Il Pezzo Etneo

La gestione dell’acqua in Sicilia tra mafia, banche e multinazionali
Verso la gestione mista composta dall’Ati e da Servizi idrici etnei
Gabriele patti,  07 Dicembre 2024

Affidare la gestione dell'acqua alla società mista pubblico-privato è legge e lo dice anche la giustizia amministrativa. Lo sanno i sindaci del territorio e lo sa la politica. La questione ruota attorno alla convenzione siglata nel 2005 tra l'Assemblea territoriale idrica di Catania e la società Servizi idrici etnei. Un'operazione che però non va a genio al fronte di Fratelli d'Italia che contestano Raffaele Lombardo, promotore dell'iniziativa. Eppure però l'affidamento delle falde acquifere e delle reti idriche al gestore unico si deve compiere, ovvero alla società fatta dai sindaci e da Sie, sia perché lo dice la legge, in particolare il decreto Ronchi, ma anche per rendere efficaci gli effetti della sentenza del consiglio di giustizia amministrativa.

A dividersi la gestione dell'acqua sull'Isola al momento ci sono due gruppi: Hydro catania e Siciliacque. Hydro è all'interno di Sie, società mista pubblico-privata. Siciliacque è invece una società mista che era partecipata al 75 per cento da Idrosicilia controllata a sua volta da Italgas spa, e al 25 per cento dalla Regione Siciliana. Almeno fino ad aprile 2024 quando cede il 50 per cento a Unicredit e Intesa San Paolo sottoforma di pegno. La revisione contabile è effettuata dalla società Kpmg che, peraltro, sembra essere l'anello di congiunzione tra le diverse ditte che gestiscono e controllano l'acqua in Sicilia. Perché gestisce la revisone contabile oltre che di Siciliaacque anche di alcune delle società riconducibili a Cassar. Elementi, questi, che farebbero pensare che l'acqua si voglia privatizzare bypassando ancora una volta il referendum sull'acqua pubblica, dandola in mano ai grandi colossi della finanza italiana e internazionale per il tramite degli imprenditori italiani.

Hydro Catania e Sergio Cassar

In Hydro, che gestisce la distribuzione dell'acqua nel Calatino, si contano sette gruppi societari: Csgi, Acque di casalotto, Sielte, Sidra, Ama e Acoset. Il consorzio stabile gestione infrastrutture è quello di Sergio Cassar, Oreste Virlinzi e Mario Zappalà. Volti noti a Catania e non solo. Cassar oltre a essere ad di Sie è anche amministratore delegato di AcquaEnna ed è nel cda di Cogen spa, due società che nell'entroterra siciliano gestiscono la fornitura d'acqua e gli impianti di distribuzione. Quest'ultima è presieduta da Giuseppe Zappalà, parente di Mario Zappalà che invece con Cassar si divide il consiglio di amministrazione del Consorzio stabile, al cui interno si trovano oltre a Cogen anche Athena, Fondachello immobiliare, Edilfor, Recoge srl, Eurovega, Simea srl, Giovanni putignano e figli srl, Multiservizi Inteco e Bitcontrol srl. Tutte società che orbitano tra costruzioni edili e idriche e che, nel caso in cui l'operazione andasse in porto, farebbero parte del soggetto che potrebbe avere, anche se pare che le cose remino in senso opposto, l'esclusiva sulla gestione dell'acqua.

Dal 31 maggio 2023 Acquaenna è per metà di Ireti spa, società controllata interamente da Iren spa, che ha acquisito da Cogen, socio costruttore della società dell'acqua di Enna. Due mesi dopo viene nominato ad di Iren l'ex presidente dell'autorità portuale della Liguria, Paolo Signorini, poi arrestato nell'ambito dell'inchiesta per corruzione che aveva portato ai domiciliari l'allora presidente della Regione Liguria Giovanni Toti e l'imprenditore portuale Aldo, per condotte, sottolinea Iren, «che non c'entrano con l'amministrazione dell'azienda». Cassar è anche presidente di Federazione regionale dei servizi idrici integrati, nata nel 2010 e che raggruppa Acquaenna scpa, acque Caltanissetta spa, Girgenti acque, Sai 8 Siracusa, Servizi idrici etnei che gestivano le reti d'acqua per conto degli ato di Caltanissetta, Agrigento, Siracusa e Catania.

