Il Pezzo Etneo

Mosema, curatela contro la mala gestio dei Comuni: in 17 a giudizio
Sindaco Magra a processo: «Spiegherò le mie ragioni in tribunale»
Gabriele patti,  27 Marzo 2023
I debiti e le perdite registrate dalla ditta che si occupava del servizio di raccolta di rifiuti e spazzamento di molti comuni alle pendici dell'Etna raggiungono un valore complessivo di circa due milioni di euro. Secondo la curatela realizzate «attraverso artifici contabili, illegittime rilevazioni di ricavi e l'inadeguatezza degli assetti amministrativi e contabili». Al centro delle contestazioni la trasformazione in house della società che, per la curatela, «avrebbe portato al declino della ditta». Il primo cittadino a questo giornale: «Evitare strumentalizzazioni in vista delle amministrative»

Il fallimento di Mosema dipenderebbe dalle condotte illegittime e non conservative messe in atto dai soci e dagli organi gestori dal 2015 al 2020. È questa la posizione della curatela della ditta che per anni si è occupata del servizio di raccolta dei rifiuti e spazzamento delle strade in diversi comuni dell'Etna. Che a settembre ha deciso di mettere nero su bianco le proprie rimostranze nell'atto di citazione a giudizio instaurato davanti la sezione Imprese del Tribunale di Catania. Si tratta, almeno per il momento, di processo civile quello cominciato i primi di marzo con la prima udienza, poi rinviata a giugno. Il processo vede a giudizio 15 persone e due enti comunali: i Comuni di Mascalucia e San Gregorio. Alla base della citazione ci sono i danni sofferti dalla ditta in stato di liquidazione, poi fallita. In rassegna si passano le condotte perpetrate da soci, dal collegio sindacale e dal consiglio di amministrazione dal 1995 fino al 2020, ovvero dalla sua costituzione al momento in cui è stato dichiarato lo scioglimento. Si parla di illegittima rilevazione di crediti e conseguente illegittimità nella rilevazione di ricavi, di crediti contabilizzati come debiti fuori bilancio e dello stralcio parziale di un debito nei confronti di Cassa depositi e prestiti, che stando alla ricostruzione dei curatori, non poteva essere effettuato.

Al centro delle contestazioni c'è la trasformazione in house della società, ovvero la procedura che ha trasformato Mosema da società per azioni a società con capitale interamente pubblico. Procedura, questa, avviata nel 2017 dall'amministrazione guidata dal sindaco Giovanni Leonardi e, successivamente, valutata e poi approvata da quella retta da Enzo Magra. In mezzo ci sarebbero le condotte omissive tanto dei soci quanto degli organi di vigilanza che avrebbero arrecato all'azienda perdite per un importo complessivo superiore a due milioni di euro. Per un processo di cui la prima udienza si è tenuta il 25 febbraio, ma è stata rinviata perché almeno cinque dei citati in giudizio (per la maggior parte componenti del consiglio di amministrazione) hanno richiesto la chiamata in causa delle assicurazioni a garanzia di un'eventuale condanna al risarcimento del danno. Richiesta accolta dal giudice di prime cure che ha disposto il rinvio al 28 giugno. Tutto comincia nel 2020 quando viene dichiarato il fallimento di una società che di grane, dalla mala gestio alle infiltrazioni mafiose, ne ha affrontate parecchie. Da allora la curatela della società ha esaminato sette anni di bilanci.

I citati in giudizio

Tra i convenuti davanti alla quarta sezione civile del Tribunale di Catania ci sono il Comune di Mascalucia e quello di San Gregorio. I rispettivi sindaci, non solo nella veste di rappresentanti legali dell'ente, ma citati anche personalmente: Enzo Magra e Carmelo Corsaro. Tra i dirigenti comunali a giudizio vanno Uccio Gibilisco, Filippo Pesce, Danilo Ambra e Carmelo Marchese. Tra i componenti del collegio sindacale saranno sottoposti alla valutazione del Tribunale le condotte della presidente in carica fino al 2013 Lina Biondo, di Pietro Famà, in carica dal 2013 e di Giovanni Vergari. Per i membri del consiglio di amministrazione sono sotto esame i comportamenti del presidente (almeno fino al 2016) Fabio Sciuto e dell'amministratore delegato Giuseppe Finocchiaro. A giudizio va anche Salvatore Fazio, consigliere delegato da novembre 2018 a marzo 2019.

