Il Pezzo Etneo

Quel pasticciaccio di Pogliese quando aprì agli autonomisti
Il gioco Lombardo, i caporali e l’appoggio all’ipotesi Bianco
Gabriele patti,  20 Febbraio 2023
Un'analisi sul futuro di Catania (e della Sicilia) prendendo spunto dal passato. La guerra politica tra il leader degli autonomisti e il senatore di FdI tra avvicendamenti e alleanze. Il fronte Pogliese e il fronte Lombardo

Qualcuno sostiene che Pogliese abbia preso un granchio. E pure bello grosso, quando nel 2018 aprì agli autonomisti per le amministrative. Lo dice perché potrebbe anche darsi che proprio l'ex sindaco di Catania, adesso seduto a Palazzo Madama, rischi di rimpiangere quella scelta. Non solo a Catania comune. Anche in provincia. E nel ping pong tra partiti, dove si giocano le cariche politiche, i centristi, più forti della precedente tornata elettorale, stavolta potrebbero dirottare a sinistra. In quella sinistra che al Comune di Catania risulta divisa tra un probabile Enzo Bianco e la schiera di altri candidati: da Nunzia Catalfo a Giancarlo Cancelleri. Il Movimento cinque stelle e una non meglio precisata Azione, con il consigliere Lanfranco Zappalà di qua e di là. Un ping pong in cui la pallina è Raffaele Lombardo. Ma a volte è la palla e non il giocatore ad avere il controllo. Il dem Bianco (circola anche il nome del presidente della comunità di Sant'Egidio catanese Emiliano Abramo, anche lui vicino a Lombardo) potrebbe essere sostenuto da parte di un centrosinistra spaccato. E proprio in questa insenatura si infilerebbe Lombardo, coadiuvato dalla corrente piddina del deputato Anthony Barbagallo. In quel centrosinistra formato da Barbagallo e dall'opposizione a Barbagallo. Ma se la destra va unita (e il nome è quello di Ruggero Razza), anche Lombardo potrebbe ricongiungersi.

È il gioco Lombardo. Funziona così: l'ex governatore subisce un processo per concorso esterno in associazione mafiosa (ormai al termine dopo l'assoluzione in appello e in attesa del verdetto della Cassazione, nda). Perde potere ma non troppo. Per non perderne ulteriormente, i caporali non possono di certo continuare a militare in un partito sotto attacco mediatico e istituzionale. Il rischio è quello di perdere voti, consenso, cariche istituzionali e le elezioni. Serve un serbatoio. O più serbatoi. In attesa che il gelido inverno passi. Bisogna infiltrare ed esfiltrare al momento giusto. E così Barbagallo nel 2005 si candida a sindaco di Pedara, sostenuto dai centristi. Cinque anni dopo, forte degli anni da sindaco ci riprova: a sostenerlo c'è anche il Partito democratico. Nello stesso anno Lombardo e il fratello Angelo cominciano ad avere i primi guai con la giustizia.

Passano due anni e nel 2012 Barbagallo lascia l'Mpa e transita a sinistra per poi diventare segretario regionale del partito. Il primo uomo di Lombardo in un altro partito. Così il Pd siciliano diventa a trazione autonomista. E le ultime Regionali - in cui La Finestra, associazione universitaria vicina all'Mpa con all'interno anche persone vicine a anche al sindaco di Militello Giovanni Burtone e ad Anthony Barbagallo, appoggia l'ex vicesindaco autonomista di Enna Francesco Colianni e a Catania Giuseppe Lombardo, nipote di Raffaele -, potrebbero costituire un indizio. Così come un altro indizio potrebbe desumersi dall'ex vicesegretario del Partito democratico Gianfranco Vullo. Ex onorevole all'Ars a sostegno del governo Crocetta, già allora nelle pagine di Repubblica sosteneva che il futuro della Sicilia fosse l'Mpa. Sette anni dopo, mentre Nino Vullo viene nominato vicesegretario del Pd etneo, del fratello Gianfranco si vocifera nuovamente di un avvicendamento con gli autonomisti.

Coperta la sinistra, bisognava coprire a destra. Ed è qui che sarebbe subentrato Gaetano Galvagno. Una vita nell'Mpa, tra feste e serate in discoteca, è stato coordinatore di Libertas - associazione universitaria autonomista -, fino al 2017, quando transita in Fratelli d'Italia. Negli anni riesce a creare una sua corrente. E riesce persino a conquistare la poltrona da presidente dell'Ars. A soli 38 anni. Così lo scontro tra parte di FdI e Lombardo - cominciato con la vicenda Portoghese -, potrebbe riflettersi sulle amministrative: a battere il chiodo è il primo nemico di Pogliese, proprio 'il nuovo Miccichè' Gaetano Galvagno insieme al neodeputato alla Camera Manlio Messina. Entrambi sarebbero tra i firmatari di quella istanza, al momento sotto osservazione di Giorgia Meloni - di cui scrive Live Sicilia - con la quale si richiede una valutazione dell'operato di Pogliese come coordinatore regionale di FdI.

E così, se è vero come pare essere che è in atto una guerra politica tra l'asse Messina-Galvagno e la corrente Pogliese, in soccorso dell'ex primo cittadino potrebbero arrivare il ministro alla Protezione civile e alle Politiche del mare Nello Musumeci e il deputato Ars Giuseppe Zitelli. Ma, in occasione delle amministrative, il fronte anti-Lombardo potrebbe arricchirsi di nuovi alleati. Si tratta del vicepresidente del governo Schifani Luca Sammartino e dell'ex sindaco di Messina Cateno De Luca. Entrambi non inviso a Lombardo e viceversa. Il primo perché poco avvezzo a «calare la testa», dicono i bene informati, anche se tra gli uomini di Sammartino c'è chi minimizza: «Saranno le solite cose, prima o poi faranno pace», dicono. Il loro rapporto si sarebbe poi ulteriormente incrinato alle Regionali, quando gli autonomisti arrivano primi al Comune di Catania e Sammartino è mister preferenze in provincia con la lista Prima l'Italia. Sul territorio regionale secondo solo a Edy Tamajo. Sammartino infatti potrebbe fare asse con la corrente Pogliese in molti Comuni della provincia: primi tra tutti Mascalucia e Gravina.

Stessa storia per De Luca che ha «un conto in sospeso con Lombardo», lo dice lui stesso, dai tempi in cui sedeva all'Ars, proprio in quota Mpa. Alla base dei dissidi ci sarebbe il coinvolgimento di Scateno in alcuni processi. Coinvolgimento che il sindaco d'Italia imputa proprio a Lombardo. A testimoniare la possibile alleanza potrebbe essere la foto pubblicata dal segretario del senatore Pogliese Tuccio Tringale. Lo scatto lo immortala abbracciato con Ludovico Balsamo, ex assessore della Giunta Pogliese e adesso all'Ars con Sud chiama Nord. Dall'altro lato ci sarebbero oltre a Lombardo tutti i centristi e parte del Pd. Che, però, a causa della spaccatura interna potrebbe provare con difficoltà a mantenere gli equilibri, facendo asse con Pogliese e, come per le Regionali, chiudere accordi sottobanco con Lombardo.

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