Il Pezzo Etneo

La comunicazione istituzionale di chi comanda la Sicilia dopo l’estate caldissima
Ne ho vedute tante da raccontar, anche gli elefanti parlar. E scrivere di piedi
Gabriele patti,  26 Settembre 2023

«Buongiorno. Oggi parleremo dell'uso dei social da parte delle Istituzioni a proposito dell'Apocalisse in atto in Sicilia». C'è un bellissimo pezzo di Ottavio Cappellani pubblicato su MeridioNews. Erano i tempi del pilota tedesco e della donzella svampita. Della «comunicazione impazzita» delle istituzioni a cui fa riferimento il buon Cappellani ad agosto 2023. Dico buon non perché lo conosca di persona, ma perché a leggere i suoi pezzi traspare genuinità. E la genuinità in un paese di falsità e ipocrisia piace. Piace se la si sa utilizzare e se lo si fa consapevoli del ruolo ricoperto. «Di fronte a una comunicazione impazzita - scriveva Cappellani -, persino colui che dovrebbe essere il capo della comunicazione istituzionale ha clamorosamente toppato».

Nell'articolo pubblicato sulla rinomata testata regionale i riferimenti non sono chiarissimi, ma al momento non interessa. Così, prendendo le mosse da quanto scritto dal buon Cappellani, senza però disturbare pacchi e minchie, almeno per ora, partiamo proprio dalla comunicazione istituzionale, paraistituzionale e affine. Ovvero quella comunicazione propria di chi ricopre un ruolo all'interno delle istituzioni. Cioè coloro i quali siano stati eletti dai cittadini, quelli nominati da questi ultimi e chi invece si occupa della comunicazione di entrambi. Come gli addetti stampa. O alcuni di loro. Chi non appare e chi invece appare troppo.

«Ne ho vedute tante da raccontar, giammai gli elefanti volar», recita il testo di una canzone della colonna sonora di Dumbo, il film Disney magistralmente interpretato dall'elefantino e dal suo fido topolino addestratore. Io di elefanti volar, a parte l'unico e vero elefante volante, non ne ho visti mai. Ma ne ho visti tanti scrivere. Tra questi ci sono anche molti addetti o addette stampa (per rispettare le questione di genere). Mangiano un piatto di pasta, scattano una foto e si affrettano a comunicarlo a tutti. Vanno al mare, leggono un libro, scattano una foto in cui appaiono rigorosamente i piedi, talvolta non proprio da principessa, e si affrettano a pubblicare un altro post. Con quei piedi in bella mostra, per giunta. Come a dire: «Non solo guadagno cifre stellari, ma non vado nemmeno da un podologo. E me ne vanto».

E poi, per rimediare a tutte le castronerie pubblicate in precedenza, pubblicano foto di libri. Come a dire: «Perché io leggo». La versione rivisitata della pubblicità della L'Oreal. E anche stavolta non possono mancare i piedi. Ma a questo (come in foto) il mondo del web ci aveva già pensato. Il caso vuole che non sia nemmeno tanto lontano dalla realtà a cui mi riferisco. Anche perché sono sempre stato convinto che dai piedi e dalle mani di una persona si capiscano tante cose. Ci sono i piedi da orco, poco curati e con le dita storte. E ci sono i piedi da principessa. Quelli da hobbit e quelli da nano. Sulle mani, invece, De Crescenzo e Gaber ci hanno fatto due bei pezzi. Andate ad ascoltarli.

Ma ora passiamo alle cose serie. Il punto non è tanto la foto dei piedi, anche se bisogna sottolineare che ormai si fanno più soldi con foto e video dei piedi che vincendo una causa per diffamazione di cui l'art. 595 comma 3 del codice penale. Con buona pace dei feticisti. Il punto è quella linea di demarcazione tra farsi i fattacci propri sui social e il ruolo ricoperto nella vita reale. Una linea di demarcazione che credo alcuni non abbiano proprio chiara. Io, che al potere non ci sono mai stato né ci vorrò mai stare, non so cosa provi chi venga inebriato da quella sensazione. Né mi interessa.

So, da quello che vedo, che a guardarne gli effetti, non si prova una bella sensazione. Specie se si pensa che a rendersi protagonisti di questi atteggiamenti - poco eleganti, per nulla umili e assolutamente privi di forma estetica - sono gli addetti stampa di chi comanda la Sicilia. Di chi decide per chi quest'Isola la abita. Di chi dovrebbe comunicare l'impegno e la volontà di far riemergere questa Regione dal baratro in cui è precipitata. E invece molti propendono per un atteggiamento, a mio avviso incomprensibile, diverso: raccontare i fattacci propri e deliziarci su Facebook con quello che fa nel proprio tempo libero. Che a guardare certi profili di certi addetti stampa pare sia molto di più del tempo passato a lavorare. Nel frattempo si ammucca, è proprio il caso di dirlo, soldi pubblici. Quanti non lo diciamo, non sarebbe elegante. Ma si tratta pur sempre di cifre pachidermiche. Adatte ai ruoli e alle persone. Questo sì che è elegante.

Io - ma sono sicuro di sbagliare e chiedo scusa in anticipo se il mio intervento possa causare fastidi o malattie -, da addetto stampa e come fanno molti altri colleghi bravi, guadagnando soldi pubblici, sul mio profilo pubblicherei gli atti, gli interventi e le visite istituzionali dell'Istituzione dalla quale sono impiegato per fare ciò per cui sono stato assunto. Io. L'utilizzo reiterato della prima persona singolare è per non dimenticare il sindaco Enrico Trantino al quale sono molto affezionato, anche se adesso pare che utilizzi molto di più il "noi" nella sua comunicazione istituzionale. Ma Tremotino, stavolta, non c'entra niente.

Comunque io l'addetto stampa, per fortuna aggiungerei, non l'ho mai fatto. Quindi probabilmente sbaglierò. Quello di cui sono profondamente sicuro, invece, è che ai tempi dell'Apocalisse vedrò gli elefanti volare. Che è sicuramente meglio di vederli scrivere. E sì, ne sono proprio sicuro. Posso? (Cappellani docet). Quello che invece vorrei, così solo per immaginare un mondo diverso, è che la donzella svampita e il pilota tedesco (anche se lo avrei preferito olandese), reduci da un'estate caldissima, possano prima o poi disegnare minchie nei cieli insieme. In modo svampito sì, ma quantomeno elegante e molto sobrio. Come una risata sguaiata, ma che commuove. E così non fare proprio più niente. Gne gne gne, per concludere.

Torna in alto