Mosema: dalla costituzione al fallimento

«Mosema è società azionaria (oggi in house providing) che si identifica, sin dalla sua costituzione, con il socio pubblico che ne ha ideato la genesi e la conformazione dell’assetto societario e gestionale, cioè il Comune di Mascalucia». Che la citazione sia rivolta principalmente nei confronti della gestione perpetrata dal Comune di Mascalucia lo si evince da queste prime righe del documento. Il motivo sta nella gestione dell'ente in qualità di socio di maggioranza di tutte le procedure che, secondo la curatela, hanno portato al fallimento della società. Tra maggio e giugno del 1995 termina l'iter cominciato un anno prima per trasformare la ditta in società a partecipazione pubblica, e la società diventa a partecipazione mista, con Gcsenu spa e La Lucente di Maria Lombardo con cui il Comune di Mascalucia stipula una «convenzione preliminare per la gestione dei servizi di igiene urbana, pulizia locali, manutenzione verde, finalizzata a definire e gestire i rapporti per la costituzione della nuova società» denominata Mongibello Servizi Mascalucia spa, nome per esteso di Mosema, con capitale sociale di 300mila euro.

Da allora e fino al 2020 il Comune affida la gestione integrata del servizio di raccolta differenziata con continue proroghe tecniche della convenzione del 1995 e rimodulazione dei criteri minimi del servizio e, conseguentemente, delle penali in cui potrebbe incorrere Mosema in caso di inosservanza. Per anni il Comune di Mascalucia avrebbe tirato a campare con un peso sul groppone: le perdite registrate negli anni precedenti. Almeno fino al 28 dicembre 2018, quando viene riunita l'assemblea dei soci. In questa occasione si rilevano le condotte abusive dei soci nella trasformazione in house di Mosema. A marzo 2019 Mascalucia e San Gregorio attestano una perdita di circa due milioni e mezzo di euro ma rinviano, «abusivamente» secondo la curatela, l'approvazione del bilancio. Passa un mese e l'assemblea torna a riunirsi: anche stavolta non si procede ad approvazione e il rinvio viene motivato dal Comune con la considerazione secondo cui «la situazione patrimoniale non è definitiva, ma suscettibile di variazione in quanto necessita di ulteriori verifiche relativamente alla sopravvenienza per debiti con Cassa depositi e prestiti». Così il consiglio di amministrazione dichiara lo scioglimento della società sulla base della perdita registrata sin dal 2017, quando sarebbe cominciata l'erosione del capitale sociale anche e soprattutto a seguito della trasformazione della società in house providing e nomina Maurizio Verona come liquidatore. Nel 2020 il tribunale dichiara il fallimento.

Le contestazioni della curatela

«Sono emerse numerose condotte dannose che assumono rilievo, di natura civile e penale, poste in essere dagli amministratori, con la colpevole inerzia del collegio sindacale», in quello che viene definito «un esercizio meramente burocratico da risultare asservito alla condotta illegittima dei soci pubblici». Circostanza che, insieme all'omessa adozione di alcuni provvedimenti avrebbe provocato «grave danno alla società», dei suoi creditori e dei terzi. «Tutte le relazioni dell’organo gestorio, a far data dal bilancio 2013 - è la posizione della curatela messa nera su bianco nella citazione in giudizio - rilevano l’inadeguatezza degli assetti amministrativi e contabili». Constatazione della quale si era accorto, così come dimostrano le carte, anche il Comune di Mascalucia. «Tuttavia - lamenta la curatela - non viene posto in essere alcun intervento correttivo ma, negli anni, continuano ad adottarsi condotte non conservative, incompatibili con lo squilibrio finanziario lamentato dal collegio sindacale e con la diseconomicità della gestione che caratterizzerà gli anni a seguire». Nel mirino di chi ha il compito di curare gli interessi della società rientrano le presunte incongruenze dei bilanci di esercizio dal 2013 al 2019. Come la mancata rilevazione di perdite attraverso artifici contabili, la mancata rilevazione di costi di competenza, l’illegittima capitalizzazione dei costi di manutenzione e dei necessari accantonamenti. Artifici, questi ultimi, che per la curatela sono valsi a consentire la continuazione dell’attività pur in presenza di una situazione di crisi economico, finanziaria e patrimoniale realizzatasi prima del 2015 e conosciuta dai soci e dagli organi di gestione. «Cause della stratificazione di sempre maggiori debiti nei confronti del fisco, degli enti previdenziali e dei fornitori che hanno contribuito ulteriormente al dissesto», sostiene la curatela. Una stratificazione di passività che sarebbe cominciata dagli anni 2013 e 2014 (poi incrementata e contabilizzata nel 2017), quando si concretizza una perdita pari a circa un milione e 250mila euro.

