Il Pezzo Etneo

Voglia di pane caldo
Gabriele patti,  17 Gennaio 2023

Voglia di pane caldo. Semplice, forse addirittura banale la voglia di un pezzo di pane bianco, soffice e caldo. Di quelli che ti fanno sentire a casa e ti rendono sicuro di quanto tutto intorno a te sia giusto. Talmente semplice da essere giusto. Avevo proprio voglia di pane caldo. Non si trattava di un capriccio, una voglia sporadica che di tanto in tanto ti solletica il palato, no. Era costante, perpetua, continua. Come il plic delle gocce di un lavandino che gocciola. Che o stai tutta la notte sveglio barcamenandoti tra soluzioni improponibili o decidi di ignorare quell'incessante rumore di sottofondo. Così una mattina mi sono alzato decidendo di ignorare ancora una volta quel plic, per dedicarmi a un'altra giornata. Un'altra giornata. Sempre uguale, sempre la stessa.

Proprio quel giorno sono venuto a sapere che l'Università aveva stipulato una convenzione con un panificio. Carino il meccanismo, funzionava così: l'ateneo procurava i clienti e il forno faceva i panini. Caldi e soffici. Così mi sono precipitato ai servizi didattici per ottenere informazioni. Un mese dopo ero ufficialmente un cliente del Forno di Sicilia. Un panificio ben strutturato, pulito e che ancora godeva del riverbero di una fama che, però, non era più quella di un tempo. "Per i primi panini il Forno di Sicilia è perfetto", dicevano tutti. Pure gli altri clienti: quelli che lo erano ancora e anche chi non lo era più. Come in ogni panificio c'erano clienti e clienti: quelli che prendevano il pane ogni giorno, quelli che lo prendevano puntualmente ogni settimana e quelli che solo ogni tanto, quando veniva di passaggio. Cominciai a prendere il pane lì tutti i giorni. Io il pane lo potevo chiedere quando volevo. Ché ero un cliente quotidiano, di quelli fissi. Gli altri, gli occasionali invece, solo qualche volta, ma previo abbonamento. Cioè: ai clienti occasionali il panificio proponeva la sottoscrizione di un abbonamento per potere comprare il pane soffice e caldo. Niente abbonamento, niente pane occasionale. Io sono rimasto un cliente fisso. Mi ero affezionato e l'ambiente non era poi così male. Non era poi così male, per essere un panificio, dove la temperatura è sempre piuttosto alta. Poi qualcosa è cambiato. Divenni un cliente occasionale e il pane cominciò a non essere più soffice. E spesso non era nemmeno così caldo. In futuro, però, mi accorsi che non lo era mai stato.

Cominciai a girovagare tra strade e quartieri in cerca di un altro panificio. Lo trovai. Era diverso dagli altri. Non aveva nulla in vetrina. Diciamo che non aveva nemmeno una vetrina. Nemmeno l'insegna. La prima impressione fu quella di avere davanti un laboratorio. Riuscì a capire che si trattava di un panificio solo all'arrivo: dall'ingresso nessuno avrebbe mai pensato si trattasse di un panificio ma l'odore che si respirava era inconfondibile. Quello di buon pane caldo. Non tanto soffice, a dire il vero. Ma caldo. Ogni sera i braccianti sbracciavano, il panettiere impastava, le commesse pulivano i banchi e alle 4.50 spaccate del giorno dopo sfornavano i primi cornetti. I più buoni che abbia mai mangiato. Almeno finora. Il pane caldo arrivava a mezzogiorno. Capì di aver trovato il mio panificio di fiducia. Avrei soddisfatto la mia voglia e avrei imparato nuove cose sul pane e sulle diverse tecniche di impasto. E così è stato. Per cinque anni. Poi la gestione è passata di proprietario in proprietario. Il pane non era più quello di una volta. Finì col non andare più al FornoNews. Era bello il FornoNews. Poi è cambiato tutto. Cominciarono a spuntare due clienti fissi che, in qualche modo, dicevano agli altri clienti cosa prendere. A volte era lo stesso proprietario a intercedere per i clienti speciali e dire agli altri che pane comprare e come.

Per il momento ho trovato solo un altro panificio dopo questi. In realtà è stato il panificio a trovare me. Non so come. Mi ha trovato con uno di quei messaggi promozionali dell'US Navy, tipo: "Stiamo cercando te". Inorgoglito ho risposto di sì. Al Forno Oggi usano tecniche di impasto molto moderne, industriali e impostate sulla catena di montaggio. All'aspetto esteriore il prodotto sembra il migliore del mondo, ma all'assaggio resta un po' l'amaro in bocca. È uno dei più rinomati panifici della provincia il Forno Oggi. Qui il pane viene servito su vassoi placcati in oro a tutti i personaggi eccellenti: politici e non. E non senza qualche preferenza. Quando andavo al Forno Oggi rimanevo sempre interdetto dalla logica con cui si potessero fare panini su ordinazione per qualcuno e per altri no. Uno strano metodo di selezione dei clienti, insomma. Che però pare funzioni. A suo modo, certo.

Così, ancora alle prese con l'insoddisfabile voglia di pane caldo, mi sono attaccato al pezzo. A un pezzo di pane caldo fatto in casa. Semplice, senza ricami o disegnini. Farina, acqua, lievito. Basta. Così è nato il Pezzo Etneo. Spero possiate attaccarvi al Pezzo anche voi.

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