A maggio 2012 Cassar compare in un'edizione annuale di Dossier sicilia, magazine allegato al quotidiano il Giornale. In copertina c'è Mimmo Costanzo, e tra le pagine del giornale si leggono interviste a Salvo Ferlito, ex presidente di Ance e coinvolto in un'inchiesta per truffa, l'amministratore di fatto di Sicula costruzioni società cooperativa arl, in concordato preventivo dal 2021, e della Cfc srl, in fallimento dal 14 ottobre 2022, entrambe operanti nel settore degli appalti pubblici di lavori edili. Ferlito è stato arrestato e posto ai domiciliari con l’accusa di bancarotta fraudolenta patrimoniale e preferenziale. Insomma, nell'edizione di maggio dell'inserto del 2012 c'è tutta la politica imprenditoriale siciliana appartenente al centrodestra. Ma c'è anche Antonello Montante, l'ex presidente di Confindustria sicilia, adesso condannato in via defintiva per corruzione.

In breve, Sergio Cassar oltre a fare squadra con Oreste Virlinzi, il figlio del cavaliere del Lavoro Francesco, e Mario Zappalà, gestisce Sie, Hydro Catania, il consorzio stabile e, conseguentemente, tutte le società all'interno di Hydro. Aziende, questa, che, peraltro, hanno sede legale in viale Africa dai civici 12 al 16.

Le altre società all'interno di Hydro Catania

All'interno di Hydro c'è anche Acque di Casalotto che è amministrata da Domenico Bonaccorsi Reburdone di Casalotto, presidente del consiglio di amministrazione e amministratore di impresa da oltre 40 anni. Nel 2013 è stato designato da Giorgio Squinzi come presidente di Confindustria al suo secondo mandato, è stato presidente di Confindustria Catania dal 2009 e ha ricoperto anche la carica di vicepresidente di Confindustria Sicilia. A dividersi la proprietà della società c'è anche la famiglia Ferlito.

Sielte invece è l'azienda amministrata da Salvatore Turrisi che, stando a quanto si legge nell'ordinanza di custodia cautelare dell'inchiesta Filo conduttore, avrebbe partecipato a diversi incontri con gli amministratori di due imprese che facevano riferimento a Sielte: la Catania Impianti e Dosian. Della prima è amministratore Antonio Messina e socio al 25 per cento e che è anche socio al 10 per cento di Dosian. Poi c'è Antonino Zingale, socio al 25 per cento e amministratore dal 2004 al 2012 di Dosian e dipendente della Catania Impianti. Silvestro Zingale invece è socio al 25 per cento di Dosian e al 90 per cento di Catania Impianti nonché amministratore. Con loro c'erano anche Alfio Antonio Messina e Alfonso Croazzo. Le loro attvità secondo la procura si sarebbero concretizzate nella ricerca di facili commesse da parte di Sielte.

Turrisi non risulta indagato nell'inchiesta ma gli inquirenti ritengono «comunque che ci sia un consolidato rapporto di familiarità tra l'amministratore delegato di Sielte e il nocciolo duro del gruppo Zingale, Messina e Finocchiaro perché era quest'ultimo a tirarlo in ballo in questi casi, avvertendo con tono intimidatorio l’interlocutore di turno che avrebbe chiamato Turrisi per risolvere la situazione e indirizzare i dipendenti nella giusta direzione», si legge nell'ordinanza di custodia cautelare. Ciò si verificava, ad esempio, al momento dei pagamenti e nel caso in cui si doveva fare un monito ai dipendenti che ostacolavano l'ingresso all'interno della ditta. «Io venerdì entro con Salvo Turrisi direttamente […] poi vediamo chi parla», diceva Finocchiaro intercettato.

