Le istituzioni ignorano la questione: «Non ne abbiamo la minima idea»
«Non ne ho idea, è sicuro si tratti di sabbia?». Il ritornello si ripete come un mantra tra le istituzioni. Il comitato dei festeggiamenti di Sant'Agata e Multiservizi, la società che si occupa di manutenzione in città: nessuno sembra sapere quale materiale sia stato utilizzato per il riempimento delle zone appositamente allestite per l'accensione dei ceri durante le festività agatine. Che, peraltro, per ordinanza sindacale non dovrebbe nemmeno essere possibile accendere. E il paradosso è doppio: il primo è costituito dal fatto che chi dovrebbe sapere non sa o finge di non sapere. Il secondo è che non serve un esperto per capire che si tratta di sabbia. La domanda sorge spontanea: da dove è stata presa? A sollevare la questione è la pagina social Catania merita di più che, con un post in cui approfondisce la gestione della festa e gli effetti della vicinanza della zona recintata al maxi schermo installato in piazza Stesicoro, dà per assodato che la sabbia provenga dalla playa di Catania.
«Il quadrilatero non era affatto ricoperto di segatura ma di sabbia della Playa - si legge nel post -. Visto che è penalmente perseguibile il bagnante che rimuove anche una bottiglietta da mezzo litro di sabbia dall'arenile, il Comune tutta questa sabbia da dove l'ha presa?». Una domanda alla quale, come detto, le Istituzioni non sanno rispondere. Si rimanda, si ritarda e si posticipa. La questione è di rilevante importanza se si considera che, qualora la sabbia dovesse davvero provenire dal litorale, il Comune o chi per esso (dal momento che nella sezione Amministrazione trasparente dell'ente comunale non c'è traccia di un impegno di spesa, di un'ordinanza, né di alcuna fornitura, tanto di sabbia quanto di segatura), avrebbe commesso il reato di furto. E aggravato per giunta, per aver leso la destinazione alla pubblica fede. A metterlo nero su bianco è, tra le altre, la quarta sezione penale della Cassazione.
«La sottrazione o asportazione della sabbia o della ghiaia dal lido del mare o dal letto dei fiumi - si legge nel dispositivo della sentenza 11158 del 2019 - determina la configurabilità concorrente ai sensi dell’art. 625 del codice penale, sia della circostanza aggravante dell’esposizione della cosa alla pubblica fede, sia di quella della destinazione della cosa a pubblica utilità, così il prelievo del materiale lede, attraverso il danno idrogeologico all'arenile, la pubblica utilità dei fiumi o la fruibilità dei lidi marini». Quindi, le soluzioni immaginabili sono queste: o il Comune dimostra di avere dei depositi pieni di sabbia nascosti in chissà quale parte della città o ancora spunti un documento che dimostri che la sabbia è stata effettivamente comprata da chissà quale fornitore, o dimostri di avere un titolo legittimante per asportare sabbia dalla playa o, in ultimo, convinca tutti che si tratti di segatura. Anche se in questo caso dovrebbe spiegare perché non c'è traccia di alcun impegno di spesa nemmeno per la segatura. Intanto oggi dovrebbe tenersi il comitato di pubblica sicurezza per fare un bilancio delle prime giornate di festa e stabilire ulteriori provvedimenti per l'Ottava.