Il Pezzo Etneo

L’incendio Cioccolato & Cafè è stato appiccato dal proprietario e dal suo complice
I due sono stati arrestati. Coinvolta anche una terza persona
Redazione,  26 Maggio 2024
Misure cautelari per tre persone: un 40enne, un 42enne e un 39enne che avrebbero fatto esplodere delle bottigliette molotov all'interno del locale

L'incendio che si è verificato il 2 aprile 2024 al bar Cioccolato & Cafè al lungomare di Ognina sarebbe doloso. A dirlo è stata la procura di Catania che ha emesso un'ordinanza di misura cautelare in carcere nei confronti di due persone di 40 e 42 anni, che secondo gli inquirenti avrebbero fatto esplodere due bottigliette molotov artigianalmente create. Entrambi sono stati arrestati per dei delitti di incendio doloso, fabbricazione, detenzione e porto in luogo pubblico o aperto al pubblico di congegni micidiali aggravati e favoreggiamento personale. Per il 39enne, invece, la procura ha disposto la misura coercitiva dell’obbligo di dimora nel comune di residenza.

Già a novembre 2023, come accertato dalla procura, l'esercizio era stato interessato da analogo evento, con un incendio sviluppatosi per ragioni, allora, rimaste non chiarite. La procura ha individuato anche i ruoli come quello del 42enne, in colui che quella notte avrebbe acquistato un quantitativo di benzina in un rifornimento nei pressi della propria abitazione e che poi si sarebbe incontrato con il 40enne e che successivamente si sarebbe con lui recato nel luogo dell’evento al fine di innescare l’incendio appiccato, così determinando un'esplosione di potenza tale da comportare il ferimento degli stessi indagati e idonea a compromettere la stabilità dell’edificio oltre che a distruggere gli arredi e a mandare in frantumi le vetrate.

Nell'autovettura del 42enne, inoltre sono stati rinvenuti strumenti e oggetti impiegati per l’esecuzione del progetto delittuoso: due imbuti, un rotolone di carta per asciugare, frammenti di guanti in lattice, lo scontrino del distributore di carburante e un detergente per tessuti. Quanto al ruolo nella vicenda del 39enne, ausiliario alle dipendenze di una ditta incaricata dei servizi di pulizia dell’ospedale dove veniva ricoverato il 42enne, avrebbe avvisato la mattina del 5 aprile, della presenza di microspie all’interno del reparto di degenza.

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