Il Pezzo Etneo

Ultimo Brindisi, gruppo di imprenditori evade Iva per 30 milioni di euro
Dieci in manette per frode fiscale. Per 17 disposto divieto di impresa
Redazione,  27 Febbraio 2024
Il gruppo criminale avrebbe simulato operazioni intracomunitarie, in regime di reverse charge, tramite una società apparentemente situata in Bulgaria ma di fatto gestita in Italia sempre dalla stessa organizzazione. È quanto comunicato dalla Gdf etnea in una nota stampa

Su delega della procura europea di Palermo, la guardia di finanza di Catania ha dato esecuzione a un'ordinanza di misura cautelare nei confronti di 30 indagati, con cui il gip del tribunale di Catania, nell'attuale stato del procedimento in cui non è stato ancora instaurato il contraddittorio tra le parti, ha disposto misure cautelari personali nei confronti di dieci persone (sei in carcere e quattro agli arresti domiciliari), accusate di associazione per delinquere finalizzata all'evasione e frode fiscale e a condotte plurime di bancarotta. La misura cautelare interdittiva nei confronti di 17 indagati, prescrivendo il divieto di esercitare l'attività d'impresa, nonché il ruolo di rivestire uffici e funzioni direttive o amministrative presso società di persone o di capitali, anche per interposta persona, per la durata di un anno.

A capo del gruppo criminale smantellato dalla guardia di finanza di Catania con l'operazione Ultimo brindisi, che avrebbe illecitamente commercializzato bevande nel territorio nazionale, evadendo Iva per oltre 30 milioni di euro, ci sarebbe un 41enne incensurato figlio di un esponente del clan mafioso Santapaola, attualmente detenuto in regime di 41 bis nel carcere di Sulmona. Le indagini, coordinate dalla Procura europea di Palermo e andate avanti per circa due anni, grazie a intercettazioni telefoniche e ambientali, accertamenti finanziari e patrimoniali nei confronti di imprese in fallimento, hanno permesso di scoprire che il gruppo criminale - con base operativa e decisionale in un deposito di Belpasso - avvalendosi di imprenditori e professionisti ha realizzato, negli anni, un volume d'affari superiore a cento milioni di euro, frodando il fisco per oltre 30 milioni di euro.

L'indagine ha permesso di individuare un'organizzazione strutturata su scala piramidale che, celandosi dietro 'teste di legno', gestiva, di fatto, imprese cartiere (missing trader) e interposte (buffer), attraverso cui è stata realizzata l'imponente evasione dell'Iva. Le 'cartiere' servivano a utilizzare e a emettere fatture per operazioni inesistenti nella commercializzazione di bevande che, grazie all'evasione d'imposta, potevano essere vendute a prezzi altamente concorrenziali. Tra i meccanismi di frode vi era l'acquisto senza Iva di merci falsamente destinate all'estero, oppure il mancato versamento in Italia dell'imposta sugli acquisti provenienti dalla Repubblica di San Marino, dove il gruppo operava con un'azienda a loro riconducibile. «Per le stesse finalità di frode - è quanto reso noto dai finanzieri - il gruppo criminale simulava operazioni intracomunitarie, in regime di reverse charge (l'imposta sul valore aggiunto è assolta dal destinatario della fornitura dei beni in luogo del cedente), tramite una società apparentemente situata in Bulgaria ma di fatto gestita in Italia sempre dalla stessa organizzazione».

Si parla di profitti illeciti pari a quasi 600mila euro sono stati realizzati anche attraverso crediti d'imposta inesistenti, artificiosamente creati attraverso falsi corsi di formazione per il personale dipendente di alcune imprese appartenenti al gruppo criminale. A carico di alcuni componenti dell'associazione sono stati riscontrati fatti di bancarotta fraudolenta commessi mediante l'intenzionale conduzione all'insolvenza e conseguente fallimento di tre società oberate dai debiti tributari, preventivamente drenate delle risorse finanziarie e private di beni strumentali, ceduti a prezzi irrisori

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