Il Pezzo Etneo

Mario Rapisardi, il Vate etneo rappresentato In verità e non in gloria
Oggi il debutto. «Servirebbe ancora un poeta così in questa città»
Un'analisi introspettiva e didattica di uno degli scrittori più discussi dell'ultimo secolo. «Penna tagliente, emarginato perché libero». Ad anticipare qualche dettaglio sullo spettacolo che andrà in scena questa sera al teatro Tezzano alle 20.30, è l'autrice Antonella Sturiale

Lo spirito di Mario Rapisardi aleggia nella Catania scordarella che verrà rappresentata questa sera al teatro Tezzano. È quello che succede alla troupe de In Verità e non in gloria, tra l'emozione di rappresentare uno tra i più importanti esponenti della letteratura catanese e strane coincidenze. Ognuno di loro sembra essere legato a quella figura così controversa, contraddittoria, irriverente e di libero pensiero. Così importante da essere ignorata. Per questo lo spettacolo pensato da Santo Musumeci vuole essere un atto rivoluzionario per rinobilitare la figura di Rapisardi, risvegliare le coscienze e ridare dignità a quel viale che porta il suo nome che tutti conoscono come u viali. Sorprese, partecipazione del pubblico e la contrapposizione tra il pensiero di Mario Rapisardi e quello di Giovanni Verga. Non solo letterario ma anche umano. Ci sarà questo e molto altro nella rappresentazione di uno degli scrittori catanesi più discussi, che si presta a essere un fiore all'occhiello nel panorama teatrale catanese.

«Qualcuno mi ha detto che sarebbe arrivato anche Rapisardi, ed è arrivato». Antonella Sturiale, autrice dello spettacolo, ci trova qualcosa di magico nella sua partecipazione al progetto. «Rapisardi era una penna tagliente, un pugnale che arriva nelle coscienze, ironica e provocatoria - racconta la sceneggiatrice al Pezzo -, per il suo modo di scrivere un po' mi rispecchia». Una scrittura che invita alla riflessione e che affonda nell'anima dei personaggi. «Sarà una rappresentazione didattica e introspettiva che rappresenta un omaggio a un'anima tormentata - così Sturiale definisce il poeta e scrittore - che aveva la voglia di gridare al mondo la verità utilizzando la spada della giustizia». Un desiderio che gli è costato anche l'inimicizia delle autorità ecclesiastiche che si sono opposte alla sua tumulazione per dieci anni. Al suo funerale hanno partecipato migliaia di persone e la città tenne il lutto cittadino per tre giorni. «Rapisardi non è stato seppellito per tutto quel tempo, è rimasto in una cella - spiega Sturiale -, è sempre stato scomodo perché non si conformava, per questo veniva apprezzato molto all'estero». In quello che è l'oblio del vate etneo, tra desiderio di verità e frustrazioni, che verrà rappresentato in «un'opera di nicchia tra didattico e poetico».

Ci sarà spazio - «sempre con ironia, perché con l'autoironia sono sorelle dell'intelligenza», dice la sceneggiatrice - anche per le diversità di pensiero poetico tra autori contemporanei a Rapisardi. «Per Verga facevamo parte del ciclo dei vinti, Carducci ha scritto cose terribili sui catanesi - sottolinea Sturiale -, Rapisardi che non aveva un buon rapporto con Carducci e criticava Verga, aveva una visione completamente diversa dei catanesi e della Sicilia». Una visione che riconosceva il catanese come «quell'essere genio e sregolatezza che poi è babbasunazzo, ma vedeva anche le bellezze di questa terra». L'approccio estremamente obiettivo e statico, tipico del verismo, dunque, non piaceva a Rapisardi. «Il suo pensiero e anche la via d'uscita per affrontare le criticità di una terra martoriata - spiega Sturiale - era quella di non conformarsi alla massa e di pensare con la propria testa, la sua forza e la sua disgrazia».

Uno spettacolo quindi che attraversa le fasi del pensiero del vate etneo. «Un pensiero dinamico che cambia in corrispondenza del percorso di crescita fino a sfiorare il romanticismo». Che, per Sturiale, «è tutto politico sebbene lui fosse apolitico ed è apolitico». Per una figura talmente attuale da parlarne al presente. «È un personaggio attualissimo - ribadisce la sceneggiatrice -, se oggi fosse ancora in vita non voterebbe nessuno, tutt'altro». Temi che il cast ha deciso di trattare con la stessa ironia che contraddistingue le opere di Rapisardi «che genera sorrisi di consapevolezza», è quanto promette la messa in scena di questa sera al teatro Tezzano, ribattezzato Holy tape studios, che vedrà la performance attoriale di Barbara Cracchiolo ed Enrico Pappalardo e la partecipazione del quinto superiore dell'istituto classico Nicola Spedalieri, dove Rapisardi ha insegnato dal 1870 al 1878, per poi prendere una cattedra all'Università di Catania e della rock band Frijda. Un ulteriore nota irriverente in stile con lo spettacolo che chiuderà l'evento con il brano Poesia Impura, dedicato a Mario Rapisardi. «È un sogno che inseguiamo da tre anni e oggi ci sarà finalmente il debutto - conclude Musumeci - c'è tanta emozione nel raccontare un personaggio come Rapisardi che allora come oggi è discusso e controverso, ma che farebbe molto bene a questa città».

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