Circostanza che sarebbe confermata dalla costantee inopportuna presenza quotidiana dell'amministratore appartenente al clan sebbene non dipendente: «Ma il rapportino (il documento di sarico, ndr) te lo ha fatto Finocchiaro?», si ironizza all'interno della ditta. In cui si recava anche per comprendere i motivi per cui alcuni lavori a Paternò, Adrano, Belpasso e Ognina, che erano prima affidati a Catania Impianti, erano stati ormai assegnati da Sielte ad altre ditte. Come accade a febbraio 2022 quando «Finocchiaro e il dipendente Luca Bianco si mettono d'accordo per inquinare le prove e riaffidare i lavori». All'interno di Sielte lavorava poi Domenico Lombardo, cognato di Turrisi e adesso ai domiciliari nell'ambito del procedimento avviato per bancarotta fraudolenta e riciclaggio di denaro e associazione mafiosa. Un altro dipendente che avrebbe favorito l'assegnazione di lavori. Tutti arrestati nell'ambito dell'inchiesta. Finocchiaro è stato arrestato con l'accusa di distrarre di fatto i lavori in subappalto concessi dalla Sielte spa alla Catania Impianti (e, dunque, alla Dosian) e il relativo fatturato pari nel 2021 a 467mila 256 euro, nel 2022 a 731mila 911 euro, nel 2023 per un milione e mezzo circa.

Sidra è la società partecipata interamente dal comune di Catania che serve la città e alcuni paesi pedemontani il cui amministratore delegato è Fabio Fatuzzo, uomo di Pogliese ma anche commissario alla depurazione. Ama Spa, partecipata intermente dal Comune di Paternò il cui amministratore unico è Orazio Terranova, uomo di riferimento di Gaetano Galvagno. Acoset, invece, è presieduta da Giovanni Rapisarda, a dividersi la proprietà della società ci sono venti comuni della provincia etnea.

Siciliacque

Siciliacque gestisce sul territorio regionale il servizio di captazione, accumulo, potabilizzazione e adduzione dell’acqua potabile a livello di sovrambito: si occupa, cioè, della distribuzione idrica dalle grandi infrastrutture (un sistema interconnesso di acquedotti, dighe, invasi, potabilizzatori, pozzi, sorgenti, centrali idroelettriche ecc…) fino ai serbatoi comunali, attraverso una rete lunga 1.942 chilometri.

È una società mista partecipata dal capitale sociale di 400mila euro di cui 100mila euro sono detenuti dalla Regione Sicilia. Sui restanti la proprietà è gravata da pegno divisa tra Idrosicilia - che è controllata, a sua volta, da Italgas che sarebbe Cassa depositi e prestiti -, Unicredit e Banca Intesa spa. Fino al 9 aprile 2024 Idropsicilia e quindi Cassa depositi e prestiti deteneva il 75 per cento della sociertà poi il 50 per cento l'ha ceduto alle banche sottoforma di diritto di pegno.

Siciliacque ha ereditato da Eas (l’Ente acquedotti siciliani, messo in liquidazione dalla Regione) la gestione del servizio idrico di sovrambito, “con l’obiettivo di superare le carenze infrastrutturali presenti nell’Isola e il divario con le altre regioni italiane” e occuparsi dell'adduzione e potabilizzazione dell'acqua nei centri di Caltanissetta, Enna e altri. In quella zona la gestionje dell'acqua era monopolio della società francese Veola. In realtà ad aggiudicarsi la gara era stato un raggruppamento temporaneo di imprese (ENEL mandataria, la francese VIVENDI – in seguito VEOLA Environnement), che aveva proposto un piano d’investimenti complessivo di 580 milioni di euro nell’arco di 40 anni, ovvero la durata della concessione stabilita dalla Regione Siciliana. La società è governata da un consiglio d’amministrazione composto da cinque membri: tre (fra cui il presidente del Cda) sono designati dalla Regione Siciliana, i restanti due dai soci industriali.

In passato la questione che ruota attorno all'affidamento dell'acqua a un gestore unico ha chiamato in causa multinazionali potenti come Suez, Vivendi, Impregilo RWE «generando l'irruzione dell’interesse privato nella gestione dei servizi idrici calamitando l’interesse della grande finanza come testimonia negli ultimi anni il coinvolgimento di banche come l’Antonveneta, la Fiderurame e altre ancora», si legge in un rapporto di CittàInsieme rialente al 2010. Adesso, invece, le banche sono diverse ma tra chi vuole impadronirsi dell'acqua c'è sempre un unico gruppo di potere fatto di mafia, multinazionali e banche. Che corrisponde a quello di dieci anni fa quando era stata provata la stessa operazione, ma senza successo. La stessa sorte che pare gli stia riservando il presente.

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