Bilanci 2013-2014
Le rettifiche operate nello stato patrimoniale degli esercizi 2013 e 2014 avrebbero avuto un impatto negativo sul patrimonio netto rilevato nei bilanci. Si parla di perdite per 708mila euro nel bilancio 2013 e per 542mila euro per il 2014. Così nel primo anno si registra una perdita di più 181mila euro e nel 2014 di circa 900mila. Cifre che, con il passare degli anni, non solo non sarebbero state sanate, ma addirittura incrementate.

Bilancio 2015: mancata rilevazione di debiti nei confronti dell'erario, omessa valutazione delle perdite e "proroghe tecniche"
Secondo la curatrice anche l'esercizio contabile del 2015 sarebbe stato inficiato, considerate le perdite registrate negli anni precedenti, da condotte non conservative. Tra queste c'è il servizio di igiene urbana espletato da luglio 2015 e per un anno nel Comune di San Gregorio, avviato per tre mesi e poi prorogato con la formula "proroghe tecniche" nel Comune di Tremestieri Etneo, il graduale rinnovo del parco e l'Illegittima capitalizzazione di costi, rilevazione di ricavi e crediti. L’attività di verifica della corrispondenza delle poste di bilancio con scritture contabili «se eseguita - scrive la curatela - avrebbe dovuto rilevare la capitalizzazione di costi di manutenzione ordinaria per 483mila euro, la rilevazione di ricavi in spregio alle previsioni contrattuali e alla disciplina normativa di diritto pubblico; la rilevazione di crediti in spregio al principio di prudenza per quasi 600mila euro che sono stati mantenuti in bilancio sino agli esercizi 2017 e 2018». Nonché la mancata rilevazione di debiti tributari maturati in esercizi precedenti al 2013 per somme pari a circa 331mila euro (poi contabilizzati solo nell’esercizio 2018 come sopravvenienza passiva). Nonostante la rilevazione delle criticità, i soci e l'organo gestorio non individuano nessun correttivo, ma si limitano a riferire dell’instaurando percorso per la trasformazione in house providing che avrebbe dovuto garantire un affidamento almeno settennale del servizio. Il collegio sindacale, però, registra «uno squilibrio finanziario unito alla bassa percentuale di riscossione dei crediti». Nonostante le criticità, però, non sarebbe stato adottato alcun correttivo. Omissioni che, stando alla ricostruzione della curatela, «caratterizzeranno anche gli esercizi successivi».

Bilancio 2016: le anomalie contabili e le nuove commesse
Sebbene le perdite continuino ad aumentare, il 31 ottobre 2017 viene approvato il bilancio 2016. Anche in questa occasione sembrerebbe che le perdite siano state sostanzialmente ignorate. Così si registra l'acquisizione di nuove commesse con i Comuni di Mascalucia, San Gregorio, Viagrande, Gravina di Catania e Tremestieri nonché l'attivazione di lavoro somministrato «per dare manforte ai soci pubblici nell'espletamento del servizio con nuove assunzioni a tempo determinato» e l'acquisto di cinque automezzi. Provvedimenti, questi ultimi, messi in atto dal Comune di Mascalucia. In quelle che per la curatrice sarebbero vere e proprie «anomalie contabili».

