Il Pezzo Etneo

L’antimafia regionale in prefettura a Catania per fare il punto sulla città
Presidente Cracolici: «Bisogna togliere l’acqua in cui si abbeverano i mafiosi»
Redazione,  15 Settembre 2023
Il punto è isolare i boss sul piano della reputazione e colpire quella capacità attrattiva che la mafia ancora esercita su alcuni giovani come emerso anche dall'ultima relazione della Dia. È quanto emerso dall'audizione della commissione regionale antimafia

«Un territorio complesso, crocevia nazionale e internazionale delle organizzazioni criminali, con connessioni legate sia alla mafia palermitana che a quella maltese, calabrese e campana, e dove vige un principio di ereditarietà nelle famiglie mafiose che è quasi di tipo nobiliare, con titoli che si tramandano di generazione in generazione, ma dove è anche forte l'azione di repressione e prevenzione dello Stato: nella sola provincia di Catania, in 14 mesi, si sono registrati cinquemila arresti tra operazioni antimafia e criminalità comune». Così Antonello Cracolici, presidente della commissione regionale Antimafia, in occasione dell'incontro alla prefettura di Catania con i vertici istituzionali e gli amministratori della provincia.

Dall'audizione, che conclude la prima mappatura antimafia delle province siciliane, è emerso un altro dato importante: «Nel Catanese siamo passati da 40 segnalazioni di abbandono scolastico a oltre mille, derivante dall'aumento del numero delle segnalazioni». La città in cui il magistrato Roberto Di Bella ha esportato il protocollo Liberi di scegliere applicato in Calabria. «Un modello che - ha detto ieri Cracolici -, insieme al lavoro di sinergia tra istituzioni scolastiche, forze dell'ordine e servizi sociali comunali ha funzionato. Contrastare l'abbandono intervenendo sui nuclei familiari è una frontiera importante della lotta all'evasione scolastica, il decreto Caivano trae ispirazione dal modello Catania che, pur avendo un'alta incidenza di abbandono scolastico, sta sperimentando strumenti che sono un esempio per il resto del Mezzogiorno».

Il punto è isolare i boss sul piano della reputazione e colpire quella capacità attrattiva che la mafia ancora esercita su alcuni giovani come emerso anche dall'ultima relazione della Dia. «Sul fronte della prevenzione, non basta il rigore amministrativo, bisogna sottrarre alle organizzazioni criminali l'acqua in cui si abbeverano, cioè il consenso - ha concluso Cracolici - Il mio auspicio è che il rapporto tra le prefetture e le istituzioni locali si diffonda, consentendo ai protocolli di legalità di rafforzare le politiche anticorruttive nei vari territori».

Torna in alto