Il Pezzo Etneo

Nella Trantino Valley il sindaco ombra di se stesso che si fa opposizione da solo
Ecco come il primo cittadino comunica molta insicurezza e assenza dello Stato
Gabriele patti,  02 Settembre 2023

Chi si interessa di politica nazionale ricorderà il governo ombra del centrista (adesso in Fratelli d'Italia) Gianfranco Rotondi. Sedici ministri, molti azzurri e uno del Partito democratico: il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. Era il 2014 e il presidente del Consiglio dei ministri era Matteo Renzi. Renzie, così lo definiva Beppe Grillo paragonandolo a Fonzie per via del suo modo di fare scanzonato in stile Happy Days. Così facendo, Renzi si è fatto tanti nemici, veri e finti, tra i quali anche Rotondi. Che, per riemergere dal «golpe dei parrucconi che ha impedito a Berlusconi l'accesso alle istituzioni», diceva Rotondi all'agenzia Vista, annuncia una squadra di ministri pronti a scendere nelle piazze, tra i cittadini, e addirittura a governare. Così è nato il governo ombra a trazione Rotondi. Di cui non se ne è saputo più nulla.

Che c'entra con Catania? E che c'entra con il sindaco Enrico Trantino? «Apparentemente nulla», direbbe Fabio De Luigi nella parodia di Carlo Lucarelli. In realtà però l'aneddoto torna utile per capire quello che, a parere di chi scrive, è un fenomeno nuovo: il sindaco ombra di se stesso. Non tanto nella forma, ma nella sostanza. Nella forma non c'è nessun governo ombra - sarebbe meglio dire amministrazione - che intenda contrastare Trantino. Nella sostanza non ce n'è nemmeno di bisogno. Perché è lo stesso primo cittadino a figurare come sindaco di una città metropolitana da un lato e macchietta di se stesso dall'altro.

Lo dimostra la comunicazione. Dal suo insediamento sono passati circa tre mesi. Una sequela di post che tutto fanno tranne ciò a cui dovrebbe essere indirizzata la comunicazione di un sindaco: infondere sicurezza e assicurare la presenza delle istituzioni. Invece - e non è opinione solo di chi scrive - ciò che traspare dalla comunicazione Trantiniana è un sindaco che fa opposizione al Comune che guida (cioè a se stesso) e la totale assenza dello Stato. Un doppio paradosso nella città dei paradossi. Due, facciamo tre, esempi su tutti. Il primo: la pubblicazione durante il periodo degli incendi di una foto (non degli incendi, della Sicilia o dell'aeroporto) che lo ritrae con la fascia tricolore e un sorriso a 34 denti. Con il post annunciava la vicinanza del presidente della Repubblica a quelle che Trantino definisce «calamità». Una bella foto con il Presidente Sergio Mattarella sullo sfondo. Il giorno prima, la Sicilia bruciava. E Trantino, almeno nella foto, rideva. Un errore capita a tutti.

Il post di Trantino datato 26 luglio. Tra il 22 e il 23 luglio andava in fiamme Parco Monte Ceraulo a Mascalucia, il 25 luglio tutta la pineta di Monti Rossi, a Nicolosi. Nei giorni precedenti a bruciare era stato l'aeroporto di Catania e gran parte della Sicilia

Il secondo: le innumerevoli immagini di discariche abusive. Un problema atavico a Catania che il sindaco intende risolvere andando a scartabellare tra l'immondizia per rinvenire scontrini fiscali (vari ed eventuali), così da risalire all'identità dei trasgressori. Ovvero di chi quelle discariche abusive le crea. Peccato che c'è un appalto settennale dei rifiuti che non prevede la rimozione delle macrodiscariche. E il sindaco questo non lo dice. Così insegna alla gente a farsi giustizia da sé. E il messaggio indiretto è: scartabellate pure voi tra i rifiuti e denunciate. O, almeno, questo passa.

Sulla stessa lunghezza d'onda il terzo esempio. Dal messaggio forse molto meno indiretto del precedente. Riguarda piazza Federico di Svevia e l'attitudine di alcuni minorenni a occupare gli stalli auto con i carrellati della spazzatura, per poi richiedere il pizzo ai "clienti" che intendano parcheggiare. In questo caso, la soluzione immaginata dal sindaco è la creazione di «gruppi di cittadinanza attiva». Ovvero l'istituzione di ronde. Non quella - non sia mai - di mettere mano finalmente e seriamente alla polizia municipale. Richiedere soldi al governo nazionale per ogni cosa non è la soluzione in una città che i soldi se li mangia a colazione. Come a dire: sono il sindaco ma non c'è un Comune. Ci dovete pensare voi e io vi aiuto. Del resto voi mi avete votato.

