Il Pezzo Etneo

Eurospin, l’amministrazione giudiziaria per la vicinanza alla ‘ndrangheta
I terreni e i punti vendita che piacevano alle cosche Araniti e De Stefano
Gabriele patti,  20 Marzo 2023
I rapporti tra i vertici del colosso della Grande distribuzione organizzata e Giampiero Gangemi, presunto intermediario della criminalità organizzata reggina. Gli store al centro dell'inchiesta che ha portato a disporre lo spossessamento dei beni nei confronti dell'amministratore unico Matteo Mion. I ruoli di Domenico Gallo e Antonino Mordà. E le relazioni tra quest'ultimo e il manager di Eurospin

«I vertici della catena di distribuzione alimentare, pur consapevoli dello spessore criminale di Gangemi e degli interessi illeciti di cui era portatore, non hanno esitato ad affidargli la realizzazione dei progetti concernenti l'espansione sul mercato di Reggio Calabria e provincia». L'espansione commerciale oltre lo Stretto del gruppo Eurospin Sicilia era diventato un affare. Di quelli grossi, pure. Uno di quegli affari che non valeva la pena perdere, tra l'acquisto di terreni per la realizzazione di nuovi punti vendita e la ristrutturazione di altri. Dal 2018 fino al 2022 gli interessi espansionistici della catena di supermercati sarebbero stati curati da Giampiero Gangemi - già destinatario di tre arresti (due nel 2018 e uno nel 2022) - titolare di fatto di Leg srl, imprenditore contiguo alla criminalità organizzata reggina arrestato a luglio 2022 insieme al fratello Sergio, perché accusati di aver stretto accordi come gruppo imprenditoriale con le famiglie di ‘ndrangheta, tra cui le cosche De Stefano e Araniti, consentendo che i clan si infiltrassero nel settore edile e della grande distribuzione alimentare. Otto mesi dopo l'esecuzione di quella che è balzata agli onori delle cronache come operazione Planning, arriva il decreto di amministrazione giudiziaria per Eurospin Sicilia spa, la catena di supermercati con amministratore unico Matteo Mion.

Sotto la lente d'ingrandimento degli investigatori sono finiti l'acquisto di un terreno a Gallico, in provincia di Reggio Calabria, la realizzazione di un altro punto vendita a Siderno e il sistema di subappalti con cui Gangemi riusciva ad affidare parte dell'esecuzione dei lavori a diverse imprese edili che, in un modo o in un altro, sarebbero state tutte amministrate di fatto dallo stesso Gangemi. La cui attività avrebbe mirato ad arricchire le tasche di alcuni esponenti della criminalità organizzata. Tra questi c'è Antonino Mordà, ritenuto esponente della cosca Araniti, imputato in un procedimento per associazione di tipo mafioso. Il suo nome compare 26 volte nel decreto che dà avvio alla misura di prevenzione. Ma è anche il caso di Domenico Gallo, già sorvegliato speciale di pubblica sicurezza. Ma i vertici del noto marchio sarebbero entrati in contatto anche con Carmelo Ficara - già condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa - per la cessione di un terreno ai fini della realizzazione di un ulteriore punto vendita e conseguente affidamento dell'appalto di realizzazione. L'edificazione di altri due punti vendita, invece, sarebbe stata affidata a Carspo Costruzione edili, ditta di Carmelo Sposato, arrestato per per associazione mafiosa ed estorsione. Tutte circostanze che il 15 febbraio hanno convinto gli inquirenti a disporre lo spossessamento dei beni aziendali e il trasferimento nella disponibilità delle amministratrici giudiziarie.

L'evoluzione di Eurospin Sicilia

I ruoli di Domenico Gallo e Antonino Mordà. L'operazione Santa Caterina e il tecnico del Comune di Reggio Calabria Luigi Bagnato

Domenico Gallo e Antonino Mordà, meglio noto come Ninetto, farebbero parte della cosca 'ndranghetista Araniti, legata ai De Stefano. Consorteria criminale con cui non solo Gangemi avrebbe stretto rapporti di affari, ma con cui si sarebbe confrontato anche il responsabile di Eurospin Gianluca Taverniti. Lo stesso che nel 2017 ha ricevuto 100mila euro da parte di Leg srl, in qualità di amministratore unico di un'altra società: la All in srl. Per i magistrati un modo per premiare Taverniti del successo delle operazioni. Sono i dettagli che emergono da quanto racconta il collaboratore di giustizia Maurizio Pasquale De Carlo. «Taverniti aveva rapporti con Ninetto (Mordà, nda) - racconta agli investigatori -, in realtà era nelle sue mani». Ovvero: Taverniti avrebbe fatto tutto quello che gli diceva di fare Mordà. Quest'ultimo, insieme a Gallo e Gangemi, secondo gli inquirenti attraverso le società Leg srl e Cci srl (comunque riconducibili a Gangemi) avrebbero costituito un comitato di imprenditori legati alla 'ndrangheta per intercettare gli investimenti del gruppo imprenditoriale per la realizzazione del punto vendita di Gallico. Ma non solo: i tre avrebbero collaborato anche nel caso degli investimenti della catena di supermercati nel Pescarese quando Gangemi avrebbe poi reinvestito i capitali dell'affare Eurospin in attività illecite attinenti alla cosca.