Bilancio 2017
La perdita si manifesta poi platealmente con l'approvazione del bilancio 2017 avvenuta due anni dopo, a marzo 2019. In questo esercizio a far storcere il naso sono la mancata svalutazione del credito vantato nei confronti di Lesv srl, poi oggetto di contestazione nelle aule di giustizia, ma mantenuto in bilancio sino all’esercizio 2017; e l’illegittima capitalizzazione di costi di manutenzione ordinaria per una somma superiore a 440mila euro risalente alla sommatoria di servizi relativi ai periodi finanziari 2013 e 2014. Secondo i curatori, in questo bilancio e attraverso un «artificio», la perdita sarebbe stata ridotta a poco più di 138mila euro a seguito di non meglio precisati «aggiornamenti contabili derivanti da adeguamenti contrattuali, permessi politici e attività svolta in regime extracontrattuale».

Bilancio 2018: «L'assemblea delibera lo scioglimento della società ed erode il capitale sociale di due milioni e duecentomila euro»
«Il bilancio viene esitato favorevolmente dal Comune di Mascalucia». È il 3 dicembre del 2019 e per l'assessore all'Ecologia Alessio Cardì, intervenuto come delegato del sindaco Magra, sembra essere tutto nella norma. Ma anche qui per i curatori c'è qualcosa che non va. Oltre alle contestazioni che emergono dall'analisi degli altri bilanci, tra ricavi illegittimamente rilevati a cui conseguirebbero diritti di credito non esigibili, in questo esercizio a insospettire Mosema è l'azzeramento delle immobilizzazioni immateriali. Ovvero i costi che non esauriscono la loro utilità in un solo periodo ma manifestano i benefici economici lungo un arco temporale che tiene conto di più esercizi. Così è, per esempio, per i costi di impianto e di ampliamento. Le immobilizzazioni materiali, dunque, sono elementi che dimostrano la perdurante attività dell'impresa nel lungo periodo. Costi (individuati in 327mila euro a cui si aggiungono 300mila euro inerenti alla svalutazione del parco mezzi) che, però, il Comune decide di azzerare integralmente con «una costante capitalizzazione di costi di manutenzione ordinaria in spregio ai principi contabili di redazione del bilancio», scrivono i curatori. Un insieme di condotte che adesso saranno al vaglio del tribunale per quello che per la curatela è consistito in un «abuso strumentale attuato attraverso una condotta predatoria» della trasformazione della società. «La società, da una parte, ha continuato a prestare i servizi alle immutate condizioni economiche di cui alla convenzione del 1995 e integrazione del 2012 sulla scorta di ordinanze e determine con le quali gli enti hanno prorogato la richiesta di espletamento del servizio sino al fallimento; dall’altra, i Comuni hanno omesso di porre in essere i necessari accertamenti istruttori - prerogativa dell’ente socio e committente - per l’adeguamento del corrispettivo dell’appalto, in spregio all’obbligazione prevista in convenzione. La successiva trasformazione in house providing ha determinato il definitivo declino di Mosema, stante l’impossibilità di operare».

La parola al sindaco Magra

Sulla questione abbiamo chiesto replica al sindaco di Mascalucia Enzo Magra. «Posto che la pendenza di un giudizio impone di analizzare nelle sedi proprie argomenti e pretese, non posso scendere nel dettaglio al fine di precisare le evidenti ragioni che supportano la mia posizione - è la replica del primo cittadino inviata a questo giornale in forma scritta tramite il proprio legale Daniele Foresta -, le condotte contestate sono state poste in essere in un periodo antecedente all'inizio del mandato». Nonostante tra i motivi di contestazione ci sia «l'abusivo rinvio», così lo definisce la curatela, dell'approvazione del bilancio 2018, avvenuta quando l'inquilino di palazzo comunale era proprio Magra, «è sotto gli occhi di tutti che se qualcosa di negativo vi era non può certo essere imputato, anche per evidenti ragioni di carattere temporale, al sottoscritto e alla sua amministrazione, che si è anzi adoperata per riportare alla piena legalità una condizione non voluta, ma semplicemente ereditata». Precisazioni fondamentali per il sindaco «che saranno di certo utili ai lettori per evitare qualsiasi non creduta strumentalizzazione della vicenda giudiziaria in corso in vista delle prossime elezioni».


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