Foto di NewSicilia

Io la immagino così: Smallville, esterno giorno. Superman è tornato su Kripton e la sera prima quattro ladri di grano hanno depauperato i terreni di ricchi possidenti. Il sindaco sceriffo chiama a raccolta i suoi. La notte seguente scendono in campo armati di fucili e bastoni. Così nella Trantino Valley, lungo la route 66, il sole tramonta e all'imbrunire si vede solo una schiera di uomini che cercano disperatamente quattro delinquenti (mafiosi o meno, che importa). Che, chiaramente, non ci sono. Perché hanno deciso di rioccuparsi dei terreni non appena il sindaco sceriffo smetterà di dire castronerie e tornerà a occuparsi di incartamenti e del suo Comune. E saremo punto e a capo.

La motivazione alla base della rappresentazione (appena descritta in modo grottesco) sta tutta nella carenza di personale dei vigili urbani. Di cui Trantino non fa mistero. E nella costatazione che, trattandosi di minorenni, la polizia municipale non può fermarli. Invece possono i cittadini. La polizia municipale no, i cittadini sì. «Perché - scrive Trantino nel post -, per combattere l'inciviltà non c'è bisogno di reprimere (specie quando è impossibile) ma basterebbe che la città delle regole si schieri insieme». Nel frattempo si attende l'istituzione della zona pedonale, i varchi Amts e i vigili urbani. Questi ultimi, anche quando ci sono, hanno paura di quei delinquenti. E chi non ne avrebbe? Sicuramente i cittadini armati di bastone. E chi garantirà il rispetto della zona pedonale? Forse l'istituzione di altre ronde e la partecipazione di altri cittadini. Ma allora, per dire e fare cose che anche i cittadini potrebbero proporre e fare, è necessario eleggere un sindaco? È necessario andare a votare? Facciamoci giustizia da soli. Ovvio, no? Per non parlare dell'insicurezza che trasuda dai suoi post quando ostenta quel vittimismo degno delle migliori performance teatrali. L'incontro è finito a tarallucci e vino e il sindaco - o chi gli cura la comunicazione - ha poi preferito definirlo come un semplice «evento simbolico».

L'utilizzo costante del pronome "io", quell'ostentare amore per la propria città rendendosi protagonista in prima persona (non come istituzione, ma come cittadino) non le fa onore. Il richiamo allo spirito di Castello Ursino, oltre a essere inquietante, non sembra appropriato per un sindaco di una città metropolitana. Ma soprattutto ricorda un personaggio di fantasia ben rappresentato nel film Hook, Capitano Uncino.

La comunicazione di Trantino passa da Hook, capitano Uncino

Alla fine ciò che ha fatto il sindaco in piazza Federico di Svevia è stata una manifestazione, praticamente di sinistra, spacciata per controllo della piazza e finita con la pulizia del fossato. Come se non spetti al Comune ripulire il fossato. «Ci siamo (pure, nda) armati di guanti e sacchetti», è il messaggio di Trantino. Caro sindaco, le scrivo. Che i cittadini si arrabbino, la critichino, la insultino, è una cosa normale. Lo facevano prima con Pogliese e con i suoi predecessori, e lo fanno adesso con lei. Questo vittimismo, però, lo si vede solo nei suoi post. La prima cosa che insegnano in politica è quella di non offendersi mai. Lei questo lo sa? E chi le cura la comunicazione ne è al corrente? Ci rifletta e faccia l'uomo delle istituzioni, non l'avvocato di se stesso.

Per non parlare dell'affaire aeroporto. Avete mai visto un sindaco che non parla di rifiuti, dei blackout, della siccità, della carenza d'acqua, dei problemi in Sidra, ma è subito pronto a distribuire bottigliette d'acqua all'aeroporto? O a pulire il fossato di Castello Ursino? In quella comunicazione incentrata su di sé e non sulla città. «Ricevo (io) sempre più messaggi su Messenger o via e-mail. Non riesco (io) più a leggerli - scrive nell'ultimo post - Chiederò (io) a qualcuno (chi?) di stare attento alle segnalazioni più urgenti, ma non mi piace (a me) delegare altri a rispondere per mio conto. D’altra parte intendo organizzare periodicamente dei dibattiti pubblici con i catanesi (forse meglio concittadini), affinché chiunque possa rivolgere domande o segnalazioni. Spero capirete (il povero sindaco). Tanto mi troverete sempre in giro e, a meno di impegni particolarmente urgenti, non mi sottrarrò mai al confronto (tranne se si tratta delle modalità di accesso ai disabili in via Etnea). Perché per me, #noiCatania è innanzi tutto metodo e imperativo di condotta (qualunque cosa voglia dire)». Perché la storia è dalla parte del sindaco del domani.

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