Il Pezzo Etneo

Caso Pellegrino, il sindaco temporeggia ma si risvegliano le opposizioni
«Se il consigliere non vuole dimettersi, lo deve sfiduciare Forza Italia»
Gabriele patti,  07 Dicembre 2023
Sull'ineleggibilità che segue alla condanna di Pellegrino, l'amministrazione prende posizione a metà e tergiversa. Nel frattempo la società civile si risveglia e chiede al partito del consigliere comunale di fare ciò che va fatto, se non per legge, per etica pubblica e rispetto delle istituzioni

La condanna a due anni di corruzione elettorale all'esponente di Forza Italia ha sollevato un polverone. Il silenzio imbarazzato in Consiglio comunale dopo qualche giorno si è trasformato in un susseguirsi di dichiarazioni e comunicati stampa. Le opposizioni adesso parlano. All'interno delle istituzioni e fuori dai palazzi c'è fermento. E il coro all'unisono è: «Riccardo Pellegrino deve dimettersi da ogni incarico».

Arci

Già menzionato nella relazione da parte della commissione regionale antimafia e deferito alla commissione nazionale antimafia per le linee di contatto con la famiglia Mazzei, sotto processo per corruzione elettorale, «non avrebbe dovuto trovare spazio nelle liste per il Consiglio Comunale di Catania», si legge nelle note stampa di Arci e Associazione nazionale Antimafia e legalità. «I consiglieri comunali della maggioranza di destra, che ha determinato l’elezione del sindaco Enrico Trantino, hanno deciso, nonostante tutto, di premiarlo affidandogli la vicepresidenza del Consiglio Comunale», commenta Matteo Iannitti di Arci a questo giornale. «La condanna di primo grado a due anni di reclusione impone le immediate dimissioni di Riccardo Pellegrino da ogni incarico pubblico», è la posizione dell'associazione. «Il sindaco, il presidente del Consiglio comunale e tutte le consigliere e i consiglieri che lo hanno eletto smettano di tacere, escano dall'omertoso opportunismo e si assumano le gravissime responsabilità politiche della sua elezione».

Movimento cinque stelle

Per il consigliere comunale del Movimento cinque stelle Graziano Bonaccorsi, il caso Pellegrino si muove tra ipocrisie politiche e perbenismo di facciata. «Quanto vale il principio della legalità per questa amministrazione comunale? E quanto viene applicato concretamente?», è la domanda che pone Bonaccorsi in Consiglio comunale al sindaco e al condannato per corruzione elettorale. «Ai quali ho rinnovato la richiesta di dimissioni in aula», spiega il consigliere cinquestelle.

Associazione antimafia e legalità: «Un grave problema di etica pubblica»

«Pur nella consapevolezza che sotto il profilo giuridico, nessuno può essere considerato colpevole sino a sentenza definitiva, si pone un serio problema di etica pubblica - chiosa il presidente dell'associazione Enzo Guarnera in una nota stampa - Può Pellegrino rimanere a ricoprire l'attuale incarico istituzionale? Secondo la lezione di Paolo Borsellino, deve fare un passo indietro e dimettersi. E, qualora non lo facesse spontaneamente, dovrebbe essere il suo partito a sfiduciarlo e indurlo alle dimissioni. Ma è probabile che nulla di tutto ciò avvenga. La classe politica ai vari livelli - conclude Guarnera - è priva di tensione etica e rimane abbarbicata alla poltrona, sempre e in ogni caso. È la stessa classe politica che ogni anno indossa la maschera del perbenismo e commemora il sacrificio di Borsellino e delle altre vittime dell'illegalità mafiosa: un'indecenza senza limite».

Il sindaco Trantino, Forza Italia e il Pd

Mentre le associazioni e alcuni partiti di opposizione chiedono a gran voce le dimissioni, Pellegrino non sembra essere intenzionato a fare un passo indietro. Una presa di posizione, seppur timida, arriva anche dal Pd che però non si esprime circa le dimissioni del vicepresidente vicario del Consiglio comunale, ma si limita a qualificarla come «una mesta storia di voti scambiati a 50 euro». Alla domanda riguardo le dimissioni però non perviene nessuna risposta. Ulteriore dimostrazione che il Partito democratico tutto fa, tranne gli interessi dell'opposizione e, in questo caso, della città.

Nel frattempo il sindaco Enrico Trantino, espressione della maggioranza, sembra temporeggiare. «Mi aveva promesso che si dimetteva», dice in Consiglio. Una dichiarazione riportata da tutti i giornali e che rievoca quel rapporto sentimentale tra genitore e figlio quando il primogenito non riassetta la propria cameretta. «Mi avevi promesso che sistemavi la stanza e non l'hai fatto, niente tv per una settimana». In quello che è un tipico comportamento genitoriale: se fai come dico, bene, altrimenti arriva la punizione. Nel caso del rapporto Trantino-Pellegrino, invece, c'è il monito ma non la punizione.

Intanto Forza Italia tace. Il partito riferimento di Pellegrino, già colpevole di aver candidato la nuora di Nunzio Zuccaro a consigliere comunale, addirittura designata assessore e successivamente dimessa perché ineleggibile in quanto convivente con un parente di primo grado di un boss, sembra ignorare la questione. Gli azzurri, in particolare Marco Falcone e Antonio Villardita, piuttosto dovrebbero, nel rispetto del principio di legalità tanto decantato, indurre il consigliere alle dimissioni da vicepresidente e da consigliere. Del resto, lo dice la legge, lo stanno chiedendo i partiti e la società civile: un condannato in primo grado per corruzione elettorale e parente di un presunto affiliato al clan Mazzei non può ricoprire alcuna carica all'interno di un'Istituzione. La prefettura dovrebbe prendere provvedimenti.

Aggiornamento del 7 dicembre 2023 alle ore 13.01
Anche il gruppo consiliare di Fratelli d'Italia ha chiesto le dimissioni di Riccardo Pellegrino con il consigliere Erio Buceti e il coordinatore comunale Luca Sangiorgio

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