La vicinanza di Gangemi alla criminalità organizzata sarebbe dimostrabile anche dalla realizzazione di un complesso residenziale nel comune calabrese di Santa Caterina. «Gangemi è stato incaricato dalla cosca De Stefano - si legge nel decreto di amministrazione giudiziaria - per l'esecuzione dell'intervento che ne interessava l'area di competenza». Proprio in questa occasione assume importanza il ruolo di Luigi Bagnato, dirigente del Comune di Reggio Calabria che, secondo quanto risulta dagli atti, avrebbe collaborato con Gangemi segnalando gli affari migliori. «Questo gli portava delle operazioni a Giampiero e lui gli riconosceva una percentuale - racconta De Carlo -, nell'operazione di Santa Caterina c'era lui in mezzo, in quella di Pentimele, pure». Stando a quanto ricostruito dal collaboratore i rapporti tra Gangemi e Bagnato sarebbero stati frequenti al punto tale che Bagnato sarebbe stato solito recarsi anche nei cantieri di Leg. «A Santa Caterina veniva», dice De Carlo. Insomma Bagnato avrebbe assunto il ruolo di informatore sfruttando la sua qualifica di tecnico comunale. «Segnalava le operazione abbordabili - precisa De Carlo su richiesta del pm -, se erano o meno a posto con le carte, com'era la situazione, e lui in cambio dava una percentuale o se c'era, un terreno».

Gli store al centro dell'inchiesta

Non solo il supermercato di Gallico - la cui realizzazione è avvenuta a partire dall'anno 2016, quando Eurospin acquista il terreno a circa due milioni e 500mila euro - ma sarebbe stata progettata sin dall'anno 2013 -, tra i punti vendita che sarebbero dovuti sorgere in Calabria finiti sotto la lente d'ingrandimento dei magistrati c'è anche quello da costruire sulla statale 106, in contrada Limarri, a Siderno, a pochi metri da Sika. Un terreno che l'azienda di Mion ha acquistato a dicembre 2021 da Calcementi Jonici srl di Reggio, avente come amministratore unico Francesco D'Agostino, a circa tre milioni e 900mila euro. È in questa occasione che spunta Roberto Di Giambattista, uno dei prestanome di Gangemi che, per questo affare, in qualità di amministratore unico di Leg srl, avrebbe avuto il compito di interfacciarsi con Giuseppe Richichi, responsabile tecnico di zona di Eurospin. In questa operazione Eurospin avrebbe stipulato con la società di Gangemi un appalto dal valore di ulteriori tre milioni e 160mila euro. Poi ci sono altre due operazioni finite al centro dell'inchiesta: si tratta di quella che mirava alla realizzazione di un punto vendita in una via centrale di Reggio Calabria e la ristrutturazione di quello già avviato a Villa San Giovanni.

I subappalti di Leg srl sullo store di Gallico e quello non autorizzato a Cci srl

Per la realizzazione dello store di Gallico, il contratto era stato stipulato tra Eurospin Sicilia e Leg srl, con la previsione che quest'ultima avrebbe potuto procedere a subappaltare parte dell'esecuzione dei lavori solo dietro autorizzazione dei vertici del colosso della Gdo. Una disposizione che, però, non sarebbe stata osservata. Così parte dell'esecuzione dei lavori di quel supermercato è stata realizzata da Cci srl, società di cui Gangemi possiede il 98 per cento delle quote, poi sequestrata nel 2013 nell'ambito del procedimento incardinato davanti al Tribunale di Latina.

Elementi questi che, sebbene siano sufficienti a dimostrare la consapevolezza maturata in Mion e nei vertici di Eurospin della caratura criminale dell'interlocutore reggino, non lo sono per attestare la pericolosità sociale del titolare dei beni aziendali. Motivo che ha costretto i magistrati a disporre l'amministrazione giudiziaria in luogo del sequestro.

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