Il Pezzo Etneo

Libertà per Khaled, lo studente italiano detenuto in carcere senza capi d’accusa
Il sit-in davanti al rettorato: «Bloccate gli accordi con Israele». Ma Priolo tace
Giuliano spina,  30 Settembre 2023
Gli studenti scendono in piazza per protestare contro l'arresto avvenuto al confine tra Giordania e Cisgiordania e la detenzione del ricercatore italo-palestinese che da giorni è rinchiuso al carcere di Petah Tikva. Al centro delle richieste c'è la presa di posizione, anche mediatica, da parte delle istituzioni e lo stop alle convenzioni con le realtà accademiche d'Israele. nel frattempo, se dal direttore generale arrivano segnali d'apertura, dal rettore - l'unico che ha il potere di convocare gli organi accademici per discutere della questione - non abbiamo ricevuto risposta

«Libertà per Khaled». È il messaggio esposto sullo striscione durante la manifestazione che si è tenuta giovedì in piazza Università a Catania. Un sit-in di protesta contro l'arresto dello studente italo-palestinese e traduttore del Centro di documentazione palestinese di Roma Khaled El Qaisi, avvenuto il 31 agosto. Un arresto effettuato dalle autorità israeliane senza alcuna motivazione e dopo una lunga serie di interrogatori con il ritiro dei documenti. Khaled si trovava al valico di frontiera Allenby tra Cisgiordania e Giordania con la moglie Francesca Antinucci e il figlio di quattro anni.

I due avevano deciso di fare un viaggio per andare a ritrovare i parenti. Perché Khaled è uno studente e ricercatore all'Università La Sapienza di Roma. Non stava facendo nulla di male se non un viaggio con la sua famiglia. Che, però, si è trasformato ben presto in un incubo. E che, dopo una serrata attività di indagine, ha visto arrestare Khaled nel carcere di Petah Tikva, il centro di detenzione costruito con celle senza finestre appositamente per consentire gli interrogatori dei prigionieri palestinesi amministrati dall'esercito.

In seguito al suo arresto le autorità israeliane non hanno fatto accuse formali nei suoi confronti. Il 14 settembre si è tenuta un'udienza, che però non ha rivelato i motivi dell'arresto, poi rinviata a domani (1 ottobre). Da allora le organizzazioni non governative, tra le quali Amnesty International, si sono mobilitate e l'indignazione aumenta tra manifestazioni a livello nazionale e la costituzione di comitati per il rispetto dei diritti umani. Come il Comitato per la liberazione di Khaled El Qaisi, costituito pochi giorni fa. Così mentre la società civile si mobilita, tra queste anche Arci Catania, la reazione delle istituzioni è ancora debole.

Per questo gli studenti delle università italiane sono scesi in piazza per chiedere agli atenei di interrompere qualunque tipo di accordo con le università israeliane. E di prendere una posizione netta a favore della liberazione dello studioso italiano. Tra chi ha deciso di protestare a Catania c'è anche un gruppo di studenti che, sebbene abbiano un'estrazione di sinistra, non si riconoscono in realtà partitiche. «La manifestazione è di tutti gli studenti e studentesse che appena hanno ricevuto la notizia dell’arresto e conseguente detenzione totalmente ingiusta hanno deciso di mobilitarsi per far sì che l'Università prenda una posizione, anche mediatica, con un comunicato per la liberazione di Khaled», spiega uno studente in protesta.

«Dobbiamo sollecitare l'università a fare pressioni alle istituzioni internazionali - spiega Emanuele Ventura, tra gli organizzatori della manifestazione - per fare rispettare i diritti umani, oltre che per la scarcerazione di Khaled». L'unico modo per farlo, secondo gli attivisti, è «bloccare tutti gli accordi con le università israeliane», sostiene Ventura. Anche perché, sottolinea un altro studente, «Khaled è stato arrestato senza alcun capo d’accusa e lo Stato israeliano sta mettendo in atto una vera e propria politica dell'apartheid nei confronti del popolo palestinese». Per questo i legami con le università israeliane vanno interrotti «per evitare che si verifichi quanto accaduto a Giulio Regeni e a Patrick Zaki». Un modo, questo, per lanciare un segnale forte anche dalle realtà istituzionali.

Gli accordi in essere tra Unict e le realtà accademiche d'Israele

Tra gli accordi in essere c'è quello stipulato tra il dipartimento di ingegneria elettrica, elettronica e informatica e l'Università di Tel Aviv che si incardina sull'attività di ricerca in materia di mobilità, proposto dall'ex direttore Luigi Fortuna. E che si rinnova periodicamente in modo automatico. Negli anni, però, ne sono stati stipulati diversi tra i quali l’attivazione di un corso di studi su Storia e politica delle teorie e tecniche del fotogiornalismo umanistico e sociale da integrare nel curriculum di studi dell'Accademia Bezalel di Tel Aviv. E molti altri che rientrano nella partnership, avviata già a dicembre 2021, nell'ambito del progetto Erasmus KA171 dedicato alla Mobilità internazionale che coinvolge Paesi extra-Ue. «La liberazione del ricercatore deve avvenire il prima possibile - incalza Caruso -, perché non si deve prendere una decisione ridicola come quella assunta da La Sapienza, nella quale si è parlato di una controversia di tipo internazionale».

La posizione dell'Ateneo

Una manifestazione, quindi, che tenta di aprire un varco nella realtà accademica. L'intento della protesta era quello di ottenere un dialogo con il rettore Francesco Priolo, che però non ha potuto presenziare. Al suo posto, a mostrare un'apertura è stato il direttore generale Giovanni La Via. «Il direttore si è dimostrato disponibile al dialogo e ci ha promesso di porre la questione al centro della Conferenza dei rettori universitari italiani (Crui) - sostiene Caruso -, inoltre ci ha assicurato la disponibilità ad affrontare la questione alle prossime riunioni degli organi accademici per discutere dell'arresto di Khaled». Un nodo al fazzoletto che, per parola di La Via, è stato trasferito direttamente alle competenze di Priolo che ha il potere di convocare gli organi accademici e inserire il tema all'ordine del giorno. «Il rettore è sempre stato disponibile quando si tratta di diritti civili», sostiene La Via. Contattato da questo giornale, però, dal rettore non abbiamo ricevuto risposta.

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