troppo. Preferisce trincerarsi dietro lo schermo della spiritualità. Non capendo però che prima dello spirito c'è il rispetto della persona e, soprattutto, la persona. Un Incel con una moltitudine di patologie che stenta però a riconoscere. Così, anche la mancata accettazione della sconfitta diventa condizione e limite della malattia, perpetrata a suon di bugie e falsità.

Ed è un po' il ritratto del principe Giovanni: una particolare affezione per la madre e un'altrettanto particolare predilezione per il fidato Sir Bis. PG, così amava farsi chiamare, per usurpare il trono del fratello e alter ego Re Riccardo, lo spedì alle crociate. «Ogni città molti guai ha, ma qua e là c'è serenità, ma non a Nottingham», si cantava nelle prigioni inglesi. «Ma fortunatamente per noi Re Riccardo tornò e rimise a posto tutto quanto»: Nottingham era finalmente libera, Robin Hood sposò Lady Marion e insieme varcarono le soglie di tante altre città. Il ritonello adesso non si ripete più come un mantra. Perché, e di questo ne siamo certi, «a Nottingham resterà l'amor. Urca Urca tireleru oggi splende il sol».

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